La bellezza della musica popolare italiana, la sua complessità e al tempo stesso semplicità, tra ricordi, incontri ed episodi del passato: la lezione di musica del maestro Ambrogio Sparagna all'Auditorium di Roma. Lo stretto legame della musica popolare con la danza e i momenti collettivi
di Manuela Ippolito
I ritmi più classici della tradizione musicale popolare italiana (tarantella, pizzica..), le forme più varie del suo repertorio (strambotti, stornelli, villotte, villanelle, ballate, canti di lavoro, inni religiosi e agiografici), gli strumenti più tipici, dall’organetto alla zampogna (sul palco anche una zampogna gigante), dal tamburello ad altri più semplici e originali che esprimono la musicalità contadina.
In questa cornice si è svolta la “lezione” di musica popolare tenuta all’Auditorium di Roma (18 novembre) da Ambrogio Sparagna, musicista ed etnomusicologo nato a Maranola, Latina, figlio di musicisti tradizionali, che opera nel campo della musica popolare dagli anni 70 (allievo di Diego Carpitella) con la produzione di album, attività concertistica e insegnamento. Il musicologo è salito in “cattedra” per spiegare in modo vivo e affascinante la bellezza della musica popolare italiana, la sua complessità e al tempo stesso semplicità, tra ricordi, incontri ed episodi del passato e saggi musicali offerti in compagnia di Erasmo Treglia (ghironda, ciaramelle, flauti di corteccia, torototela, scacciapensieri, tofa), Marco Tomassi (zampogna gigante, zampogna zoppa), Federico Laganà (tamburelli), Pietro e Donato De Acutis (poeti improvvisatori in ottava rima) e il Coro Popolare diretto da Anna Rita Colaianni.
Gli intrecci colti della musica popolare
Altissime l’attenzione e la partecipazione del pubblico al narrare di Ambrogio Sparagna sugli intrecci colti della musica popolare con la musica classica, quella leggera e con la poesia di Dante, sulle origini contadine, sul valore della tradizione orale testimoniata dai maestri improvvisatori e sullo stretto legame di questo sound con la danza, con le occasioni rituali e collettive. "Una musica che nasce e vive per supportare una funzione sociale, dunque, e non di solo ascolto, il che - ha osservato Sparagna - potrebbe anche essere interpretato come un limite. Ma parliamo di una musica che, nelle sue varie forme, dagli strambotti alle serenate alle lamentazioni funebri, ha creato comunità tra le persone”. E il bello della cosa, la forza di questa musica, è che prende vigore sempre più, “grazie anche alla riscoperta che ne stanno facendo le giovani generazioni”. E nonostante le occasioni sociali di un tempo siano sempre meno, questi ritmi continuano a fare da collante.
Un percorso musicale personale
Nonostante la sua passione per questa musica e professionalità nell’esprimerla, Sparagna non ha esitato a confessare che da giovanissimo non era affatto attratto da questo mondo che gli era invece molto vicino: le tradizioni del suo paese, la vicinanza del mondo della pastorizia alla famiglia, la cultura musicale del padre. Quasi obbligata la sua consuetudine con i suoni delle zampogne, “odiatissime”, legate al mondo dei pastori e all’Avvento, e dell’organetto, di origine italiana, il cui fascino scoprì un giorno quasi per caso rimanendo ammaliato dal suo suono immediato in grado di invitare subito a ballare e a richiamare la gente, o del tamburello di antichissima tradizione raffigurato anche nelle pitture di Pompei come strumento femminile per eccellenza nei tempi passati. Strumenti, suoni e significati che Sparagna ha riscoperto e amato più tardi, ai tempi del liceo a Roma, andando poi a sviscerarne storia e genuinità, e risalendo nel tempo anche al valore dei tanti racconti e leggende sentite in famiglia da bambino. Un percorso musicale personale raccontato tra rimembranze e lontani aneddoti per spiegare quello che è stato un vero e proprio sistema della musica popolare italiana, rappresentato da piccoli gruppi che avevano talvolta una conoscenza limitata della musica e delle note. “L’Orchestra Popolare Italiana di stanza all’Audtorium che conserva e diffonde gran parte di questo patrimonio - ha detto Sparagna che ne è fondatore e direttore dal 2007- è di fatto un’anomalia perché la musica popolare non è mai stata trasmessa da una vera e propria orchestra. Ma l’importante è stare insieme sulle note di questa musica che trasmette accoglienza”. Con le voci del Coro Popolare diretto da Anna Rita Colaianni, la lezione si è conclusa con brani di varia origine regionale, canti di lavoro, canzoni degli emigranti, ballate e canti d’amore. Prossimo appuntamento con Ambrogio Sparagna, sempre all’ Auditorium, lo spettacolo La Chiarastella (5-6 gennaio2012), con tutti i brani natalizi della nostra tradizione.
www.ambrogiosparagna.it
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