“Tributo a Celentano con “ Memorie di Adriano”

Uno spettacolo che ha offerto un  remake delle canzoni  del Clan del molleggiato grazie a una band di alto livello capitanana da Beppe Servillo.  Il Clan, nato nei primi anni  60, è stato  una comunità musicale di taenti e di grance creatività, e  ha rappresentato una  delle  più   originali   etichette discografiche della storia  della musica italiana

di Elio Ippolito

Amedeo Minghi, Di canzone in canzone

Sei concerti unici e diversi : il cantautore si racconta  tra successi consolidati e brani meno conosciuti. Il pensiero al Beato Giovanni Paolo II°, riflessioni e ricordi, il successo dei  classici

di Elio Ippolito


“Vita mia,
non sappiamo più' afferrare,
maneggiare,
questo Amore che
svanisce e sguscia via…”


Con il suo look un po’esistenzialista, pantaloni /maglione /scarpe, tutto rigorosamente scuro, Minghi appare  in scena da solo col suo pianoforte, e  comincia a suonare le melodie che tanto successo gli hanno portato e tanto ancora gliene porteranno. La scenografia, in perfetta sintonia con lo stile del cantante, prevede  oltre al piano, un leggìo e  poche e sapienti luci che illuminano il palco dove  si rincorrono, rimbalzando tra loro, raffinate immagini in bianconero all’interno della cornice barocca  pendente dall’alto, a fianco della quale un morbido e lungo drappo scende fino a terra nella penombra sfumata. Siamo al teatro Ghione , Roma (21 novembre), all’ombra di San Pietro, come ha richiamato lo stesso cantante,  per il primo dei sei concerti  (uno al mese)  che Amedeo Minghi ha programmato  per il 2011-2012 per festeggiare i suoi 45 anni di carriera: ognuno con una scaletta diversa per dare emozioni diverse. Un compleanno importante per il cantante  festeggiato già alcuni mesi fa con l’uscita dell’ultimo DVD “Un uomo venuto da lontano” e il CD contenente il concerto dedicato a S.S. il Beato Giovanni Paolo II°.

Un lungo viaggio musicale

Già dal  primo brano, è apparsa chiara  la voglia del cantante di voler  raccontare il proprio cammino musicale ma anche  di far proseguire il suo viaggio per altre strade, scoprendo nuove storie, nuove sonorità e timbri vocali differenti da quelli ben conosciuti dai quali, comunque, non è facile separarsi. Tra gli obiettivi dello spettacolo, quello di  riproporre anche brani del passato che non ebbero successo.  “È facile parlare dei brani che a lungo sono stati nelle hit parade, io voglio riproporre in teatro anche  i pezzi meno fortunati - ha affermato il cantante in una recente intervista. 
Per meglio illustrare le ambientazioni e le poesie in musica, lo spettacolo, regia di
Daniele Salvo, si è avvalso della presenza di una ballerina classico/moderna
piroettante a piedi scalzi e di una giovane attrice che ha duettato in prosa con Minghi. Il cantante  ha eseguito i suoi brani a volte seduto al pianoforte e spesso in piedi col microfono in mano e con l’ausilio delle basi: le canzoni si sono dipanate lentamente, gustate dal pubblico e con il pubblico. In gran parte  persone
che lo seguono fin dal 1966, anno nel quale prese il via il cammino dell’artista che
ama spesso ricordare che la soddisfazione più grande, ricevuta nel corso della sua
carriera, è stata proprio l’incontro con il Beato Giovanni Paolo II° . Con la sala al buio partono le prime note del brano conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, Minghi al piano canta quasi sommessamente e, mentre nella grande cornice dorata e barocca si inseguono immagini della vita del Pontefice, la melodia prende forma ed avvolge con grande emozione tutta la sala fino al termine dell’esibizione.
Minghi continua a raccontarsi, narra di come nascono le sue canzoni, parla degli
inizi, quando ai discografici non piacevano tutte quelle note, tutte quelle parole..e poi  … queii non erano commerciali.


“Ricordati di te”, incalza la fata

E lui che doveva fare? Che deve fare uno che ama la musica se non riproporsi e
sfondare con una canzone fatta da due soli accordi? E’ così che riprende  la seconda parte del concerto con “Immenso” ove Minghi si immerge nei suoi “classici”. L’artista, ormai più a suo agio, (“ è la prima eh!” - dichiara al pubblico quasi a scusarsi per le piccole imperfezioni ai microfoni e alle basi non sempre ben calibrate coi microfoni stessi), inizia a raccontare l’incontro /sogno dell’artista con una fata che gli  suggerisce di non impegnarsi nel fare cose solo per moda. Per fare canzoni non è necessario raccontare le tristezze della quotidianità, non bisogna per forza apparire cinici, essere ipocriti e andare sul sicuro….”Ricordati di te”, incalza la fata, e infatti Minghi va per la sua strada percorrendo storie intime e sentimenti contrastanti. Si susseguono altre storie d’amore “ nel viaggio del nostro comune passato”, come “Serenella”  (palco totalmente illuminato con pubblico quasi in piedi), e “Vita mia”: l’artista  canta  i suoi brani quasi in punta di piedi e con grande rispetto verso chi tanto lo ammira. Il pubblico di Minghi si dimostra coerente, alla “prima” sono intervenute persone fatte “alla Minghi”, stessa età del cantante, stessa sobrietà, stessa signorilità. All’applauso finale Minghi si porge e si ritrae quasi con una sorta di pudore…. ma il suo viaggio nel firmamento musicale potrà continuare all’infinito.

Il filo rosso del Nomad Dance Fest: un viaggio in Rajahastan e una crociera nel Mediterraneo

Sempre in movimento la  carovana del Nomad  Dance Fest:  tra febbraio e marzo un tour  alla scoperta del Rajahastan, India, il punto di partenza della Gipsy Route, e a maggio la  Nomad Dance Fest Cruise sul Mediterraneo, musica, danza e  divertimento



di Ester Ippolito

Danza popolare: si rafforza la compagnia di ballo Le Tarantole …

...e continua, con la Scuola di Tarantelle di Sandro Pasquali, il  viaggio a passo di danza in tutto il centro sud: dalla pizzica alla  tamurriata, dalla tarantella al saltarello laziale e abruzzese…
La Scuola propone danza e laboratorio musicale

di Ilaria Mandoli

Umberto Crespi trasmette agli italiani la sua passione per le danze celtiche con la scuola Gens d’Ys

Sono passati diversi anni da quando Umberto Crespi ha deciso di trasmettere agli italiani la sua passione per le danze celtiche aprendo la scuola Gens d’Ys. Oggi la scuola,  punto di riferimento fondamentale per chi vuole imparare le danze tradizionali irlandesi e bretoni, conta 500 iscritti ai corsi in 9 sedi , oltre a un numero crescente di  partecipanti a singole iniziative in giro per l’Italia: stage, eventi, spettacoli, e ora anche viaggi. Allo studio ci sono ‘camp’ estivi in Irlanda per abbinare danza, studio dell’inglese e vacanza.

di Livia Rocco

Il legame tra Umberto Crespi e ‘l’isola di smeraldo’ è di quelli che lasciano il segno. “Tutto è cominciato al ritorno da un viaggio in Irlanda, dove ho lasciato il cuore - racconta il fondatore della scuola Gens D’Ys -. Le danze tradizionali mi sono piaciute moltissimo e ho imparato i passi guardando  le cassette che avevo registrato. Poi, nell’89, ho creato il Gruppo Gens d’Ys, che ballava al seguito di una formazione folk, in modo amatoriale. Nel 1993 ho deciso di trasmettere agli altri la mia passione e di diffondere le danze irlandesi aprendo la scuola”. La presenza tra gli insegnanti della ex campionessa mondiale Sinead Venables  ha fatto fare un  salto di qualità a Gens D’Ys. A proposito, anche questo nome è molto suggestivo: significa ‘popolo di Ys’, città mitologica della Bretagna che la leggenda vuole sommersa dalle acque dell’oceano, un po’ come Atlantide.

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