Trasmissione culturale, integrazione, socializzazione e divertimento: questo rappresentano "Le Danze di Piazza Vittorio", Roma, non una scuola in senso classico, ma qualcosa di più e di diverso. Il gruppo, sempre più numeroso, ha preso vita dall’idea di amici legati dall’amore per le danze popolari del nostro sud e di tutto il mondo nell’intento di scoprire suoni e balli di popoli lontani. E per fare questo si sono "appropriati" dello spazio dell’Esquilino, la piazza più multiculturale della capitale. E dalla spontaneità sono nati anche i laboratori di musica e danza
Le "Danze di Piazza Vittorio", Roma, non sono una scuola in senso classico, ma qualcosa di più e di diverso, un fenomeno spontaneo che trasmette cultura , integrazione e socializzazione, e sta vivendo la sua quarta stagione. Il gruppo, sempre più numeroso, ha preso vita dall’idea di amici legati dall’amore per le danze popolari del nostro sud e di tutto il mondo nell’intento di scoprire suoni e balli di popoli lontani . E per fare questo si sono " appropriati" dello spazio dell’Esquilino.
“Ballare e suonare è un gran modo per fare qualcosa di divertente e profondo al tempo stesso. Per questo, nel 2011, con altri amici appassionati di danze e suoni popolari, abbiamo inventato " Le Danze di Piazza Vittorio", nate per il piacere di suonare nella piazza più multiculturale di questo paese – racconta Filippo D’Ascola, il punto di riferimento del gruppo -." Questo è il quarto anno di vita. A Roma in generale, e a Piazza Vittorio in particolare, abbiamo la grande fortuna di incontrare un gran numero di suonatori di passaggio o stanziali provenienti da vari paesi e portatori delle varie tradizioni. Concerti e serate, infatti, non dovevano essere l'unico modo di vivere queste cose. C'erano le serate passate a casa , dopo il lavoro, a bere vino e a chiacchierare, e proprio partendo dallo spirito che dava vita a questi momenti abbiamo pensato di riappropriaci di uno spazio pubblico, e la piazzona gigante che sta piantata in mezzo all'Esquilino non era affatto male”.
“Fa un certo effetto –continua Filippo- vedere cinesi e indiani che ballano la tarantella, o un suonatore persiano che accompagna con le percussioni un violinista israeliano. Su questa spinta ci siamo mossi sempre di più nell'ottica di "fare qualcosa usando la musica". Il punto di partenza rimane divertirsi e rilassarsi insieme agli amici, ma conoscendo singoli e associazioni che operano in piazza e non solo abbiamo cominciato a fare cose insieme, organizzando eventi dove si suona e dove si balla. E il gruppo di amici che ruota intono alle danze si è fatto sempre più numeroso , un "gruppo instabile" e tanto poco definito, ma ci chiamano sempre "Le Danze di Piazza Vittorio". Per sottolineare lo spirito di questi incontri Filippo racconta che “dopo tre "stagioni di sonate", lo scorso anno qualcuno ha mandato la SIAE a verificare la situazione. Ci hanno fatto i complimenti dal momento che hanno compreso che si trattava di semplici cittadini che suonavano e ballavano senza amplificare gli strumenti, senza occupare suolo pubblico, senza usare i diritti di nessuno e senza chiedere soldi”.
Nel corso degli anni il gruppo si è “sistematizzato”, aprendo anche laboratori di danza e attività musicali, affiancandoli ai momenti spontanei e ricchi di colore della piazza. “Creando dei laboratori di danza - ancora Filippo- abbiamo dovuto coprire un minimo di spese ma secondo una logica aperta: vuoi imparare? C'è una quota da pagare. Vuoi dare una mano o porti una danza della tua tradizione d'origine? Sei ospite!”. Il nucleo iniziale degli insegnanti all'origine era formato da Filippo D’Ascola, Franca Tarantino e Loredana Terrezza. Il primo anno si è poi aggiunto Basel Daousky per le dabke palestinesi, il secondo Shide Fazae per le danze persiane, il terzo Rafael Dalenz per le chacarere. Poi si è aperto il il filone delle danze francesi, cominciato due anni fa con il laboratorio di Valerio Rodelli e Valeria Bianchi, curato quest’anno da Michael Calò. Ai laboratori di ballo si sono aggiunti dall'anno scorso quello di tamburi a cornice tenuto da Davide Conte e da quest'anno quello di organetto diatonico tenuto da Marco Madana Rufo.
“I progetti per il futuro passano dalla costituzione in associazione per organizzarci meglio e allargare gli orizzonti di quello che facciamo, senza dimenticare che il punto essenziale per noi resta e resterà il continuare a divertirsi sperimentando insieme il bello di fare intercultura con le danze e le musiche tradizionali. Anche e soprattutto dopo i fatti di Parigi, questa può essere una strada concreta da percorrere rispetto al mondo che ci cambia intorno tanto velocemente", conclude Filippo D'Ascola.
Le Danze di Piazza Vittorio sono su Facebook
Filippo D'Ascola è nato a Reggio Calabria, è un ingegnere marittimo (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale). Considera Reggio “l’unico posto in Italia dove si è mantenuta una linea ininterrotta della tradizione musicale/coreutica in ambito urbano”, ed è qui che assorbe la tradizione, il ballo, il suono della lira calabrese. Trasferitosi a Roma per lavoro incontra e si confronta con le altre realtà di ballo tradizionale, prima quelle italiane, poi il tango, poi quelle europee. Nel 2011, con altri amici appassionati di danze e suoni popolari, inventa e fonda “Le danze di Piazza Vittorio”, un progetto nato per il piacere di suonare nella piazza più multiculturale di questo paese.