Spagna, le tante anime della danza

La Feria de Abril, la più famosa festa di Siviglia, offre una delle tante occasioni per entrare  nel mondo delle danze tradizionali spagnole: i diversi ‘palos’ del flamenco,  tra cui la sevillana, e le sue contaminazioni come la rumba flamenca; la jota, diffusa in tutta la Spagna con le sue varianti;  la sardana, vanto e simbolo della Catalogna. Tante le città che parlano attraverso la voce  della danza : da Siviglia    alle animate  Barcellona e Valencia, dall’elegante Madrid   alle assolate Canarie alle verdi coste del nord fino alla Castiglia e Leon con la preziosa Salamanca .....

di Livia Rocco

Riflettori accesi sulla Feria de Abril (Fiera di aprile), una delle feste più note di Siviglia, in programma quest’anno dal 16 al 21 aprile. Nata nel 1847 come fiera del bestiame, con il tempo è diventata un appuntamento imperdibile per i sivigliani. Per una settimana intera, lo spazio della fiera diventa un luogo dove stare insieme e divertirsi fino alle prime luci dell’alba. Durante la festa la gente veste gli abiti tipici dell’Andalusia: gli uomini indossano indumenti tradizionali, e le donne il vestito flamenco o da gitana.  Ufficialmente la festa comincia lunedì 15 a mezzanotte con l’accensione di migliaia di lampadine colorate nella  zona della fiera e all’ingresso principale, che è alto quasi 50 metri e cambia ogni anno. All’interno, nelle casetas (casette fieristiche) si accolgono  amici, parenti e invitati per gustare i prodotti tipici della terra, bere vino, cantare, chiacchierare e, ovviamente, danzare  la sevillana, il flamenco tipico della città, molto popolare.

Vecchi e nuovi ‘palos’ flamenchi, fandango, rumba catalana

Tra gli oltre cinquanta ‘palos’ (stili) di flamenco, la sevillana è tra quelli considerati più allegri. Per la precisione, la sua origine  è diversa, ma è stata successivamente "aflamencada". La sevillana musicalmente è vicina al fandango, altra danza spagnola di coppia accompagnata da nacchere e chitarra, a volte cantata, che deriva molto probabilmente dalla chica, una danza africana. Il fandangos grandes (grandi fandanghi) sono normalmente ballati a coppie e iniziano lentamente con un andamento crescente. I fandanguillos (piccoli fandanghi) sono tra le più vive e gioiose derivazioni del fandango. Qualche regione della Spagna e del Portogallo ha sviluppato un proprio stile di questa danza, come a Huelva (fandangos de Huelva) e Malaga (fandangos de Malaga o Verdiales).

Insomma, la varietà nella danza spagnola non manca davvero, e le tante contaminazioni producono anche risultati sorprendenti: un caso eclatante è quello della rumba flamenca, un ‘palo’ flamenco proveniente dall'America Latina divenuto popolare in Andalusia, dove ha ricevuto una sua caratterizzazione che lo ha allontanato dalla rumba sudamericana e avvicinato al tango. Tra i vari stili di rumba flamenca, resa famosa nel mondo da gruppi come i Gipsy Kings, da notare la rumba catalana e quella di Madrid. La rumba catalana è stata sviluppata dalla comunità rom catalana a Barcellona, attingendo dai ritmi della rumba flamenca con influenze di musica cubana e rock & roll. Nasce così una fusione catalano-andalusa con elementi musicali afrocubani.

La Jota

Ma c’è una danza folclorica che abbraccia il territorio spagnolo da nord a sud, da est a ovest: è la jota. Estesa in gran parte della nazione, la jota varia di regione in regione. Le più conosciute e popolari sono la jota dell’Aragona, quella della Mancha, quella di Castiglia e Leon, della Navarra e della Rioja, la «montañesa» della Cantabria,  quelle  dell' Asturia, della Galizia, dell' Estremadura, dell' Alta Andalusia e della Murcia. La jota si canta e si balla con l'accompagnamento delle nacchere (castañuelas), e gli interpreti vestono di solito con costumi regionali. A  Valencia, anticamente, si ballava la jota durante la cerimonia delle sepolture, così come in Catalogna, e specialmente nelle zone prossime all'Ebro (Amposta, Tortosa). Anche nelle Canarie le jotas  erano la parte del folclore più rinomata, oggi in parte scomparsa. Il nome proviene dall'antico xota, che deriva dal mozarabico *šáwta, salto, a sua volta derivato dal latino saltāre, ballare. Secondo alcune teorie,  questo ballo nacque a Valencia, da cui la parola in valenciano antico xotar (rimbalzare o saltare), che passó al castigliano come "jota".  Per la sua esecuzione si utilizzano chitarre, mandole, (bandurrias), liuti (laúdes), dulzaina e tamburi alla castigliana e - nel caso della cantabrica, asturiana e gagliega – anche cornamuse (gaitas), pitu montanaro, tamburello a sonagli (panderetas), tamburi e grancassa (bombo). I passi che eseguono i danzatori somigliano a quelli del valzer, ma con molte variazioni.

La jota aragonese, vivace e movimentata,  è l’espressione  più conosciuta del folclore musicale di questa regione. Nella jota castigliana,  (sia di Castiglia e Leon – e in particolare di Salamanca (Jota salmantina) -  che di  Castiglia La Mancia) la coppia di ballerini danza mantenendo le mani sopra la testa, ed eseguendo i caratteristici pasos saltados. Le canzoni che spesso accompagnano il ballo, dette coplas, sono quasi sempre scherzose.

Le origine della jota si potrebbero datare verso la fine del secolo XVIII, mentre il periodo di maggior splendore è stato durante il secolo XIX. La sua eleganza, la difficile esecuzione dei suoi passi di ballo  e le particolarità del canto che l’accompagna hanno portato ad una evoluzione della jota,  che dalla fine del secolo XIX venne portata in scena come spettacolo, e anche inserita in operette (zarzuelas), film, festival.

La Sardana

Da una danza estesa in gran parte della Spagna come la jota  a una danza, come la sardana, che è  simbolo dell’identità di una regione – la Catalogna - fiera delle sue tradizioni. Chi va a Barcellona non può perdere l’appuntamento della domenica mattina davanti alla Cattedrale (Santa Eulalia): qui  visitatori, turisti e abitanti del capoluogo catalano si uniscono al grande cerchio, simbolo del sole. A Barcellona si può vedere anche il Monumento alla Sardana sul Montjuic, nei giardini del Mirador de l’Alcalde. La magia della Sardana è nella sua semplicità, fatta di regole precise che uniscono in cerchi umani chiunque vi prenda parte, grazie ad un intreccio di mani.
Secondo una leggenda, il ballo venne inventato quando la Catalogna occupò la Sardegna (da qui il nome). Non molto conosciuta fuori dalla Spagna, la Sardana venne ammirata da tutto il mondo durante la giornata inaugurale delle Olimpiadi del 1992. In occasione di alcune feste – come quelle delle cittadine costiere di El Vendrell e di Valls - gli uomini formano anche i famosi Castells, audaci piramidi umane.
Questo ballo di gruppo, comunque, ha alcune caratteristiche che lo rendono ancora più ‘socializzante’: non richiede abilità specifiche, e il cerchio può essere aperto a un numero praticamente illimitato di danzatori. La musica che accompagna la Sardana, però, viene da strumenti particolari catalani: undici musicisti suonano dieci strumenti a fiato e uno a percussione, il cosiddetto ‘tamborì’.

Le città della Spagna: una scoperta continua

Abbiamo parlato di Siviglia, e il capoluogo andaluso è una città di grande atmosfera. Da non perdere la Giralda, torre campanaria e antico minareto, la cattedrale più grande della Spagna e l’ Alcazar, fortezze arabe e palazzi reali con i loro magnifici giardini: i tre monumenti sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’ Unesco nel 1987. Tutto intorno, i caratteristici quartieri Santa Cruz e Arenal, che conservano l'aspetto dell'epoca moresca con vie strette e tortuose, piazzette irregolari e case basse con ampi ed eleganti patios. Più vicino al fiume Guadalquivir il rione Triana, una delle culle del flamenco. Altrettanto bella è  Granada, con la sua magnifica Alhambra, la cittadella murata araba. Rimanendo in questa regione spagnola dalla forte impronta araba e dal fascino quasi magico, non può mancare una visita a Cordoba, che è stata a lungo la capitale dell’impero musulmano in Spagna, e ancora oggi è la città andalusa in cui è più visibile il passato musulmano. La sua imponente moschea-cattedrale (la Mezquita) rappresenta il simbolo stesso della fusione tra l’aspetto arabo-islamico e quello cattolico-occidentale della regione andalusa. La sconfinata ‘foresta’ di colonne all’interno della più alta espressione dell’architettura islamica in Europa è un’immagine che rimane impressa nella memoria.

In questo percorso tra le danze spagnole abbiamo incontrato molte altre città e località, tutte belle e ricche di attrattive: dalle animate Barcellona e Valencia all’elegante Madrid, dalle assolate Canarie alle verdi coste del nord. Tra  le regioni, a proposito della jota, abbiamo toccato anche la Castiglia e Leon con la preziosa Salamanca, sede della più antica università spagnola.

Entrare a Salamanca significa penetrare in uno scrigno architettonico e calarsi in una tranquilla atmosfera medievale-rinascimentale, tra  palazzi, piazze e chiostri color sabbia bruciata in stile ‘salmantino’, nell’armonia di questa città patrimonio Unesco. Sui pinnacoli delle due maestose cattedrali  (la ‘vecchia’ e la ‘nuova’) e sui campanili  delle altre chiese - tra cui quella romanica di San Martin – in primavera nidificano le cicogne, dando vita a uno spettacolo nello spettacolo. Frotte di studenti entrano ed escono dalle varie facoltà sparse per la città, e non  può mancare la visita ai luoghi storici dell’Università: il chiostro, la biblioteca, il museo con libri di grande valore e l’aula più antica, con i suoi scomodissimi banchi di legno risalenti al ‘300! Fulcro della vita cittadina è la stupenda Plaza Mayor, tutta cinta da portici e palazzi barocchi, dove spiccano medaglioni con il busto di re di Spagna e personaggi illustri. Per ammirare dalle panchine le meraviglie della piazza, ma anche per chiacchierare, riposarsi e magari fare uno spuntino, turisti e cittadini si fermano qui, un un po’ come il tempo…

(Foto di apertura opera di Fabian Perez, foto Salamanca di Livia Rocco)

Turismo in Spagna: http://www.spain.info/it/


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