BOTERO, la grande mostra: l'abbraccio di Roma.  Palazzo Bonaparte , dal 17 settembre al 19 gennaio 2025

 A un anno della sua scomparsa,  Arthemisia e Palazzo Bonaparte a Roma dedicano la più grande mostra mai realizzata in Italia a Fernando Botero, uno degli artisti più importanti del XX Secolo. In  120 capolavori l'esposizione racconta il percorso artistico del pittore e scultore colombiano, che ha sperimentato più tecniche, dalla pittura alla scultura, e che  ha portato nei suoi lavori le radici dell' America Latina e l'influenza europea ed italiana soprattutto. Regalando al pubblico un mondo esuberante e magico. Esposti anche inediti eccezionali come Omaggio a Mantegna, che si riteneva perduto, e  La Menina  (After Velazquez) .

Un atto di affetto  e un omaggio  per  rendere eterno il messaggio artistico del colombiano Fernando Botero , scomparso solo un anno fa , e che ha sempre mantenuto un forte legame con l'Italia e la sua arte.  Questo rappresenta la grande mostra BOTERO,   dal 17 settembre a gennaio 2025,  negli spazi di Palazzo Bonaparte. Centoventi  capolavori  che conducono il pubblico in un viaggio  tra le tante ispirazioni  artistiche del maestro , dalla sua terra alla danza, dalla vita del circo alla religione e ai suoi rappresentanti, dalla corrida  e i suoi personaggi , dalla reinterpretazione di grandi classici  alla  natura morta , fino a a scene di violenza e tortura (Iraq e Colombia).

La mostra, inaugurata il 16 settembre,  racconta oltre 60 anni di carriera artistica,  ed è  stata curata da Lina Botero, figlia dell’artista, presente alla conferenza di inaugurazione insieme ai due fratelli, uniti nella creazione della Fondazione Botero, e  da Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta della sua opera.

Questa è una mostra eccezionale perchè è la prima grande esposizione di pitture dedicata a Fernando Botero dopo la sua morte. È anche una visione diversa del suo lavoro, che mette inevidenza la maestria con cui Botero ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera artistica. Un artista che spesso ha percorso una vita solitaria in controtendenza con il suo tempo  - ha detto  Lina Botero. “È un’occasione straordinaria per celebrare il primo anniversario della morte di mio padre in Italia, un Paese che ha significato molto per lui e per il suo lavoro”.

" Ho voluto fortemente questa mostra - le parole di Iole Siena, Presidente Gruppo Arthemisia- per rendergli il primo grande omaggio  italiano a un anno dalla sua scomparsa , avvenuta  poche settimane dopo quella della sua amata moglie Sofia....Ho conosciuto Botero nel 2017 e nacque subito una grande simpoatia. Nessuna eccentricità, nessuna sregolatezza o stranezza ma anzi  un'eleganza discreta ,un continuo osservare  in silenzio la  vita intorno a sè, gentile e pacato, così diverso da quei suoi personaggi esagerati e fuori misura..."

Cristina Carrillo de Albornoza ha aggiunto:  “In Italia, a 20 anni, quando si confrontò con i capolavori del Rinascimento italiano, in particolare Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio, con forme massicce e colori straordinari, avvenne la sua "metamorfosi". Botero si è sempre interessato al volume, fin dai suoi inizi, in modo inconsapevole, ma ha capito la sua trascendenza nell’arte studiando i maestri del Quattrocento italiano. Ha interpretato l'arte come un'avventura con nuove regole". 

Con questa mostra ha preso il via la  collaborazione di Arthemisia con Terzo Pilastro, rappresentata da Alessandra Taccone che ha raccolto il testimone dal professor  Avvocato o Emmanuele F. M. Emanuele,  mecenate e filantropo e storico presidente di Terzo Pilastro. " La forza di Botero- ha detto il professore -  risiede nella cifra stilistica del tutto peculiare, unica e riconoscibilissima, cui è rimasto sempre fedele". 

" La sua particolare attitudine a interpretare - o meglio trasfigurare la realtà- è stata la grande fortuna di Botero: ne ha infatti   ampliato sensibilmente  la capacità di intercettare i gusti degli spettatori, proponendo un mondo fatto di abbondanza, positività, energia e ironia-le parole di Alessandra Taccone. 

E tra le ultime volontà  dell'artista, come testimoniato dal figlio Ferdinando, il desiderio che le sue opere fossero esposte sempre in nuove mostre. Per questo l'evento romano diventa un grande omaggio alla sua arte e un atto dovuto.

Il Mondo di Botero 

Il patrimonio artistico  di Botero si  caratterizza  per le forme  monumentali dei suoi soggetti, dove diventano protagonisti il volume, l' opulenza e il colore, trascinando  i visitatori in un mondo surreale, fantasioso e magico. Per rendere più concreta questa magia, accanto alle opere è stata allestita una "sala degli specchi " dove le immagini delle opere di Botero  appaiono e scompaiono  regalando suggestioni ed emozioni....  L'esposizione rappresenta anche un viaggio nelle varie tecniche adottate dall'artista - pittura, scultura, acquarelli, disegni., pastelli.....- sempre alla ricerca di nuove  sperimentazioni  guidato dalla volontà   di diventare sempre più padrone dell'essenza dell'arte e della pittura. "La mia ambizione era di essere un pittore, e soltanto un pittore. Ho cominciato a dipingere a quattordici anni e da allora non c’è stato nulla che sia riuscito a farmi smettere. Vivo con una costante fame d’arte. Aspiro a esplorare i problemi fondamentali della pittura. Non ho mai trovato altro nella vita che mi causi altrettanto piacere". Queste le parole che ci ha lasciato l'artista. 

Botero rimase sempre legato alla tradizione dei grandi maestri, e l’Italia, sua seconda patria, svolse un ruolo cruciale nel suo sviluppo artistico. Fu qui che, all’inizio degli anni ‘50, mentre studiava le immense forme e gli straordinari colori della pittura del Quattrocento, comprese il proprio interesse quasi innato per i volumi, e cominciò la sua trasformazione stilistica. Grande amore per l'Italia ma Botero  non scordò mai le sue origini colombiane: trasformò i propri ricordi della Colombia e della sua infanzia nei temi principali delle sue opere. Fu sempre convinto che   “la ricchezza di un artista consiste nel connubio delle influenze chene hanno segnato la vita e il lavoro”. 

Tra i suoi temi ricorrenti la Natura Morta, genere che suscitò sempre gran fascino in Botero, richiamandosi alla tradizione pittorica olandese, e manifestando uno stile che rifletteva l’esuberanza delle sue origini latino-americane, tanto nel colore quanto nell’esaltazione completa dei volumi. Il circo è un altro  tema  caro all'artista. Botero iniziò a confrontarsi con questo tema nel 2006, durante una delle visite annuali a Zihuatanejo, in Messico. Lì egli scoprì un circo che, per quanto modesto, vantava un autentico sapore latino-americano. Durante la visita rimase colpito non solo dai personaggi, che mostravano una contenuta tristezza, ma soprattutto dall’immensa poesia e dalla plasticità delle sue forme e dei suoi colori. I trapezisti, i pagliacci e i contorsionisti sonoi protagonisti di questa serie di opere che si caratterizza per i colori, la malinconia e l’incanto poetico. Tanto il circo quanto la tauromachia sono temi che, per il loro formato, il loro movimento, la loro espressività, offrono grandi libertà e possibilità plastiche perché permettono di giocare in modo sorprendente con la composizione, il colore e la luce. Botero cominciò a realizzare raffigurazioni ad acquerello dei tori a quindici anni, copiando i manifesti delle corride, che vedeva in Plazas de Toros de la Macarena, dove suo zio l’aveva iscritto alla scuola di banderilla. Ben presto si rese conto che la professione di torero non faceva per lui ma in quell’universo colmo di colore, movimento ed emozioni scoprì la sua vocazione come pittore.

E poi danzatrici, donne allo specchio nel vigore della femminilità, pic nic , gente di strada , tante le immagini  piene di colore che  ci raccontano la vita. Ma anche opere che  denunciano con immagini di torture e violenze, mantenendo la stessa cifra stilistica   ricordando Colombia e Iraq. " L'arte- ha detto Botero- non ha il potere di  produrre cambiamenti sociali o politici. Ha però il potere di perpetuare nel tempo la memporioa  di un episodio...". 

Le "Versioni "

Fin dal primissimo viaggio in Europa nel 1952, Botero ha realizzato numerosi omaggi a sommi esponenti della storia dell’arte universale, che influenzarono e arricchirono la sua vita artistica. Omaggi che si si sono tradotti in una serie di Versioni, in cui si è appropriato di temi creati da altri per trasformarli, con il proprio stile, in opere originali completamente diverse. E così, benché il tema di partenza fossero le opere di Leonardo, Velázquez o Piero della Francesca, il linguaggio è rimasto chiaramente quello di Botero. Sono versioni meravigliose perché danno vita a opere diverse, stile “Botero”. Alcune delle sue versioni più celebri tratte da opere dei grandi maestri sono esposte nella mostra.   La Menina (“La damigella d’onore”), che cita Diego Velázquez (1599-1660), El Diptico(“Ildittico”), ispirato a Piero della Francesca (ca. 1416-1492), El Matrimonio Arnolfini, (“Il matrimonioArnolfini”), che riprende Jan van Eyck (ca. 1390-1441), oppure Mademoiselle Rivière, ispirato a Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), La Fornarina, citazione di Raffaello, o El retrato delos Burgueses, che riprende Rubens.“L’arte”, insisteva Botero, “è la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente”.

Ester Ippolito

 

Col patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio e delComune di Roma –Assessorato alla Cultura, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fernando Botero Foundation e in partnership con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e Poema .La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision e la Repubblica, hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville e sponsor tecnico Cantine Ferrari Trento Catalogo edito da Moebius. 

FOTO 1-2-3-5 di Roberta Gulotta 

FOTO 4-6 Arthemisia 

 

FOTO GULOTTA CONF STAMPA: Cristina Carrillo De Albornoz, Alessandra Taccone, il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Iole Siena, Lina Botero, Fernando Botero, Juan Carlos Botero.


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