Le grandi mostre- “L’armonia è nel colore”. A Roma, a Palazzo Cipolla fino al 26 febbraio 2023, il pittore della gioia Raul Dufy

 

Una retrospettiva, quella dedicata a Raul Dufy, che è un tripudio di colori, un inno alla gioia, una serena rappresentazione di tutto ciò che esiste e che vive cogliendone l’aspetto più edulcorato ma senza dimenticare la maestria nel maneggiare colori e linee. Perché come sosteneva proprio lui “la difficoltà della vera diplomazia non è nel​ maneggiare i colori e le linee ma nell’armonizzare tutto quanto”. Un po' come nella vita.

È l’autore di uno dei dipinti più grandi al mondo ( “La Fée Electricité”), è riconoscibile per i colori sgargianti, per l’uso sapiente della luce e per la capacità di catturare le atmosfere trasferendone tutta la vivacità su tela.  Le opere di Raoul Dufy , noto come il pittore della gioia e della luce, le cui 160 opere sono esposte dallo scorso 14 ottobre (e vi rimarranno fino al 26 febbraio 2023) , sono  per la prima volta in Italia a Palazzo Cipolla a Roma, grazie alla Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale in collaborazione con Poema ,con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia , e su un’idea del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris.

Tredici le sezioni tematiche in cui si dipana questo percorso artistico del pittore francese, fin troppo sottovalutato, alla costante ricerca di stimoli e sperimentazioni che ha unito solennità e leggerezza, brio e vivacità, riflessione e svago. Nato nel 1873 a Le Havre da una famiglia di musicisti, si avvicinò alla corrente impressionista di Monet e Pissarro ma scoprendo la tendenza fauvista di Matisse ne fu talmente affascinato da seguire questo genere simbolo di modernità. La sua attività artistica non conobbe interruzioni, dai primissimi anni del Novecento, tanto che diversificò a tutto campo la sua produzione nelle arti figurative, dalla xilografia alla pittura, dalla grafica alle ceramiche e ai tessuti fino alle scenografie. Il suo segno di riconoscimento la “violenza cromatica” che trasmette e emozioni e stati d’animo il cui intento è inequivocabilmente quello di “arrecare piacere” come riportato dalla scrittrice americana Gertrude Stein.

La prima produzione di Dufy come il gruppo di opere “Le regate” “La terrazza sulla spiaggia”e “La jetee-promenade a Nizza”, successivamente, rievocano inevitabili richiami a Cezanne e alla pittura post-impressionista di Van Gogh e Gauguin: ampie pennellate, scene corali, paesaggi e corpi nudi sulla spiaggia come nel caso della monumentale “La Grande bagnante” (1914) , del periodo legato a Cezanne appunto, che richiamano alla composizione libera ma con la gestione del colore e che sono un​ tributo all’infanzia trascorsa a Le Havre sulla spiaggia di Sainte- Adresse . Questo è il periodo che lo legherà a Georges Braque dal quale si discosterà, in seguito, per l’austerità formale. Sono anche gli anni in cui si interessa alla dimensione mitologica e allegorica che culminerà nel repertorio del suo viaggio in Italia nella seconda metà degli anni Venti.

“L’idea di allestire la mostra qui in Italia mi ha molto entusiasmata e portata a interrogarmi sulla motivazione che ha condotto Dufy nel Sud Italia rimanendone così estasiato e tributandogli diverse opere". Queste le parole di Sophie Krebs ,curatrice della mostra e Conservatrice generale del patrimonio del Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi. “Ebbene dopo un brevissimo soggiorno romano, Raoul Dufy, tra il 1922 e il 1923, si trasferisce in Sicilia dove rimarrà suggestionato dall’autenticità di questa terra e dal suo rapporto con l’Antichità.” Rapporto che trasferirà su tela in una sorta di commistione tra modernità e classicismo scoprendo il rapporto “colore-luce” che marcherà indelebilmente la sua esperienza mediterranea.

Sono circa 15 le opere esposte nella sezione dedicata: “Taormina”, “Alcantara”, “Caltagirone”e “Catania” sono soltanto alcuni dei dipinti dedicati alla natura virgiliana e alla storia dei popoli colonizzatori. Oltre ai paesaggi marini e al tema agreste, alla visione gioiosa della rappresentazione dei fiori sui balconi e in generale dell’ambiente bucolico , Dufy viene reso celebre anche per le scene raffiguranti corse e cavalli che tanto rievocano Edgar Degas. Altrettanto ricorrente è il tributo alla musica (e quindi alla sua famiglia) con un gioioso arlecchino e la rappresentazione di diverse orchestre, quintetti e balletti. Originale e minuziosa la produzione tessile sul tema floreale che risale al ventennio 1910-1930 durante la collaborazione con gli atelier dello stilista Paul Poiret e con il setificio Atuyer-Bianchini-Fèrier: arazzi, stole, ritagli di tessuto con arabeschi, ellissi e fioriture che assumono nuove dimensioni in cui il colore predomina distribuito in chiazze, campiture e linee.​

​Il climax della produzione è raggiunto nell’opera più rappresentativa risalente al 1937 e commissionatagli 11 mesi prima per l’“Esposizione internazionale delle arti e delle tecniche nella vita moderna” tenutasi a Parigi: “ La Fée Electricité”, duecentocinquanta pannelli di compensato dipinti e avviati su un telaio metallico rappresentanti l’omaggio storico, poetico e pittorico all’invenzione dell’elettricità in una vera e propria sequenza narrativa sul progresso dell’umanità e che è riconosciuto come il più grande dipinto al mondo.

Sono onorato di essere il promotore della prima esposizione in Italia di questo pittore post-impressionista così poco conosciuto- ha sottolineato il prof. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro. Introducendo la conferenza stampa il prof. Emanuele ha sottolineato:  “L’importanza dell’arte e della sua atemporalità in quanto un susseguirsi ininterrotto del sentimento dell’uomo: dai graffiti e dalle pitture parietali alla contemporaneità, l’arte non conosce divisioni e categorie ma è il minimo comune denominatore per la convivenza tra persone di etnia, cultura e ideologie diverse.”Sotto l’apparente semplicità delle forme di Dufy- ancora  il presidente di Terzo Pilastro- vi è l’elaborazione minuziosa e un’attenzione e una sensibilità fuori dal comune e soprattutto la sua teoria che il colore servisse ai pittori.”Si può dire che nell’estetica dell’artista francese la forma venisse prima del contenuto e per questa caratteristica è stato forse relegato a un ruolo di secondo piano”.La particolarità di Dufy,- ha aggiunto il Prof.Emanuele-, è stata quella di dissociare gradualmente il colore dal disegno semplificando il più possibile ma la sua ricerca del colore stesso ne ha fatto il segno distintivo: ne è un esempio il celebre viaggio nell’Italia mediterranea, in Sicilia, dove peraltro sono le mie radici, nei paesaggi, nelle corse degli ippodromi, nelle baie a anche nei progetti tessili e nelle grandi decorazioni scenografiche”.

Una retrospettiva, quella dedicata a Raul Dufy, che è un tripudio di colori, un inno alla gioia, una serena rappresentazione di tutto ciò che esiste e che vive cogliendone l’aspetto più edulcorato ma senza dimenticare la maestria nel maneggiare colori e linee. Perché come sosteneva proprio lui “la difficoltà della vera diplomazia non è nel​ maneggiare i colori e le linee ma nell’armonizzare tutto quanto”. Un po' come nella vita.

Mary Fasano 

 

La mostra di Raul Dufy a Palazzo Cipolla in via del Corso, 320 è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 20:00, incluse le festività straordinarie.

Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura. Info: 06-9837051Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 


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