Rada ha accettato di raccontare la sua storia, una storia vera: quella di una donna di etnia rom scappata dalla guerra, arrivata qui fra mille peripezie, e che ha cercato di integrarsi nella società italiana. Non senza freni e contrasti da parte della sua stessa comunità di origine. E ha una passione ...coltivare la sua danza tradizionale. Uno spaccato sulla cultura rom .
Mistipè è il partito appena creato da tre donne romnì che Rada conosce per contrastare odio e discriminazione nei confronti dei nomadi (che nomadi poi non sono, essendo in Italia da almeno tre generazioni). Hanno consegnato la bandiera della “nazione rom” al Papa, alla senatrice Liliana Segre e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Pregiudizi e stereotipi accompagnano da sempre i rom che non hanno voce ne’ mezzi di comunicazione per diffondere la loro cultura. Malgrado la Carta di Roma, di loro si parla ancora spesso solo in chiave negativa, tralasciando passi antropologicamente interessanti e profondi.
Rada, impegnata nei diritti civili, ama dunque la sua Danza Tradizionale. E si presenta così..
“Piacere, Rada: 9 figli e 17 nipoti. Viviamo qui in zona Marconi in queste case occupate vicino all’ex cinodromo, ma a volte siamo attaccati da teppisti ubriachi e violenti. Il lavoro è la cosa che ci manca di più. Sono un’attivista nella difesa dei nostri diritti: quando vado nelle scuole parlo della lunga storia del popolo rom segnata dalle migrazioni e dal razzismo, esattamente come la mia. Lavoravo in una lavanderia, ma avendo lavorato nella cooperativa “Occhio di riciclone” sul riuso e riciclo, faccio anche borse e collane. Vengo da una famiglia di artisti: nel mio paese di ex Jugoslavia che adesso è Bosnia Erzegovina, mia madre faceva i vestiti per le modelle quando io ero piccolina . La mia arte preferita- continua- è la danza tradizionale rom, me l’ha trasmessa sempre mia madre. Ho fatto alcuni spettacoli a Bologna, Milano, a Roma con la coop Rom Bosnia Erzegovina ,lavoravo nelle scuole dove avevo 3 classi a cui insegnare a ragazzine gagè (non rom). Adesso qui in Italia si è persa un po’ la cultura tradizionale romanì perché ormai non c’è nessuno che insegna, si sono integrati con i gagè...Le romnià ormai hanno dimenticato i balli, ho visto che ballano merengue, bachata, rumba, hip hop. .Per quanto riguarda le nostre danze abbiamo tre tipi : in una ci si prende per mano in circolo, nell’altra ballano solo le romnià, e nell’altra ancora ballano un uomo e una donna. Mi farebbe molto piacere insegnare a tutti il nostro ballo, perché è una cosa importantissima, una vera ‘intercultura’, affinchè non si perda... “
Ma come vengono percepiti i rom, secondo lei?, chiediamo. “A me se dicono che gli zingari rubano non importa: ognuno creda ciò che vuole anche se sono sciocchezze. Faccio riflettere gli studenti chiedendo loro perché il nome dei rom viene associato sempre al furto e non ai campionati di calcio, per esempio? Parlo ai ragazzi della propaganda politica che si fa a nostre spese: i luoghi comuni li creano la tv e la politica a caccia di soldi. Il problema è che gli italiani si lasciano influenzare facilmente dalla tv e in tv se dici 10 volte una bugia diventa una verità. I ragazzi , poi, sono colpiti da come mi vesto, non si aspettano che una rom sia qualcosa di diverso da una poveraccia che vive in roulotte. Sono molto stupiti dal sapere quanti rom come me sono laureati: molte le persone famose fra noi: Banderas, l’ex presidente del Brasile, calciatori come Ibraimovic, Pirlo e Mihajlovic. Appena i ragazziMa lo sanno, esplode un boato!”
A scuola si sentono accettati i vostri figli?
“I docenti dovrebbero favorire l’integrazione, parlare con i genitori e con i bambini del razzismo. Il mondo è aperto e abitato da molte razze, bisogna fare cultura. I bambini usano l’appellativo “zingaro” in senso dispregiativo e isolano sempre di più il piccolo rom in una classe. E, purtroppo, spesso le nostre bambine vengono tolte dalla scuolaper mandarle in strada a mendicare o ad accudire i fratelli . Spesso all’interno della nostra comunità rom e sinti ci sono matrimoni troppo precoci. Si è troppo piccoli per capire l’assunzione di responsabilità; poi anche per la ragazzina, affrontare una gravidanza così presto è rischioso per lei e per il figlio. Infine, la tua adolescenza non la vivi. Rimani incastrata in questi che sono vincoli familiari e tu giustamente non hi più la possibilità di realizzarti professionalmente. Tranne che l’uomo, o la famiglia cui appartieni, siano aperti come mentalità e ti diano la possibilità di fare altro.
Cosa pensa delle gang di ladruncole rom?
"Io dico che è sempre meglio chiedere più che allungare la mano, perché potresti perderla, quella mano... E’ meglio chiedere un aiuto anche con l’elemosina, piuttosto che rubare. Ho avuto l’opportunità qui in Italia di imparare come si teneva la penna in mano, di scrivere sul quaderno, di fare i calcoli, queste cose" .
Cosa vorrebbe Rada per sé come rom e come donna?
“Avere una possibilità di lavorare e una possibilità di abitare. Ormai viviamo in una società dove parlare del ‘diverso’ è una cosa superata, non ha più senso".
Ada Margherita Braccioli