Valentina Manduchi, il bello e il sacro della danza Indiana

Ballerina di danze indiane, art director del  gruppo Apsaras Dance Bollywood, Valentina racconta  come la danza sia per lei “la vita” e come si sia avvicinata, travolta da un colpo di fulmine,  al caleidoscopico mondo indiano. Dalla danza  indiana classica a Bollywood…


di Ester Ippolito

Per me è fonte di grande orgoglio essere apprezzata sia da italiani che da indiani. Forse di più dagli indiani, perché vuol dire che la cultura è entrata in toto dentro di me. Mi piace quando ad uno spettacolo si avvicinano le signore indiane parlandomi in hindi o chiedendomi se sono indiana…” Parole di Valentina Manduchi, ballerina di danze indiane, stile classico e Bollywood, art director del gruppo Apsaras Dance Bollywood di Roma, docente, un curriculum ricco di studi e di esperienze e di grande passione e feeling  per tutto il mondo indiano e per quello che la danza rappresenta in questo pianeta. ”Mi piace molto parlare non solo di India ma di subcontinente indiano, includendo anche Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka che prima dell’Indipendenza erano un unico regno - sottolinea  a questo proposito.
Valentina, bella, dolce ed elegante, ama vestirsi all’indiana , ama il cibo e tante  altre cose di questo grande paese,    dimostra una volontà ferrea nel realizzare i propri sogni,  e si racconta a Ballare Viaggiando…


Cosa rappresenta  per te la danza in generale…?


Rappresenta la vita... non è un modo di dire. Il corpo è il primo oggetto della nostra conoscenza e il primo  mezzo che sviluppiamo per interagire col mondo è il movimento. Nella danza è il movimento a parlare, a comunicare sensazioni. Anni di pratica della danza mi fanno sempre più comprendere come nella danza ci sia un messaggio nascosto, che deve arrivare allo spettatore. Se la danzatrice (o il danzatore) lo fa arrivare, allora fa bene il suo lavoro. Altrimenti diventa un mero esecutore. In molte religioni, inoltre, la danza è un tramite tra l'umano e il divino. Perché la danza, insieme alla musica, sa esprimere ciò per cui le parole non bastano. Per questo penso che tutti dovrebbero provare nella loro vita cosa vuol dire danzare, può  essere qualcosa che cambia la vita. E poi la danza è anche disciplina, regole, rispetto degli altri. Ed è anche fratellanza, come succede nei balli popolari, dove comunità diverse si incontrano e offrono agli altri
la loro arte.


Come è nata la  passione per la danza indiana: un viaggio, studi,  letture,  ispirazione…?


E' stato un colpo di fulmine. Credo che anche un non esperto, assistendo ad uno spettacolo di danza indiana, possa  capire che tipo di passione e di storia ci sia dietro. In India la danza è parte integrante della vita, è arte al massimo livello.  Se analizziamo l’immagine del dio della Danza Shiva,  per esempio, ci accorgiamo di quanta importanza abbia quest’arte per il popolo indiano. Nei templi di tutta l’India,  da Cindambaram a Konarak ai dipinti Rajput del Nord del paese,  vi sono raffigurazioni di danzatrici e scene danzanti. Spesso sono le Apsara, le danzatrici celesti della corte del dio Indra, spesso Krsna con le gopi. Delle Apsaras viene detto che sono capaci di cambiare a piacimento il proprio aspetto e che in particolare hanno il potere sulla fortuna al gioco e nelle scommesse. In un certo senso le si può paragonare alle muse dell’Antica Grecia. Ed è un po’ quello che ho voluto riproporre con il mio gruppo artistico e nel mio lavoro di ricerca. Oltre a queste creature  mitologiche ed al potente dio Shiva, anche il dio Krsna è raffigurato  in posizioni danzanti con le gopi nella dolcissima Rasa Lila. La danza dell’Amore Divino. Sia nelle danze classiche, che hanno un posto d’onore nel mio cuore, che in quelle folk, e poi nella versione commerciale cinematografica di Bollywood, non si può non cogliere l’importanza che gli indiani danno alla danza e di conseguenza al rispetto del  corpo.

Come è iniziato questo  tuo viaggio verso il pianeta India ?


Personalmente il mio viaggio nella danza indiana comincia dopo un percorso di studi nelle danze “occidentali”. Vengo dallo studio di danza classica e modern. Ma non riuscivo a trovarmi pienamente in questi codici. Qualcosa mi diceva che la mia lingua, il mio corpo doveva essere un altro. Spesso mi chiudevo in camera ad ascoltare musiche con sonorità orientali.   Grazie a mio fratello, che ha una cultura musicale molto ampia, conobbi i Dead Can Dance, un gruppo che usa sonorità di diverse culture. Fu con un brano di loro “Saldek” che iniziai a muovermi senza un perché con movenze indiane, senza saperne nulla di mudra, giri e movimenti. Poi ci fu Madhuri Dixit, attrice e danzatrice indiana, la mia musa e la mia attrice preferita in assoluto. Vidi 7 anni fa Devdas e la sua danza in “Maar Dala” , e da quel momento  decisi più coscientemente che avrei fatto quello. Non so come ma lo avrei realizzato. Con l’università (sono laureata al Dams con tesi sul ruolo del kathak nel cinema in lingua hindi) mi avvicinai ancora di più allo studio della danza con i maestri. Iniziai con il bharatanatyam, la danza classica del sud dell’india con la mia prima insegnante Giovanna Leva Joglekar, un nome nel panorama italiano, allieva di Yamini Krisnamurti che ora vive e lavora a Mumbai.   Passai poi al kathak, che è tutt’ora la danza classica che seguo  prima con Rosella Fanelli, discepola di Pandit Arjum Mishra di Lucknow, e poi con maestri in giro per il mondo. Lo studio di Bollywood invece è  iniziato  in Spagna dove ho lavorato con diverse compagnie, dopo il mio periodo di studio presso l’Università Complutense di Madrid,  nella Facoltà di Cinema e Comunicazione. Ho avuto modo di avvicinarmi e studiare con nomi di rilievo della danza indiana mondiale come Anuj Mishra, Vaswati Mishra, Prashant Shah, Maulik Shah le danze folk con Helene Eriksen, Sua Devi, Colleena
Shakti ed ogni anno cerco di recarmi in Uk per incontrare Khumudini Lakhia, una vera e propria leggenda vivente. Per me studiare all’estero è come andare in pellegrinaggio. Mi dispiace che in Italia la danza indiana sia ancora poco diffusa e ci siano pochi istituti che si dedicano solo a quello. Insomma, non ho seguito nessuna moda,  non seguo nessuna filosofia o religione indiana. Mi ci sono semplicemente trovata dentro. Un giorno piano pianino ho capito che dal cibo ai modi di fare alla musica tutto mi stava a pennello. Mi ritrovo nei modi di vestire, parlare, pensare…


Veniamo allo stile Bollywood, musicalità, gioia, colori…

Per molti  Bollywood è legato solo ai film o è diventata un' estensione della danza del ventre. Una moda del momento. Per la mia natura molto allegra ma anche introspettiva, Bollywood non poteva non essere il luogo perfetto di questa unione.  Per me è   un vero proprio stile di vita che cerco di trasmettere ai miei allievi ed alle persone che mi seguono. E’ uno  ”stile”   ricco  di tradizioni legate alle danze classiche e folkloriche ma anche moderne. Ci vuole molto studio dietro per riuscire bene in questa danza che può sembrare, invece, molto semplice. Non tutti sanno che l’India ha una forte industria regionale, Bollywood ne rappresenta solo una parte. A seconda della regione di produzione dei film si parla di Kollywood (nel Kannada e Karnataka) e  Tollywood(Tamil Nadu), Mollywood (nel Kerala). C’era anche una Lollywood nel Pakistan prima della presa al potere dei fondamentalisti islamici che produceva discreti film di rilevante valore. Inoltre il cinema indiano popolare è diffuso in tutto il Medio Oriente e nei paesi islamici grazie alla sua pudicità ed alla assenza quasi totale delle scene di bacio. Inoltre è anche molto presente nei paesi della Diaspora Indiana, come l’Inghilterra, l’America e l’Africa. Personalmente preferisco i film  storici ed in costume, come “Devdas” perché fanno sognare ed ammirare la ricchezza espressiva, i colori e le tradizioni indiane. Ma adoro anche le commedie moderne degli indiani all’estero (i cosiddetti NRI non resident indians), storie delle nuove generazioni alle prese con tradizione e modernità , conflitto di valori e di identità. In fondo  l’India è anche quello. Un continuo mutare, un connubio tra tradizione e modernità. Ho avuto modo di lavorare in produzioni cinematografiche e osservare il lavoro di tutte le   le figure , dal regista agli attor , ai ballerini, al coreografo,  una catena di montaggio unica, una grande forza lavoro dell’Industria dei Sogni come la definiscono gli indiani.


Quali figure di artisti e insegnanti hanno  avuto un ruolo significativo nella tua  crescita artistica?


E’ davvero molto difficile capire chi sia stato il più importante, perché per me ogni singola lezione di danza o di vita risulta un grande insegnamento. Di sicuro aver visto Madhuri in Devdas è stato un forte imput ad iniziare la ricerca. Devo senz’altro ringraziare Anna Maria, la mia maestra di danza modern, per avermi fatto iniziare a muovere i primi passi, e la grande Sabrina Loguè, insegnante di flamenco, altra forma di danza che amo. Lei con la sua forza ed il suo modo molto amichevole di insegnare è stato davvero un grande esempio. Poi ovviamente le mie guru di danza indiana classica, Rosella e Giovanna, e tutti i maestri indiani che ogni anno incontro nei seminari. Nel 2011 ho avuto l’onore di danzare di fronte a Saroj Khan, un’istituzione nel mondo di Bollywood. Ringrazio molto Prashant Shah, conosciuto presso Dance India, un campus estivo con i maggiori guru della danza  indiana mondiale e per aver infuso in me fiducia e voglia di continuare la danza kathak.  Ma anche e soprattutto  i miei compagni di danza che stanno percorrendo come me un lavoro pioneristico e di crescita artistica in giro per il mondo.


Come ti vedi di più … artista o docente ?


Credo che qualsiasi insegnante prima di mettersi in cattedra  debba aver avuto un discreto bagaglio di esperienze, e  debba continuare a danzare e studiare anche quando inizia ad insegnare. Per me è difficile scindere questi due concetti. Non c’è maestro che non sia stato danzatore e danzatore che prima o poi non diventi maestro. Un po’ come nella vita i nostri ruoli si ribaltano spesso. A volte si danno lezioni ed altre volte si ricevono. A volte si guida, altre si viene guidati. 

Come è nato  il tuo gruppo e quali sono i programmi futuri ?


Apsara  Bollywood Dance è stata la prima compagnia di danza indiana a divulgare con successo in Italia la Cultura Bollywood del cinema popolare indiano passando poi a livello internazionale con diversi riconoscimenti. Fondata da me nel 2005 ora vede molti collaboratori.  Per la stagione 2012-2013 abbiamo in programma vari show in Italia tra cui
Venezia, Torino, Genova e Catania. Ogni anno Apsara firma “Viaggio nell’India che danza!”, uno spettacolo unico in Italia  che vede sul palco l’alternarsi delle diverse danze indiane, dalle classiche alle folk a Bollywood con ospiti italiani ed internazionali. Sono davvero orgogliosa di questo progetto collaborativo che porto avanti con la collega ed
amica Kunti Devi, insegnante di yoga e danza classica Bharatanatyam.
Ancora in agenda  la  mia partecipazione, come insegnante e performer, al Raks Festival di Genova  il  15 16 e 17 febbraio 2013, e con il   gruppo Apsaras Bollywood Dance alla prestigiosa edizione di Miss India World Wide in Svizzera a Thun il 24 novembre 2013. Per quanto riguarda l'attività didattica i  nostri corsi di danza ricominciano a settembre  per tutti i livelli presso lo IALS di via Fracassini 60 (http://www.ials.org) e presso il centro di arti etniche di Roma www.sanlo.it. Dallo  scorso anno collaboro attivamente con il Comune di Roma   organizzando  laboratori gratuiti per i ragazzi fino ai 15 anni con l’associazione Fenix19 (http://fenix19.it/info). In questi anni  con il gruppo  abbiamo inoltre  organizzato e firmato parecchi eventi di rilievo tra cui ricordiamo Bolly Bolly presso Villa Medici , Academieè Française a Roma, Anteprima “Eat Pray and Love” alla presenza di Julia Roberts, Javier Bardem e Luca Argentero, Anterpima presso Festa del Cinema di Roma “My name is Khan” alla presenza della mega star bollywoodiana Shaharukh Khan, Notte d’Oriente all’Hotel du Paris di Montecarlo, Miss India Worlwide a Zurich (Svizzera), Testimonial per la nuova linea Ayurvitel di Palmolive, Opening della Rinascente di Milano per il nuovo settore maschile, raccolta fondi Telethon presso Villa Borghese, Casina Valadier Roma…. E molto altro.


Un  tuo sogno nel cassetto ….dal ritmo indiano….


Devo ritenermi una persona molto fortunata e felice. La vita mi ha dato tanto e ringrazierò sempre chi da lassù mi protegge e chi ha deciso che nella mia vita ci fosse la danza indiana.  Sono fortunata ad avere una famiglia che mi ha sempre sostenuto ed aiutato nelle mie scelte,  la forza di mia madre e l’aiuto dei miei fratelli in questo campo sono stati davvero importanti. Proprio per questo e proprio per loro vorrei un giorno dare sede fisica alla mia Associazione ed aprire uno studio di danza tutto mio dedicato solo all’India ed alla sua cultura. E’ questo il mio più grande sogno
unito ad un viaggio studio intensivo in India (che naturalmente  ho già visitato)…Certo se poi arrivasse anche il principe indiano stile Bollywood …

www.apsarasdance.com

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