Dalla ricerca “Potere Rosa” , commissionata da Fiavet a Roberto Gentile e patrocinata dall’Ente Nazionale Bilaterale per il Turismo,e presentata nel corso del TTG Travel Experience 2020, un quadro realistico del peso femminile nel settore turistico e la messa a fuoco di un forte gap gender che potrebbe peggiorare in fase di emergenza. Il commento e la personale esperienza della presidente Fiavet Ivana Jelinic. "Questa ricerca è il primo dei passi che Fiavet farà sotto la mia presidenza per cambiare la cultura della negazione di un trattamento diseguale delle donne nella professionalità turistica”.
Nella ricerca Potere Rosa si evidenzia che le donne sono più studiose, fanno di tutto per essere vincenti nel lavoro, ma difficilmente diventano presidente, direttore, amministratore delegato. Un fenomeno noto come “segregazione verticale” ovvero l’impossibilità per le donne di occupare posizioni apicali. Le carriere femminili si trovano di fronte un “soffitto di cristallo” che impedisce loro di crescere a livello professionale. Tutto parte dai dati del “Global Gender Gap Report 2020” del World Economic Forum che colloca l’Italia al 76esimo posto nel mondo , su 149 Paesi censiti, per disparità di genere: siamo il terz’ultimo Paese europeo per occupazione femminile , dietro solo Macedonia e Turchia. Secondo l’ultima stima dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo redatto da Federalberghi-Confcommercio, nel 2020 le donne rappresentano il 52,6% degli occupati, ovvero 684.206 ( a fine agosto). Nell’intermediazione turistica la percentuale di lavoro femminile tocca il 72,5% ( 23.554 donne) ripartite tra 5852 imprese .
Secondo la presidente di Fiavet, Ivana Jelinic il gender gap è diminuito, ma nella fase attuale vive il suo momento più difficile, perché non è più evidente. “Questa cultura della disuguaglianza temo non cambierà con l’avvicendarsi generazionale se non si interviene a livello economico, normativo e soprattutto culturale ” – afferma la presidente. L’intervento economico è dunque vitale. Con la pandemia, infatti, le donne sono quelle più a rischio , e già stanno sorgendo i primi movimenti propositivi su questo tema, come “Half of it” partito da Alexandra Geese, parlamentare europea che propone di allocare metà delle risorse previste dal Recovery Fund in investimenti per riforme strutturali nell’ambito delle politiche educative e di genere , altrimenti i beneficiari saranno come sempre settori a prevalenza maschile (costruzioni, trasporti, digitale) mentre il turismo, dove sono occupate prevalentemente donne, rimarrà al palo.
“Potere Rosa”, che analizza questa situazione, dimostra che i mestieri in cui le donne sono predilette continuano ad essere quelli che riguardano la cura della persona, in cui l’attività prevalente è accudire ed organizzare . Quindi: hostess, ma non pilota; agente di viaggio, ma non amministratore delegato di un gruppo turistico. “Noi donne - aggiunge Ivana Jelinic - possiamo fare le banconiste, le agenti di viaggio, mentre ai vertici dell’industria turistica arriviamo quasi sempre per eredità, per matrimonio, o con molte difficoltà”.
In questo quadro si fa strada, pure nel turismo, il movimento #Boycottmanels che agisce principalmente sui panel in cui ci sono solo uomini come relatori. Nella ricerca c’è una foto in cui si schiera il gotha dell’industria turistica e non c’è nemmeno una donna. “Boicottare gli eventi in cui non ci sia almeno un 50% di donne tra i relatori è una battaglia giusta, ma al momento irrealizzabile – afferma la presidente Fiavet– tuttavia ci aiuta a capire, che la realtà è quella di una disuguaglianza cui bisogna porre fine”.
L'indagine di Potere Rosa scende nel particolare contesto del 2020, soffermandosi sulla beffa dello smart working , in cui qualcuno legge un’opportunità. “Questa storia del multitasking e della nostra capacità di adattarci, fa sì che la situazione della donna peggiori sempre più – spiega la presidente - lavoriamo il triplo, per salvare tutto, e se non sia mai nostro figlio a scuola starnutisce, dobbiamo restare ferme a casa, abbassando le serrande dell’agenzia di viaggi, perdendo la continuità d’impresa, alla base della fidelizzazione della domanda, già vacillante senza il prodotto ”.
Nelle conclusioni della ricerca la presidente di Fiavet racconta anche la sua personale esperienza e gli ostacoli incontrati, un confronto in aperta disuguaglianza. “Spesso mi sono sentita trattare come una fanciullina da educare a prendere decisioni troppo grandi per lei, oppure mi sono trovata di fronte a conflitti molto poco professionali, ho subito e subisco ogni giorno commenti estetici, primo fra tutti quello che vede la competenza professionale direttamente proporzionale al colore dei capelli: in questo Paese più sei bionda meno sei in grado di capire normative, tributi, investimenti”. “