Italiana al 100% ma “cuore andaluso”, donna del sud (Calabria) che a fine anni 80 ha lasciato tutto, il suo paese, la sua realtà familiare, per andare a Siviglia rispondendo al richiamo del flamenco. Una vita dedicata a questa danza della libertà quella di Caterina Lucia Costa .
“Un atto di coraggio- lo definisce la bailaora Caterina Lucia Costa-. Sono orgogliosa del fatto che da italiana sono arrivata al mondo del flamenco da sola, a una danza che risponde a un anelito di libertà, coraggio e consapevolezza”. E questo filo rosso che ha condotto Caterina Lucia Costa a percorrere una strada ricca di emozioni sarà raccontata in un libro in lavorazione. “Si intitolerà 'Il filo dell’anima'- racconta- sarà una mia biografia, edizioni Bertoni, Perugia, e sarà pronta tra circa un anno. E’ il racconto della mia esperienza di danza e di vita, nel tentativo di trasmttere anche alle altre donne un invito alla consapevolezza di se stesse e al coraggio”.
B&V- Cosa rappresenta per te il flamenco?
Caterina Lucia- Considero il flamenco qualcosa di sacro e misterioso, pensando alle sue origini, e so che è la mia strada. Flamenco è anche libertà. Quando danzo mi isolo, vado in estasi..anche se il duende, il folletto che regala forza ed energia, non sempre appare. Il flamenco è nato come una danza libera che interpreta tutte le sfumature della vita, dall’allegria alla tristezza alla diperazione. Ho sentito il suo richiamo e ho sentito di appartenergli.
B&V- Cosa hai provato al tuo arrivo a Siviglia ? E poi cosa è successo?
Caterina Lucia- Quando ho preso la mia decisione di andare in Spagna stavo studiando danza jazz allo Ials di Roma. Fu l’assistere allo spettacolo di flamenco "Macama Jonda" a darmi il via per la scelta del flamenco come danza della vita e per partire. Trovarmi a Siviglia è stato come essere Alice nel paese delle Meraviglie, qualcosa di davvero magico. Ho studiato tanto fino ad arrivare a partecipare a un primo spettacolo che ha significato molto per me. Al ritorno in Italia, ho continuato a lavorare molto partecipando a festival con artisti di pregio e a fine anni 90 ho messo su una mia compagnia (Pasion Gitana) che ha girato l’Italia portando in scena molti spettacoli, energia e fantasia. Con questa compagnia ho voluto raccontare la storia e le emozioni di un rito dalle origini lontane, esprimendo ed enfatizzando al meglio la tecnica e l'estetica di uno stile flamenco puro ed attuale, denso di sensualità femminile e forza maschile.
B&V- Hai dei maestri ispiratori ?
Caterina Lucia- Una figura per me di riferimento in modo assoluto è Antonio Gades, cui si deve la storia e divulgazione del flamenco, sia nella sua vita privata che in teatro e al cinema con i film di Saura.
B&V-Qual è il tuo rapporto con la contaminazione nel flamenco ? E che pensi dei vari stili, nuove mode e tendenze?
Caterina Lucia- Amo la ricerca che c’è dietro a uno stile contaminato, alcuni interpreti della contaminazione arrivano dal flamenco tradizionale ma penso che bisogna saper mantenere la purezza di uno stile. Nello stile flamenco è tornata molto di moda la Bata de Cola- genere che negli anni 90 ho portato in Italia con le mie lezioni- dove le donne danzano con il lungo strascico; diffusa la tendenza che sia anche l’uomo a ballare con la bata de coda ma io preferisco l’uomo che danza da uomo. La Sevillana è in realtà una danza tipica di coppia, più semplice, che spesso viene “afflamencata”. C'è molto rinnovamento anche nel costume, nell'abito, e c'è anche chi osa e danza il flamenco nuda.... (come nel film di Bunuel " Quell'oscuro oggetto del desiderio" tratto dal romanzo La donna e il burrattino") .Ma sono davvero tante le sfumature di questa danza. Quello che vedo oggi è che nella danza c’è tanta competizione ; io nelle mie lezioni, che svolgo in lingua spagnola, insegno a danzare, danzare , tirando fuori il cuore e la propria personalità.
B&V- Spettacolo e insegnamento, come si conciliano?
Caterina Lucia- Penso che fare spettacolo e insegnare siano funzioni tra loro complementari, l’importante è che le due azioni siano sempre credibili.
B&V- Qual è la maggiore difficoltà nell’apprendere il flamenco?
Caterina Lucia- L’orecchio è fondamentale, i piedi percepiscono il ritmo...io comprendo subito chi dei miei allievi ha il dono dell’orecchio. Poi,i mportante è gestire la parte superiore del corpo, il ritmo del movimemto. Fondamentale tanto riscaldamento prima di passare alla coreografia.
B&V- L’improvvisazione che valore ha ?
Caterina Lucia- E’ importante. A questo proposito voglio ricordare la bellissima esperienza a Ballo!Taranta Gitana 2019, Parco della Musica, con il maestro Sparagna, Francesca Trenta e la musica dei Gipsy Gold: una delle cose più belle della mia vita, c’era una verità, ho sentito una spinta e anche un richiamo delle mie radici del sud per i ritmi che si incrociavano, è stato qualcosa di davvero spontaneo. Ho respirato pienamente questa mescolanza di ritmi, di interpretazione della musica e devo dire che sono entrata in una specie di Trance positivo. Per quanto mi riguarda, la rumba è improvvisazione e mi sono lasciata trascinare da questo clima stupendo.
B&V- Sogni nel cassetto: oltre al libro ci sono altri progetti?
Caterina Lucia- Al momento attuale tengo corsi di flamenco a Terni e ad Amelia, collaboro con la compagnia Algeciras Flamenco Roma ma non nascondo di avere ancora tante idee da sviluppare anche per il teatro, dove il flamenco sia sempre al centro, con sfondo letterario.
Ester Ippolito
Credit foto: foto apertura Stefano Procopio; terza foto dall 'alto in rosso Massimiliano Fusco
Caterina Lucia Costa- Coreografa, insegnante, ballerina di Flamenco, inizia gli studi di danza jazz con il coreografo Paul Steffen. L’assistere allo spettacolo di flamenco "Macama Jonda" determina la scelta definitiva per la danza flamenco. Si trasferisce a Siviglia e studia presso l’Academia de danza Manolo Marín. Si perfeziona con Loli Flores e María Pagés. Partecipa a diversi stage con i migliori maestri spagnoli. Ritorna in Italia e partecipa a numerosi festival di danza con artisti come i "cantaores" Enrique Soto, Juan Reina. Dal 1990 al 1992 lavora nel tablao "El Txoko", con il chitarrista José Carrillo riscuotendo un grande successo di critica e pubblico. Nel 1994 forma la compagnia "Pasion Gitana" riunendo artisti spagnoli e italiani con la quale sarà in tournée nei più prestigiosi Festival della danza in Italia. Nel 2005, per il terzo anno, continua ad essere ospite della compagnia di Renato Greco in tournee in tutta Italia (Carmen e Flamencotangojazz). Nello stesso anno crea lo spettacolo De Granada a Nueva York (viaggio del poeta Garcia Lorca) con danza flamenco tap e jazz. Nel 2006 partecipa al programma televisivo su Rai 1 "Amore" condotto da Raffaella Carrà, coreografie Franco Miseria, e gira la scena del flamenco nell' ultimo film di Carlo Vanzina OLE' che uscirà nelle sale a dicembre. Nel giugno 2006 è invitata nella compagnia DAnzarte diretta da Sergio Javier in anteprima mondiale "Viva la vida Frida Khalo". Partecipa inoltre a diverse trasmissioni quali Uno Mattina, Alle Falde del Kilimangiaro, Tutte donne tranne me (M. Ranieri) per la RAI; per altre emittenti, Tappeto Volante (Mediaset Rete 4). Rai 1 "Ballando con le stelle" coreografa e insegnante di flamenco. Teatro Orione di Roma spettacolo "Flamenco es vida"