Stefano D'Orazio ha entusiasmato con la sua personalità e i suoi brani forti lo speciale pubblico di Rebibbia nel corso del suo concerto del 6 maggio scorso accompagnato dalla scatenata band (mauro conti -basso , fabrizio reali -batteria, riccardo rita -chitarra , marco di lorenzo -, claudio giusti sax e massimo nardini-tastiere) del Movimento dei Germogli di Calcata. Dal pubblico cori e ola ,unendo cantante e detenuti in una grande energia
di Elio Ippolito
“Uno di noi….D’Orazio… uno di noi, uno di noooi …..D’Orazio uno di noiiiiii !” Più di una volta si è levato il grido da curva calcistica urlato dai detenuti durante il concerto del cantante di Ariccia che si è tenuto nel teatro del carcere di Rebibbia il 6 maggio scorso. L’ex leader dei “ Vernice”, divenuto famoso con la band negli anni 90 per la partecipazione al festival di Castrocaro, per i tanti passaggi televisivi sulla Rai e per aver condiviso il palco con tanti big del livello di Pino Daniele e di Vasco Rossi ( molti critici lo mettevano addirittura sulla strada del rocker bolognese), ha deciso di rimboccarsi le maniche e di dare un violento colpo di spugna al passato che “a seguito della mia depressione”(testuale), lo ha tenuto lontano per lunghissimo tempo dalle scene . Oggi Stefano D’Orazio ha deciso di riprendersi senza mezzi termini il ruolo che gli spettava nel mondo rock e della canzone in genere.
“Uno su mille …..ce la fa”, cantava e urlava Gianni Morandi negli anni 80……ecco proprio a questo deve aver pensato Stefano di Ariccia…anzi qualcuno, più di uno ! Ed eccolo a girare per le tv laziali, per le radio, a rispondere sui social ai suoi tanti estimatori che ancora credono in lui e lo vogliono rivedere sul palco. Come rappresentante dell’etichetta discografica RGB gli viene proposto di prendere parte –in qualità di presidente di giuria- al Premio “Che fine hai fatto cantautore” dedicato al mitico Franco Califano, evento che vedrà la luce a settembre 2016 e che sta creando molte aspettative tra coloro che si dedicano alla canzone d’autore e romanesca.
Tra le ultime iniziative la produzione con la Rgb del nuovo album “Ci vediamo all’inferno” e giorni fa – dopo un incontro propiziatore avuto con Marco Patrick Edera che già aveva suonato a Rebibbia- si è presentato con entusiasmo e tanta emozione sul palco del teatro del carcere di Rebibbia ,in compagnia della band dei “Nuovi germogli di Calcata” . Seduti in prima fila i collaboratori del cantante , i responsabili del teatro di Rebibbia e Marco Patrick Edera (nella foto sotto) , che ha introdotto Stefano D'Orazio allo speciale pubblico. In seconda fila (unici giornalisti che si sono presentati all’invito) i responsabili di Ballareviaggiando. Dalla terza fila fino in fondo i fruitori dell’evento e cioè i detenuti nel carcere. Di tutte le età e con tanta voglia di distrarsi.
Tutto avviene come in un vero concerto…Stefano D’orazio si fa attendere…fa salire gli applausi e al momento giusto appare da dietro le quinte preceduto dalle note che salgono e luci sfavillanti che guizzano..tocca a lui ….ha aspettato tanto questo momento e si lancia all’attacco con il suo “Pipistrello”, un brano ironico /divertente che gli può aprire la strada alla simpatia e di buon effetto. Il suo look da rockettaro con berretto col numero 8 impresso sopra e la maglietta, prima con il logo di Batman e poi con linguaccia di Mick Jagger, si adeguano perfettamente al suo volto genuino e dai lineamenti di chi ha la scorza dura (“non sono bello “ canta nel suo testo) e sa cosa vuole.
Il pubblico, inutile negarlo, è particolare. Non solo non pagante, è formato da soli maschi che per giunta tornano da sfide calcistiche, chi ha vinto e chi ha perso, qualcuno è bendisposto, altri sono incazzati e per questo possono cercar sfogo su qualsiasi altra cosa. Un pubblico rumoreggiante dunque, pronto a lanciare lazzi e motti , a fare a gara su chi dice la battuta più spiritosa ( e bravo è stato D’Orazio a condurlo fino a fargli urlare un liberatorio “stronza” che ha accompagnato uno dei suoi brani più gettonati ).
Ad un certo punto confesso di esser tornato indietro di quasi sessanta anni, di quando bambino frequentavo il cinema Folgore al Quadraro…..un putiferio continuo, cicche accese che volavano dalla galleria alla platea insieme ai “bruscolini” sputati dall’alto e perché no qualche sputacchio di persone non bene educate. Il mio timore è però durato pochissimo perché il frastuono era solo labiale e divertente, ma almeno inizialmente il pubblico era teso e in attesa di qualcosa…..quel qualcosa che di lì a poco sarebbe arrivato con i suoni e ritmi trascinanti e a volte anche romantici dei brani cantati per ben due ore da D’Orazio e dalla sua band. Brani come “Su e giù” ,“Solo un brivido ,”La ragazza dei sogni”, ”Che cos è” .”La vita è” “Io sto aspettando” e "Non posso stare senza te" hanno scatenato ovazioni a catena. Quando è arrivato il momento delle cover ,oltre alle “stelle anglo americane” hanno brillato anche brani come "Tofie", e "Liberi liberi " (grande ola del pubblico !) di Vasco e "Napule è" di Pino Daniele.
La bravura e i sani sentimenti del cantante sono arrivati con grande energia in platea e dalle poltrone una carica vitale è rimbalzata sul palco ,una cosa davvero emozionante e coinvolgente che viaggiava sulla stessa lunghezza d’onda e sulla stessa frequenza. Non c’è stato risparmio di energie, le corde delle chitarre elettriche vibravano alla velocità più alta delle luci, le tastiere sembravano indiavolate , il batterista era del tutto scomparso dalla vista si vedevano solo i piedi che martellavano e le mani che tiravano “su e giù” (!)le bacchette ,il sax era divino……è intervenuto con parsimonia nei brani ma era divino.
D’Orazio seppur mezzo febbricitante (come ha dichiarato al termine) si è consumato sul palco e ha dato davvero tutto anche con i suoi intermezzi col pubblico “Noi ci siamo voluti qui….ci siamo cercati….per sempre mi porterò dietro questo nostro incontro….anche se lo dicono tutti….lo so “ e poi “ io sono stato salvato da questa –indicando la sua chitarra.
“Uno di noi…..D’Orazio uno di noi….uno di noooi ….D’Orazio uno di noiiiiiii “ fino al termine del concerto.Un entusiasmo,e coinvolgimento, sembra, altissimi rispetto ad altri eventi.
Certo anche per il cronista una bella emozione che andava affrontata e….solo ascoltata. E anche il ricordo di una battuta che ci ricordava di essere in una prigione romana: a metà concerto D’Orazio sparisce dietro le quinte per bere un lungo sorso d’acqua ma tarda a rientrare in scena…..in un silenzio tombale rimbombava una voce da dietro “Ahò…..questo s’è annato a costituì ! “. Geniale, pure a Rebibbia c’è qualche genio.