Il ritmo della tammorra, la danza come devozione e rito, il legame con la propria terra, il rispetto della tradizione, la passione, il senso teatrale e dello spettacolo. Alcune parole per tratteggiare il profilo di Maria Piscopo, artista poliedrica campana, drammaterapeuta , musicista e danzatrice, che ha intrecciato una formazione di base di origine familiare con i suoi studi successivi e attività di ricerca, acquistando consapevolezza e maturità senza mai perdere di vista l’obiettivo di rivalutare le danze tradizionali nel loro originario contesto.
Forza , emozione e musicalità le sue vibrazioni principali al servizio dell’universo popolare. Storie di comunità, di relazioni e di emozioni, un mondo che la pandemia ha fatto vacillare. Ma dopo molte domande e dubbi, per non fermarsi, Maria Piscopo si è affidata alla tecnologia ,organizzando una serie di Seminari virtuali dedicati all'approfondimento teorico sulla coreologia delle danze tradizionali, che riprenderanno a marzo prossimo in una nuova edizione. In attesa di ritrovarci tutti insieme.
Intanto Maria si racconta : dal suo approccio alla musica popolare nell’infanzia agli studi coreutici, dai suoi studi universitari alla suo approccio all’insegnamento di danza e musica tradizionale, dai suoi incontri personali e professionali all’esperienza teatrale fino a nuovi orizzonti.
B&V- La tua danza, il tuo repertorio canoro, l’arte della tammorra...nasce tutto da un ambiente familiare legato alla tradizione campana. Ci puoi raccontare i tuoi inizi, le tue fonti e il desiderio di voler gestire un patrimonio culturale così importante ?
Maria Piscopo- Sì, è proprio così: sin da bambina mi sono trovata immersa in un bagno di cultura che è stato inevitabile introiettare. La mia famiglia infatti da quarantacinque anni porta avanti l'esperienza di "Pratola Folk", un crogiuolo dove la musica tradizionale, l'innovazione e l'impegno politico sono gli ingredienti c ostanti. Poi, crescendo, dopo un lungo percorso di danza accademica ( sono diplomatain danza classica e contemporanea), intorno ai diciotto anni ho iniziato ad interessarmi di questa cultura in un modo differente, più consapevole e più orientato alla ricerca, alla salvaguardia e al rilancio di essa. La mia ricerca autonoma dura da quasi vent'anni credo che adesso stia giungendo alla fase più matura e più consapevole delle responsabilità in ballo.
B&V- Come hanno interagito i tuoi studi con il tuo background culturale familiare ?
Maria Piscopo- Come accennavo, ho una formazione composita: la danza classica sicuramente ha lasciato dentro di me un segno indelebile rispetto alla biomeccanica del corpo; poi l'Università, la laurea in Saperi e Tecniche del linguaggio teatrale e la specializzazione al Teatro Ateneo della Sapienza di Roma in Drammaterapia, hanno dato un senso alla mia ricerca personale, soprattutto per ciò che concerne gli interrogativi ( che hanno attraversato tutta la ricerca teatrale novecentesca) sul rapporto fra gli aspetti performativi e i rituali comunitari. In seguito ho approfondito le basi della ricerca sul campo, conseguendo una terza laurea in Storia delle Tradizioni Popolari, studi Demoetnoantropologici, sempre pressol'Università La Sapienza di Roma. Questo percorso, anzichè sminuire il portato della formazione sul campo e il respiro della cultura familiare, ha legittimato sempre più, al contrario, l'idea che mi attraversa della necessità storica di valorizzare e rilanciare in modo ancora più deciso le culture tradizionali.
B&V- Danza e territorio, un legame importante e sacro. Rito e devozione che ruotano intorno alla Tammurriata. Ci conduci in parole questo mondo ?
Maria Piscopo- Su questo ci sarebbe da dissertare e non poco! Fermiamoci all'oggi: senza alcuna soluzione di continuità, in un continuo svolgersi da circa venticinque secoli, si manifesta a noi, oggi, in Campania un'attualizzazione autentica e coerente con la contemporaneità di dinamiche arcaiche, di rituali comunitari, che più forti di culture e civiltà, le hanno attraversate riadattandosi e conservandosi. Il rituale delle tammurriate, che affonda le sue radici nel culto delle Grandi Madri del Mediterraneo, attraversa oggi una seconda fase speculativa e di metariflessione su se stessa, dopo la fase di esordio degli studi antropologici ed etnomusicologici del 1900. E si aprono adesso delle prospettive di ricerca ed interpretazione del fenomeno ancora molto acerbe ma pregnanti di accattivanti promesse.
B&V- Spesso , a proposito del tuo metodo insegnamento, parli di approccio antropologico e di fasi di imitazione e interiorizzazione . Ci spieghi di più?
Maria Piscopo- Volentieri, anzi di ti dirò che degli aspetti antropologici e coreologici parlo con molta passione perchè li ritengo imprescindibili in un approccio coerente al mondo alle danze tradizionali. Il processo che cerco di favorire all'interno dei miei laboratori è di tipo maieutico, non è di tipo imitativo, nemmeno di tipo riproduttivo, ma cerco cioè di stimolare nel rispetto della libertà individuale la scoperta nell'immaginario di ciascun corsista della propria soggettiva interpretazione del singolo gesto lì dove esso è il riflesso di un archetipo culturale. Sono convinta che nelle danze tradizionali, nella loro trasmissione e nei riti che le tramandano , sia nevralgico il rapporto fra la funzione archetipica e il rispecchiamento individuale. Mi muovo quindi favorendo nella danza la moltiplicazione di forme gestuali originarie che per le loro caratteristiche di autenticità e unità corpo\mente favoriscano nell'occhio dell'osservatore o dell'astante una funzione di riconoscimento attraverso l'attivazione dei neuroni a specchio. Inoltre , sottolineo, solo musica dal vivo... l'unico suono che trascinerà nella danza gli allievi sarà quello incessante della tammorra .
B&V- Danza e pandemia, immobilità, distacco dalle persone. Come hai affrontato , e stai affrontando questo momento? L’esperienza dei Seminari a distanza.
Maria Piscopo- Il periodo che viviamo ha delle caratteristiche di straordinarietà e di unicità ineluttabili e l'unico elemento che ci preserva dallo sgomento è la consapevolezza che lo stiamo affrontando tutti insieme e che riguarda tutto il genere umano. Ciascuno nel voler continuare la propria attività ha dovuto trovare nuove forme e in questo la tecnologia sta dando un aiuto fondamentale. Personalmente la domanda che mi ha guidato è stata : " Qual è la forma di comunicazione che garantisce maggiori vantaggi e determina minori aspetti contrari?". In altre parole mi sono chiesta come conservare un legame emotivo e relazionale autentico con chi partecipa ai miei laboratori e come limitare al minimo l'inautenticità che deriva dalla non presenza e dal mancato abbraccio. Ho scelto, dunque, di dedicare questi mesi all'approfondimento teorico sulla coreologia delle danze Tradizionali ( La ritualità delle Tammurriate:per una narrazione coreologica della devozione ndr) , elaborando la proposta di seminari periodici che , sperimentalmente, funzionino come aule di confronto. La risposta che ho avuto negli ultimi cinque mesi è stata strordinaria e inaspettata: oltre a una fitta rilevanza partecipativa ( più di ottanta persone connesse da tutti i continenti) , quello che mi ha maggioramente colpito e confermato nella strada intrapresa è stato l'enorme coinvolgimento emotivo di tutti i partecipanti, il contributo di ciascuno sempre di livello speculativo elevatissimo e il bisogno sottostante di luoghi virtuali con queste caratteristiche. Tutti sappiamo che superata l'emergenza torneremo a luoghi di incontro più convenzionali dove ristabiliremo il leggittimo diritto dei corpi di incontrarsi, ma questo lungo periodo ci sta insegnando strade nuove e inaspettate che indubbiamente resteranno a far parte delle nostra modalità comunicative.
B&V- Insegnamento e spettacolo: le emozioni sono le stesse?
Maria Piscopo- Il momento performativo, lo spettacolo, è sicuramente un momento di grandissima emozione e di grande gratificazione, aspetti per altro che da mesi abbiamo dovuto mettere da parte; ma non c'è dubbio che l'attività laboratoriale di insegnamento e di trasmissione per le caratteristiche sue proprie improntate all'enfasi della relazione è quella che maggioramente richiama il passaggio comunicativo proprio dei rituali tradizionali. Si tratta dunque di attività che innescano un'emotività più aperta e diffusa, un'emotività che non è individuale ma è vissuta coralmente.
B&V- L’incontro con l’artista Francesco Salvadore e la sua musica. Quali nuovi progetti sono nati o nasceranno?
Maria Piscopo- L'incontro con Francesco è stato prima di tutto un incontro d'amore e poi professionale. La sua esperienza, la sua musica, le sue competenze hanno cambiato radicalmente la mia vita professionale. Detto tra noi , da quando conosco e vivo Francesco, anche la mia voce è cambiata, maturata, è rinata. Devo tantissimo a Salvadore! Inizialmente abbiamo cercato di non far entrate la nostra professione nel nostro rapporto, ma alla fine non ce l'abbiamo fatta! E così è nato "Vulcana", il nostro spettacolo, che è un recital di canti, cunti, incontri e suggestioni tra le nostre due Terre benedette dai Vulcani, Campania e Sicilia. Insieme condividiamo anche l'esperienza e la gestione del teatro Nuovo di Pisa e del nuovo progetto musicale con Vittoria Agliozzo e Mico Corapi: "La Freccia del Sud". Ora siamo in fase di preparazione di uno nuovo spettacolo in duo: si tratterà di un lavoro sugli interrogativi per noi fondamentali delle culture tradizionali del Sud, ma per il momento resta una sorpresa!
B&V- L’avventura del Teatro Nuovo di Pisa. Qual è la mission?
Maria Piscopo- Come tutti sanno i teatri sono chiusi e continueranno ad esserlo fino a nuove disposiziani normative. E' stato un periodo difficilissimo ma , ho detto prima, le nuove tecnologie ci hanno offerto una sponda e così è nata l'idea di far vivere in questi mesi il teatro in streaming. Non c'è dubbio che il teatro è l’ arte performativa dal vivo per eccellenza ma questo tentativo di soccorrerlo con una realtà aumentata ha dato vita ad un embrione di IperTeatro che probabilmente resterà nella pratica collettiva anche quando avremo superato questa emergenza. Nell'immediato futuro gli obiettivi restano quelli di sempre: riportare la gente al teatro, riportare il Teatro fra la gente!
B&V- Un sogno nel cassetto?
Maria Piscopo- Il sogno che coltivo in questo momento è di poter concretizzare al più presto in presenza una serie di incontri con tutte le persone che mi seguono da anni e con tutti i partecipanti dei miei seminari virtuali. Ho in mente un grande progetto di formazione, in cui saranno protagonisti tanti insegnanti e danzatori miei colleghi, e in cui la danza e culture tradizionali possano avere una rivalutazione collettiva basata sulla ricerca e sullo studio da un punto di vista pratico ma soprattutto teorico. Per ora è un sogno, ma mi sono già messa all'opera per la sua realizzazione.
Ester Ippolito
Maria Piscopo è su Facebook. Informazioni per i Seminari 347 0915 345
Maria Piscopo- Laureata in Saperi e Tecniche del Linguaggio Teatrale e in Storia delle Tradizioni Popolari, con tesi specialistica sulle varie forme di tammurriata campana, e specializzata in Teatro nel Sociale e Drammaterapia presso l'Università La Sapienza di Roma. Danzatrice e insegnante di danze tradizionali del Centro Sud-Italia; specializzata nello studio e nell'approfondimento di balli tradizionali campani. Tiene corsi in tutta Italia e all'estero. Ha fatto parte, per tanti anni, del gruppo di musica tradizionale 'A PARANZA R'O LIONE di Scafati. Da alcuni anni ha fondato e dirige PROGETTO SANACORE, formazione musicale legata alla musica campana.
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