In Uruguay si balla il tango, come in Argentina. Non solo, ma l’icona stessa di questo ballo celebre in tutto il mondo – il brano musicale dal titolo ‘La Cumparsita’ - è nata a Montevideo, la capitale dello stato rioplatense. Se il tango rappresenta l’anima europea dell’Uruguay e di Montevideo, il Candombe esprime quella africana, con i tipici tamburi che sfilano per le strade dei quartieri neri, anche in occasione del Carnevale: quello uruguyano, con i suoi 40 giorni, è il più lungo del mondo!
di Livia Rocco
Non tutti sanno che l’Uruguay e l’Argentina si contendono la ‘paternità’ del tango. I due Paesi sudamericani sono confinanti, e forse era fatale che il più grande si accaparrasse nell’immaginario collettivo il titolo di ‘culla’ di questo ballo famoso nel mondo; un titolo che, invece, gli uruguayani rivendicano con orgoglio.
Il tango e.. La Cumparsita
In realtà La Cumparsita – il più celebre brano di tango – è stato proclamato nel 1997 inno popolare e culturale uruguaiano, e si è perfino arrivati all’incidente diplomatico internazionale nel 2000, quando alle Olimpiadi di Sidney la squadra argentina marciò a ritmo della Cumparsita. Il governo uruguaiano non perse l’occasione per protestare contro l'uso della canzone nazionale dell'Uruguay in una parata argentina. La storia della musica racconta che proprio nella capitale, Montevideo, nacque La Cumparsita, composta dal musicista uruguayano Gerardo Matos Rodriguez tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916, ed eseguita per la prima volta in un bar al centro della città. Il nome stesso del brano fa riferimento a Montevideo. Nacque, infatti, in occasione dei festeggiamenti del carnevale, come marcetta di una “comparsa” (gruppo mascherato) di studenti della capitale uruguayana; Buenos Aires avrebbe quindi usurpato a Montevideo il titolo di regina del tango, anche se in Argentina non la pensano così. Quel che è certo è che il tango si balla in entrambe le capitali; a Montevideo, però, alcuni locali propongono il cosiddetto ‘tango oriental’, cioè uruguayano.
Il tango, dichiarato dall’Unesco Patrimonio immateriale dell’Umanità, nasce dalla nostalgia degli immigrati europei, ma anche dall’incontro tra diverse culture. Basato inizialmente sull’improvvisazione, questo ballo, oggi più vivo che mai e in continua evoluzione, si distingue in vari stili, accomunati da due elementi irrinunciabili: la fortissima unione e intesa nella coppia di ballerini, in cui la donna sembra affidarsi completamente all’uomo, e il bandoneon, strumento simile alla fisarmonica diatonica, insostituibile nel creare quell’atmosfera malinconica e struggente tipica del tango.
Il Candombe
Ma c’è un ritmo che più di tutti identifica l’Uruguay e che, come accade per molte danze tradizionali, è legato alle feste popolari: è il Candombe, di origine africana.
Nacque tra gli schiavi neri come modo per mantenere il contatto con le proprie radici, per poi diventare espressione di libertà. Sono le percussioni, di diversi tipi, a dare una forte impronta africana a questo ritmo. In origine era una danza rituale che radunava gli schiavi africani e i loro discendenti; i candombe si celebravano il 6 gennaio (giorno dei Re Magi), come ricorrenza dell’ incoronazione dei re Congos. Gli strumenti principali che li accompagnavano erano i tamburi. Questi rituali furono proibiti dalla popolazione bianca montevideana alla fine del secolo XIX poiché erano considerati un attentato alla morale pubblica. Ma nonostante il divieto, la minoranza nera della città ha continuato a danzare e a suonare i tamburi fino ai nostri giorni.
Oggi a Montevideo, di domenica e nei giorni festivi, risuonano i ritmi dei raduni popolari di Candombe: le "Chiamate" (Llamadas). Diversi gruppi di danzatori e suonatori di tamburi - “Chico”, “Repique” e “Piano” - sfilano nelle strade dei quartieri neri Sur e Palermo, invitando la gente ad aggregarsi, per poi riunirsi tutti insieme.
Negli anni 60 il Candombe divenne fondamentale nello sviluppo della musica popolare uruguaiana, combinandosi praticamente con tutti gli stili musicali, compreso il tango. Oggi il Candombe è il ritmo tradizionale della cultura afro-uruguaiana e un genere musicale vivo, in crescente sviluppo e diffusione.
Montevideo: il “tango all’aperto” e il Carnevale più lungo del mondo
A Montevideo il tango si balla anche all’aperto. Nei mesi più caldi – da novembre ad aprile – ogni sabato, dalle sei di sera, si può assistere (o partecipare) alla ‘Milonga al aire libre', nella Plaza del Entrevero (Plaza Juan Pedro Fabini). Al centro i bravissimi ballerini e una grande fontana circolare con il monumento che dà il nome (o meglio il soprannome) alla piazza: l’entrevero, la lotta tra gli indios e i gauchos.
La capitale è anche protagonista del Carnevale uruguayano, che con i suoi 40 giorni di durata è il più lungo del mondo. I festeggiamenti si aprono con una grandissima sfilata piena di costumi, musica e danze, per poi concludersi con un vero e proprio concorso.
Le cosiddette 'Società di Negri e Lubolos', chiamate anche 'comparse', sono gruppi carnevaleschi che interpretano diversi ritmi musicali legati al candombe e al tango. La popolarità di questi gruppi era talmente grande che a partire dal decennio 1870, quando nacquero le sfilate per la città, molti discendenti degli europei si camuffavano da afro-uruguayani per poter partecipare, ed erano chiamati 'lubolos'.
La città ha un’impronta europea, dovuta alla grande immigrazione dal vecchio continente, e chi la visita non può perdere il centro storico, i mercati e la zona del porto.
Da vedere anche la costa con le sue spiagge tra cui Punta del Este, la ‘Saint Tropez’ dell’America Latina, e Colonia del Sacramento, la più vecchia città dell'Uruguay, sulle rive del Rio de la Plata, che la separa da Buenos Aires. Nel centro storico della cittadina, dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'Unesco e conservato in modo incredibile, si respira un’atmosfera fuori dal tempo.