Alla scoperta della danza Gombey, ricca di ritmo, e colori, patrimonio importante dell’arcipelago delle Bermuda ,oggi un paradiso delle vacanze che mantiene intatte le sue tradizioni legate alle mille anime di questo territorio. Tamburi, ritmi incalzanti, le mosse dei danzatori, maschere , allegria,colori.
Spiagge rosate, spiagge immense e calette, clima mite, campi da golf, architetture coloniali, natura sorprendente , accoglienza cordiale, turismo di qualità ma anche possibilità per una vacanza low cost e avventurosa, animata vita culturale e notturna, festival di musica e teatro. Questo è il biglietto da visita delle Bermuda , capitale Hamilton “ dove batte il cuore dell’arcipelago” - territorio d'oltremare britannico nel Nord Atlantico, circa trecento isolotti corallini, venti dei quali abitati , a meno di un paio d’ore da New York. Questo paradiso delle vacanze racchiude una lunga e consolidata tradizione , la danza Gombey, che richiama e ricorda l’anima africana di questi luoghi , che si è unita al mix caraibico e britannico.
Tamburi, ritmi incalzanti, i passi veloci dei danzatori, maschere , allegria, colori.... Qualcosa di contagioso che porta a leggere l’anima più profonda delle Bermuda scoperte nel 1505 dallo Juan de Bermúdez. Una storia divisa tra colonizzazione spagnola e britannica, terra di marinai di avventure, e di schiavi. ..... La danza Gombey , la cui tradizione risale ai primi del 1800, le cui fonti e origini sono state ampiamente studiate con ricerche e saggi dedicati, viene ballata soprattutto nel corso delle feste Natalizie e nelle varie celebrazioni o eventi tutto l’anno, e rimane uno dei richiami più autentici di queste isole mostrando una miscela esplosiva di più culture : africana, nativa americana, caraibica e britannica, riportandoci ai tempi di grandi scambi di uomini e merci. Gli afro-caraibici arrivarono alle Bermuda principalmente da ex colonie spagnole come servitori liberi , e un certo numero di schiavi, molti di origine africana, furono anche catturati dagli spagnoli e portoghesi e venduti nelle Bermuda. Nel tempo arrivarono alle Bermuda anche nativi americani, irlandesi e inglesi.
Gombey deriva da una parola africana che significa "ritmo", un ritmo che nasce dai vari strumenti a percussione che la fanno da padroni nella musica che accompagna i passi e i movimenti, insieme al suono delle campane , spesso legate ai polsi o alle caviglie dei ballerini, altro elemento che ci riporta alla schiavitù e alle catene. Molte le influenze e/o affinità, per esempio con il tamburo goombay tipico delle Bahamas e con la danza Junkanoo che si estrinseca sempre con sfilate.
Storicamente, i Gombeys non sono stati visti come una forma d'arte rispettabile dalla classe dominante dell'isola e per un lungo periodo furono banditi dai padroni degli schiavi. Oggi, i gruppi di danzatori Gombey , generalmente maschi, anche se recentemente si sono aggiunti anche dei gruppi femminili, affascinano più che mai il pubblico per i loro ritmi incalzanti e per i variopinti colori dei loro complessi costumi. Copricapi ricoperti di piume a simboleggiare orgoglio e forza, nappe colorate, specchietti che rifrangono il sole, frusta guizzante e mantello di velluto dai vari colori e ricami per il Capitano del gruppo. Molti i personaggi con costumi particolari come per esempio l'Indiano Selvaggio, con arco e freccia, o i Guerrieri , di solito bambini. I volti sono coperti da maschere dipinte a mano che riflettono la personalità del ballerino. Si pensa che l’uso delle maschere sia proprio nato dal fatto che fino al 1834 agli schiavi non fosse consentito danzare.
Tra un mare azzurro e una natura splendente, la danza Gombey si conferma come una esperienza particolare e indimenticabile nella quale leggere tante storie del passato.
Ester Ippolito