Dei 197 miliardi a disposizione nel Recovery Plan per l’Italia solo 3 saranno dedicati al turismo da dividere con la cultura. Questo è quanto riporta la bozza del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, testo sul quale non c’è ancora il via libera del Cdm. Le associazioni del turismo non ci stanno. Il settore turismo dimenticato ancora un volta, misconosciuto , trascurato, e preso in giro...Federalberghi: “Il Piano venga integrato con urgenza”.
“Ci sentiamo offesi, mortificati e arrabbiati per l’ennesima beffa ai danni dell’industria del turismo italiana ancora una volta relegata a Cenerentola dell’economia del Paese, nonostante i 232 miliardi di euro di contributo al PIL pari al 13%- si legge in una nota di Federturismo Confindustria, presa visione della bozza del PNR. “E’ sinceramente scandaloso come non si percepisca il valore aggiunto che questo settore potrebbe dare alla ripartenza del lavoro, dei territori e della stessa produzione industriale.L’industria del turismo è un attivatore straordinario di decine di filiere manifatturiere in ogni segmento dell’economia ma questo fatto, scontato in tanti altri Paesi, sembra impossibile da far capire agli amministratori di turno italiani. Che a questo punto la si smetta di prenderci in giro e si dica chiaramente ai 60 milioni di visitatori annui che l’industria del turismo non è una priorità per l’Italia” .
“Ma l’Italia crede nel turismo? - si chiede sconcertata Confindustria Alberghi nel suo comunicato.“Siamo sconcertati dalle bozze che stanno girando in queste ore - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Vice Presidente Confindustria Alberghi - secondo cui il #NEXT GENERATION ITALIA prevederebbe per il turismo 3.1 miliardi, da dividere con la cultura (!), sui 196 complessivi disponibili. Il solo settore alberghiero nel 2020 ha già perso oltre 16 miliardi, l’80% del fatturato. E’ evidente che si tratta di risorse del tutto insufficienti e ben lontane dalle esigenze di uno dei settori di punta dell’economia italiana.In un piano per la ripartenza del Paese ci saremmo aspettati risorse adeguate per il settore che come è ormai chiaro è stato il più colpito dalla crisi la cui stessa sopravvivenza è messa fortemente a rischio. Le aziende che riusciranno a sopravvivere a questa crisi si troveranno nei prossimi anni a “combattere con le armi spuntate” su un mercato globale sempre più competitivo. Un settore che in questi anni ha dato un contributo importante al Pil ed alla occupazione del Paese, cosi come all’occupazione ed alla economia dei territori. Se non si interviene ora per salvaguardare il settore, si rischia di perdere la possibilità recuperare i livelli pre-crisi e di tornare crescere nei prossimi anni. Se non ci sarà un piano forte, strutturato e di medio lungo periodo per accompagnare le aziende e riqualificare il prodotto, l’Italia sarà destinata a soccombere nel confronto con altri paesi che stanno sostenendo con risorse importanti le loro aziende. A questo punto dobbiamo chiederci se l’Italia crede nel turismo – continua Maria Carmela Colaiacovo – “L’Italia è di gran lunga il Paese più importante al mondo per il turismo, ma a quanto sembra la realtà ed il potenziale economico di questo settore, il patrimonio di capacità e competenze delle imprese e dei lavoratori, non sono considerate strategiche per il Paese!”
“L’unica cosa che condividiamo del documento esaminato ieri (8 dicembre ndr)in Consiglio dei ministri è la parola bozza”. È lapidario il commento del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dell’ultima release del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Bocca sottolinea che “al Turismo, settore più colpito della pandemia, che vale più del 13% del PIL e a parole viene definito strategico per lo sviluppo del Paese, viene dedicata scarsa attenzione, con una dotazione finanziaria esigua (3,1 miliardi di euro per cultura e turismo, pari all’1,6% dei 196 miliardi previsti dal piano), per di più orientata quasi unicamente ai grandi attrattori turistico culturali.”
Il presidente degli albergatori italiani chiede che “il Piano venga integrato con urgenza, prevedendo una linea di intervento volta a sostenere la riqualificazione dell’intero sistema d’offerta turistica. Se il Governo non ha idee, chiami le imprese al tavolo e le proposte non mancheranno . Invitiamo il Governo a non essere timido, conclude Bocca: scriva esplicitamente nel piano che le risorse destinate all’efficientamento dell’edilizia privata sono destinate anche alla riqualificazione degli immobili produttivi.”