Chi vuole assaporare l’esperienza di una danza che si avvicina molto a una forma di preghiera non può perdere lo spettacolo dei dervisci rotanti, che piroettano vorticosamente su se stessi, spesso in stato di trance, per raggiungere l'estasi, con l’aiuto di una musica ripetitiva e ipnotica. In Turchia, dove si esibiscono un po’ ovunque, sono di solito vestiti di un'ampia tunica bianca lunga fino ai piedi e indossano alti cappelli a cilindro marroni
di Livia Rocco
Non è una danza in senso stretto, ma un rituale che conserva il suo carattere religioso, anche se oggi i dervisci roteanti sono a volte semplici danzatori che si esibiscono per i turisti in diversi Paesi musulmani, soprattutto in Turchia e in Egitto. Eppure il loro girare a lungo su se stessi – velocemente e senza sosta – rimane un ottimo e ormai raro esempio di lavoro religioso incentrato sul corpo fisico.
Chi sono i dervisci?
Col termine derviscio (in persiano e arabo darwīsh, lett. "povero") si indicano i discepoli di alcune confraternite islamiche sufi. Il sufismo è la forma di ricerca mistica tipica della cultura islamica; i dervisci, infatti, sono asceti che vivono in mistica povertà, chiamati a distaccarsi nell'animo dalle passioni mondane e, per conseguenza, dai beni e dalle lusinghe del mondo. Alcune confraternite ebbero anche importanti funzioni liturgiche nelle cerimonie d'incoronazione dei Sultani ottomani e sono note proprio per la spettacolare cerimonia dei cosiddetti "dervisci roteanti", che ruotano a lungo su se stessi sotto la guida di un pir (lett. "vecchio"): è la danza turbinante come metodo per raggiungere l'estasi mistica. La danza roteante o turbinante non viene pubblicamente eseguita in forma completa ma in alcune tekkè (luoghi di raduno delle confraternite); i più anziani considerano l'uso di eseguirla equivalente alla lettura di libri che espongono i misteri del tempo antico. Contemporaneamente alla rappresentazione, un Derviscio compie un particolare esercizio interiore che ha il fondamentale compito di accelerare complessivamente la frequenza del ritmo di lavoro del proprio organismo, e impedire allo stesso tempo di creare squilibri tra le varie parti del corpo, specialmente tra il centro di "coordinazione motoria", il centro "intellettivo" e quello "emozionale". Dopo anni di esperienza, orientando i propri sforzi in questa direzione, pare che un Derviscio acquisisca, in uno stato di "super-coscienza", una speciale proprietà fondata sull'equilibrio dell'attività del proprio organismo, raggiungibile per attimi via via sempre più duraturi, col fine di renderlo uno stato permanente: la "Comunione con Allah".
La danza rotante
Chi vuole assaporare l’esperienza di una danza che si avvicina molto a una forma di preghiera non può perdere lo spettacolo dei Dervisci Rotanti, che piroettano vorticosamente su se stessi, spesso in stato di trance, per raggiungere l'estasi, con l’aiuto di una musica ripetitiva e ipnotica. In Turchia, solitamente, sono vestiti di un'ampia tunica bianca lunga fino ai piedi e indossano alti cappelli a cilindro marroni.
Durante le cerimonie – o le esibizioni - i dervisci ruotano su se stessi in una danza ipnotica oscillando per periodi che variano da 10 minuti a mezz’ora sulla punta delle prime due dita del piede sinistro con un movimento a semicerchio in due tempi. Il primo arco discendente rappresenta la creazione e proviene da Dio, il secondo ascendente raffigura la comunione spirituale. Questa danza viene eseguita rivolgendo il palmo di una mano verso l’alto, a ricevere la parola di Dio e l’altro verso la terra per trasmetterla ai fedeli. I dervisci roteano su loro stessi in senso antiorario, prima piano e poi sempre più velocemente fino a compiere 30 giri al minuto con minuscoli passi. La danza, dichiarata bene immateriale dell’Umanità dall’Unesco, inizia quando il maestro intona un verso del Corano e guida i dervisci nella danza. Il rituale si apre con un lento assolo di preghiera al profeta Maometto, poi i danzatori si tolgono i neri mantelli e chiedono al capo, il Semazen, il permesso di danzare; benedetti da lui, cominciano lentamente a volteggiare, con le braccia incrociate. A mano a mano che i giri si fanno più veloci i lunghi abiti di discostano dal corpo e le braccia si distendono. Il percorso descritto dai Dervisci sul pavimento della sala simboleggia i movimenti dei pianeti intorno al sole: ciascun Derviscio ruota intorno al proprio asse e al tempo stesso si muove intorno al Semazen, che rappresenta il sole. Il danzatore diviene così il medium tra la terra ed il cielo.
La musica è dominata dal nay (flauto verticale), che ha un ruolo mistico in Turchia, dai küdum (piccoli timpani in cuoio ricoperti di pelle di capra) e dagli halile (piatti in rame). Questi strumenti acompagnano il rito mevlevi (ayîn), elemento principale del sema, il concerto spirituale.
I dervisci e la Turchia
I dervisci appartengono alla confraternita dei Mevlevi, fondata da Mevlana, poeta e mistico nato in Afghanistan nel 1203 e stabilitosi poi in Turchia, a Konya, città sacra per i danzatori. Qui fu suo figlio Rûmî a fondare l’ordine dei Dervisci e a dare la massima importanza alla danza come cerimonia mistica. Ed è proprio a Konya, nel cuore dell’Anatolia, che si esibiscono i gruppi migliori e dove si rivelano i segreti dei dervisci rotanti. La città sorge nella terra del ricco e antichissimo impero ittita, dove poi fiorirono numerose civiltà, tra cui quella bizantina e quella romana. Qui monumenti e palazzi d’ispirazione turca si mischiano con elementi bizantini e persiani. Il mausoleo di Mevlana, ricoperto di mattonelle verdi, è la costruzione più famosa di Konya. Accanto al mausoleo, l'antico seminario dei dervisci, ora trasformato in museo, conserva i manoscritti che racchiudono l'opera di Mevlana insieme a oggetti di culto appartenuti all'Ordine. Tutti gli anni, a metà dicembre, quest’Ordine religioso celebra una cerimonia (Sema) con i Dervisci Ruotanti. In prossimità della cittadella antica, domina il cielo di Konya la Moschea di Alaeddin, edificata nel 1220 durante il regno del grande sultano Alaeddin Keykubat. Accanto alla moschea, ciò che rimane del palazzo imperiale e, dall’altro lato, la İnce Minareli Medrese con un bellissimo portale.
Anche Istanbul, dove il sufismo si è molto radicato, è uno dei luoghi privilegiati per ammirare le danze rotanti nei suoi numerosi tekke, e non mancano le esibizioni dei dervisci nei locali, per turisti e non, di questa città tutta da scoprire, che attrae da sempre i viaggiatori come punto di incontro tra Europa e Asia. E’ grande il fascino della megalopoli turca (quasi 14 milioni di abitanti!), l’unica al mondo ad avere una parte europea e una asiatica. A renderla unica sono anche le tracce della sua ricchissima storia, che la vede alle origini città greca con il nome di Bisanzio, poi capitale dell' impero bizantino col nome di Costantinopoli e successivamente capitale dell' impero ottomano. Le testimonianze architettoniche e le attrazioni di Istanbul sono notevoli; dalla spettacolare Moschea Blu alla basilica-moschea di Santa Sofia, dal prezioso Palazzo Topkapi - un tempo reggia dei sultani - con i suoi tesori tra cui il famoso diamante, alla Torre di Galata nel quartiere fondato dai genovesi nel periodo delle Repubbliche marinare, dal Gran Bazar al panorama sul Bosforo. Anche la particolare atmosfera di questa città patrimonio Unesco va considerata un patrimonio, così come le sue usanze più tipiche: i bagni turchi (hammam), la degustazione del Sahlep, bevanda calda venduta per le strade, i bar con il caratteristico caffè ad infusione, il quartiere Taksim con la sua vivacissima vita notturna: un misto di tradizioni e modernità, come in fondo tutta la Turchia!