'Incontri popolari': i Misteri di Procida e i Mamuthones di Mamoiada

Campania e Sardegna al centro della scena di “Incontri popolari”, l'immancabile appuntamento settimanale con le tradizioni italiane promosso e organizzato da Roberto D'Agnese, presidente e fondatore della Scuola di Tarantelle montemaranese. Mercoledì 16 febbraio l'incontro sulla piattaforma Zoom si è concentrato su Procida, capitale europea della cultura 2022, con i suoi Misteri della settimana santa, e Mamoiada, con i suoi celebri Mamhutones di Carnevale.

Due isole del Mediterraneo molto diverse – Procida e la Sardegna - accomunate da due sfilate rituali di grande suggestione, caratterizzate da una lunga preparazione che coinvolge tutta la popolazione locale. “In realtà la processione della settimana santa procidana comincia 40 giorni prima, con lo squillo di una particolarissima tromba senza tasti, suonata dai giovani del paese – spiegano Giuseppe Lubrano Lavadera, presidente Associazione Isola dei Misteri, Leonardo Costagnola, assessore al turismo, e Giacomo Retaggio, autore del libro 'I Misteri della processione del Venerdì Santo' -. I Misteri sono una sorta di carri allegorici che sfilano circondati da una folla enorme, ma quello che rende unica la processione di Procida è che i carri cambiano ogni anno, diventando anche uno specchio della società. I Misteri, infatti, vengono preparati con grande cura, mobilitando tutti gli abitanti dell'isola, che vivono la processione come il momento più importante della comunità. Questo rituale nasce come corteo penitenziale; poi all'autoflagellazione si è sostituito il simbolismo”. 

Simbolismo fortemente presente anche nella sfilata dei Mamuthones e degli Issohadores di Mamoiada, in Sardegna, che si svolge durante il Carnevale. “Ma il nostro è un Carnevale diverso, tragico, legato ai riti precristiani e al ciclo delle stagioni – fanno notare Pino Ladu, assessore Cultura e Turismo di Mamoiada, e Raffaele Bindinelli, presidente della Pro Loco -. Le nostre maschere rappresentano l'uomo che cerca di ingraziarsi la natura; durante l'inverno, con l'avvio del Carnevale il giorno di Sant'Antonio, i contadini cercavano di ottenere una primavera-estate benevola scacciando gli spiriti maligni con i campanacci e 'battendo la terra' con i piedi”. Il gruppo è generalmente composto da dodici Mamuthones che si muovono in due file parallele, uniti ad otto o dieci Issohadores, che li affiancano durante tutto il rituale della sfilata. A guidare il gruppo è un Issohadore che si differenzia dagli altri per l’avere in più una fune incrociata al petto con “sos sonajolos”. I Mamuthones, mascherati e ricoperti da pelli di pecora, danno vita ad una danza all’unisono, muovendosi con passi estremamente pesanti e producendo ad intervalli regolari un particolare frastuono dando tutti insieme un colpo di spalla destra corrispondente all’avanzare del piede sinistro, seguito immediatamente dopo da un colpo di spalla sinistra simultaneamente all’avanzamento del piede destro. Inoltre, di tanto in tanto, compiono tutti insieme tre rapidi salti su se stessi. Diverso il movimento degli Issohadores, i quali si muovono con passi più agili e sciolti, con improvvisi slanci nel gettare “sa soha”, la fune con la quale catturano donne o amici fra il pubblico. “In realtà i Mamuthones sono di più – sottolinea l'assessore Ladu – perchè tutti vogliono partecipare alla sfilata di Sant'Antonio, la più importante, che può durare anche 5 o 6 ore. Ognuno ha la sua maschera personale, fatta da artigiani locali, mentre i campanacci appartengono alle associazioni locali, ed è molto importante la disposizione di ogni 'collana' di campanacci, che si intreccia con le altre sul corpo”.

Nelle due feste tradizionali di Procida e di Mamoiada, così diverse tra di loro, si può rintracciare “un collante identitario, con una comunità che ogni volta rinasce e che può anche diventare strumento di marketing per il turismo”, come rileva Ugo Vuoso, direttore del Centro etnografico campano e ospite fisso degli Incontri popolari insieme al filosofo e musicista Pierpaolo De Giorgi. “Due momenti che si inseriscono in questa necessità di rinascita – sottolinea De Giorgi -. La processione di Procida ha punti di contatto con il Carnevale, con carri ogni volta diversi. Nella sfilata di Mamoiada c'è la presenza del dionisiaco, con suoni e danza collettivi, e il dramma rituale con l'uccisione del negativo, che ci trascina in un tempo mitico”.

Entrambi gli eventi sono anche attrazioni turistiche bloccate purtroppo dal Covid, e tutti le parti coinvolte puntano sul futuro prossimo per rafforzare questo aspetto, senza però snaturare la tradizione. “Il turismo sta cambiando - fa notare il prof. Alessandro Cugini, responsabile turismo religioso Scuola di Alta Formazione in Arte e Teologia della Pontificia Università Teologica dell'Italia Meridionale e CEO Rete d'imprese Turistiche TRECC -. E in questo processo di cambiamento è fondamentale la formazione, con l'obiettivo di promuvere, anche all'estero, attrattori turistici che durino tutto l'anno. Mamoiada ha già raggiunto questo obiettivo, creando cooperative, musei e prodotti fortemente legati al territorio locale. Ora anche Procida dovrebbe muoversi ancora di più in questa direzione, tenendo presente che oggi l'Unesco non certifica solo luoghi, ma anche il 'patrimonio immateriale'”.

Livia Rocco

L'appuntamento con 'Incontri popolari' è il mercoledì alle 22 in diretta Zoom. Iscrizione gratuita su WhatsApp al 3402829757


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