Continua il viaggio di Incontri Popolari Zoom, ogni mercoledi), la rassegna ideata e curata da Roberto D'Agnese, per scoprire l'universo delle tradizioni popolari italiane tra riti, feste e celebrazioni e per comprenderne il valore ." Le tradizioni possono salvare le Comunità, possono dare nuovi impulsi ad aree interne a rischio spopolamento. Anche quando la tradizione si adatta a nuove esigenze - le parole di D'Agnese. Accanto a lui protagonisti di queste feste, artigiani , testimoni, e ospiti fissi , Ugo Vuoso,- antropologo e -direttore del Centro Etnografico Campano, e Pierpaolo De Giorgi, filosofo e musicista.
Per l'appuntamento del 9 marzo, tappa a Jelsi, provincia di Campobasso, Molise , per conoscere gli aspetti di due eventi: La Festa del Grano in onore di Sant'Anna, il 26 luglio, che rientra nel ciclo delle Feste del Grano tra Campania e Molise ( Fontanarosa, Foglianise, Jelsi, San Marco dei Cavoti, Villanova del Battista, Mirabella Eclano e Flumeri), e Il Ballo dell'Orso, che si svolge nel periodo di Carnevale .Tradizioni antiche e tradizioni recuperate e reinventate nelle quali la Comunità , in ogni caso, vive e si identifica.
Quando il grano si fa arte
La Festa del Grano di Jelsi nasce nel 1805 in seguito al terremoto del 26 luglio di quell'anno, per ringraziare Sant'Anna per aver difeso e protetto il paese. Il rito , basato su offerte votive, prevede una processione della Santa con carri (tra i 30 e i 40) trainati da animali , adornati con opere artigianali fatte con il grano , vere e proprie opere d'arte , ispirate ai simboli religiosi o all'attualità. " La Festa del Grano è il nostro fiore all'occhiello, il punto focale della nostra Comunità- ha raccontato Antonio Valiante, amministratore del Comune di Jelsi. "Nata per ringraziare Sant'Anna, viene festeggiata da 200 anni senza interruzioni. E' una processione di pace e anche una occasione di incontro per tutta la Comunità. Negli anni la festa ha subito dei cambiamenti, prima il grano veniva trasporato da animali, poi sono subentrati dei carri, o meglio delle slitte in legno dette Traglie, portata da buoi. A differenza delle Feste del Grano che si svolgono in Irpinia rappresentate da obelischi decorati, in Molise sono i covoni di grano a essere i protagonisti. La nostra festa è collegata grazie a gemellaggi ad altre feste italiane similari e anche all'estero. Esiste già una rete tra le località , sette, che celebrano queste feste del grano (Appennino Sannitico) e il nostro obiettivo è avere il riconoscimento Patrimonio Immateriale Unesco e stiamo lavorando al dossier di candidatura".
"La lavorazione dei carri e degli adorni è molto importante e sentita- ancora Valiante- una volta la preparazione dipendeva dalle Contrade di Jelsi, oggi dipende soprattutto da gruppi di amici che vi si dedicano e si organizzano spaziando nelle creazioni in piena libertà. La festa è poi accompagnata da musica popolare di varia tradizione . Una volta c'erano anche delle danze popolari come la zingaresca. E' una festa viva, molto partecipata, e vengono a trovarci anche molti comuni limitrofi con i loro Gonfaloni".
"E' una festa identitaria, legata al mondo contadino- le parole di Antonio Maiorana che segue il rito da ben 50 anni." Vorrei sottolineare il ruolo delle donne e il loro particolare rapporto con la Santa soprattutto nel periodo della gestazione. Secondo alcune ricerche sui sogni di donne di Jelsi , anche lontane ed emigrate, si sono registrate sogni similari, trovarsi in una città deserta finchè non arriva la Santa a tranquillizzarle. All'inizio le donne sfilavano in abbigliamento tradizionale portando in testa covoni di grano o realizzazioni artigianali in rame."
" Dedichiamo tutto l'anno alla preparazione del Carri per Sant'Anna- ha detto Peppe Pirro, costruttore di carri." Soprattutto per il Carro principale di Sant'Anna si programmano incontri per confrontare le idee di tutti e scegliere la migliore. La base della struttura è di legno e le decorazioni vengono realizzate con cicchi di grano, granaglie varie, paglia, e il tutto regala a queste opere dei giochi di luce bellissimi. Molte di queste opere (tutte è impossibile per mancanza si spazio) vengono conservate nel Museo di Piazza San Pietro , dove possono essere ammirate. L'esperienza più bella da fare è sicuramente la partecipazione al Cantiere del Grano, lavorando tutti insieme " .
" La nostra festa - l'intervento del presidente della Festa del Grano Luigi Michilli,.- giunta alla sua 217° edizione , è conosciuta ben oltre il Molise. Come è stato detto, non ha avuto interruzioni, anche in tempi di Covid è stata celebrata in forma ridotta dove è prevalso lo spirito religioso. Un nostro orgoglio è la Scuola del Carro , rivolta ai ragazzi dalla quinta elementare alla terza media, e la Scuola delle Trecce, addobbi che adornano la città, rivolta agli anziani. Questo ha l'obiettivo di mantenere viva la tradizione e trasmettere la tecnica della lavorazione alle nuove generazioni. Sono momenti importanti di aggregazione sia per i giovani che per gli anziani. Numerosi sono i visitatori , soprattutto se la festa cade di domenica, ma molti vengono anche nei giorni successivi ad ammirare le opere nel Museo. Per noi questa festa ha il valore del Colosseo, tutto ruota intorno a questa celebrazione e il nostro dovere è mantenerla viva".
Il Ballo dell'Orso,la paura del diverso
A differenza della Festa del Grano,Il Ballo dell'Orso, tra i riti propiziatori del Carnevale, segno del passaggio dalla stagione invernale alla primavera , la rinascita, è una tradizone recuperata e rivisitata dal 2008 (interrotta dalla seconda guerra mondiale), strizzando l'occhio alla dimensione spettacolo. Nella sua struttura si avvicina ad altri riti affini come il Diavolo di Tufara (CB) e al Cervo di Castelnuovo al Volturno (IS). Tenuto a catena , l'uomo orso è costretto a danzare per i vicoli del paese e andando di casa in casa in una forma di questua sotto la minaccia di percosse con un bastone. Oggi il rito si celebra attraverso una versione teatrale, con testo scritto e sceneggiatura (La Ballata dell'Uomo Orso) grazie al regista e documentarista ,con la passione dell'antropologia , Pierluigi Giorgio, una riproduzione anche musicale della prigionia dell'Orso e del suo asservimento.
" Grazie a delle ricerche, e dai ricordi degli anziani, per esempio mia nonna, abbiamo ritrovato le tracce di questa maschera . Da qui la tradizione è stata reinventata ed è nata la versione teatrale - le parole di Michele Fratino, colui che interpreta l'Orso. " La Ballata dell'Orso- ha raccontato Pierluigi Giorgio (nella foto con l'Orso) - ripercorre le tracce di questo rito nato originariamente per la caccia divenuto poi agricolo. La pantomima de La Ballata dell'Orso mette in scena la paura che la società ha di se stesso , la paura del diverso , tema molto attuale. O il diverso si adatta o viene eliminato. E dall'uccisione / eliminazione nasce un nuovo seme, una nuova stagione. Per il rito - generalmente il martedì grasso ma la data è elastica - partecipano anche maschere da altre regioni (Sardegna) ed esportiamo questo spettacolo in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia".
La Comunità vuole esistere. Arte e bellezza
" Se una costumanza non ha più senso per la Comunità la tradizione muore , invece adesso si tenta il recupero , se ne ricostruisce la memoria, come dimostra il caso del Ballo dell'Orso, dando spazio a una visione spettacolare. Un rito che si richiama all'Uomo Selvatico che va addomesticato e alla morte del Carnevale. In questa operazione la Comunità ricerca una propria centralità, una prova di esistenza della stessa- l'intervento di Ugo Vuoso.
" Ho suonato a Jelsi con i Tamburellisti di Torrepaduli e ho visto uno spettacolo di bellezza. Bisognerebbe correggere qualcosa: la storia dell'arte si occupa delle creazioni dell'individuo e non si preoccupa dell'arte collettiva che produce arte e bellezza- le parole di Pierpaolo De Giorgi riferendosi alle creazioni della festa del Grano. E sull'Orso: " L'Orso è il negativo che viene sconfitto, perchè l'uomo ha bisogno di rimarcare il positivo e rifondare il mondo. Riferiamoci di nuovo alla Techne e alla Teoria in senso greco ( arte e teatro), un altro modo di vedere il mondo ,e la guerra non esisterà".
Ester Ippolito
Gli "Incontri Popolari", centrati sulle tradizioni italiane, proseguono ogni mercoledì, alle 22,00 sulla piattaforma Zoom. Per partecipare basta inviare un messaggio WhatsApp al 3402829757 con scritto Incontri Popolari. Poco prima dell’inizio dell’evento verrà inviato un link per l’accesso. Evento gratuito
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