Incontri Popolari, la tradizione al centro. Campania e Molise: Natale Piccirillo e il rito del Cervo

" La tradizione Popolare ha bisogno di farsi sentire" . E' questo assioma che spinge Roberto D'Agnese a proseguire sulla via della divulgazione e approfondimento di questi temi con la seconda edizione di Incontri Popolari, ogni mercoledì su Zoom (evento gratuito), di cui è ideatore e conduttore. L'obiettivo raccontare e conoscere e far conoscere le tante tradizioni italiane, feste popolari e riti. Momenti che , a parte questo periodo sospeso, richiamano pubblico da fuori che, se rispettoso, può mettere in moto anche nuovi meccanismi economici per borghi e piccoli paesi talvolta a rischio spopolamento.

Per il secondo appuntamento ( 26 gennaio ), protagoniste Campania e Molise: la Campania, Sirignano , provincia di Avellino, nel Baianese ,con il Natale Piccirillo, e il Molise , con la Caccia all' Uomo Cervo, il rito de Gl'Cierv", a Castelnuovo al Volturno , Isernia, un piccolo borgo che non arriva a 300 abitanti. I racconti relativi a questi momenti, che hanno tenuto alta l'attenzione dei partecipanti - sono stati conditi dai commenti e osservazioni dei due ospiti fissi ,ovvero il filosofo e musicista Pierpaolo De Giorgi , e l'antropologo Ugo Vuoso. Interpretazioni, parallelismi con altre tradizioni , rimandi culturali, il discorso sarebbe infinito. 

Natale Piccirillo..fare Comunità 

Sirignano, nell'Avellinese, ha messo in calendario, seguendo una antica tradizione legata a culto di Sant'Andrea di cui ci sono tracce fin dal 1600 se non da prima, un secondo Natale , il Natale Piccirillo, che si festeggia il 29 e il 30 novembre "proprio con lo stesso spirito della vigilia di Natale, con i cibi tradizionali di magro (alici, baccalà , vongole ), e offrendo doni a tutti coloro che si chiamano Andrea - e sono moltissimi in paese - come ha raccontato Stella Colucci, addetta stampa della Pro Loco di Sirignano, istituzione che promuove con passione l'evento, arrivando ad accogliere anche 5000 persone. Una festa particolare  che si sdoppia : un rito per coloro , sempre di più, che vengono da fuori ,e un altro rito più intimo in famiglia. La tradizione si è rafforzata e rinnovata  sulla scia del ritorno di molti abitanti di Sirignano, molti boscaioli, che si allontanavano per molto tempo dal paese e facevano ritorno per Sant'Andrea che si trasformava così in una festa di Natale, perchè  segnava il ritrovarsi e lo stare insieme. Sirignano è stata anche terra di emigrazione dove il ritorno acquista un forte significato. "Con questa festa , che coinvolge tutti, , si celebra la voglia di stare insieme: ognuno collabora con la propria esperienza (cucina, ecc) sempre con il sorriso -ancora Colucci. Ala festa si affianca un'altra tradizione, in vita almeno fino a 60 anni fa, quella delle piramidi umane , quasi una danza, ovvero giovani in equilibrio cantando una filastrocca. Qualcosa di affine alla Basilicata, per esempio le Torri Umane di Irsina. E come in tutte le feste, in chiusura la piazza di Sirignano si riempie di danze tradizionali di varie influenze, dalla Tarantella di Montemarano alla Tammurriata, e la presenza dell'albero di Majo.

" E' molto interessante la diversificazione di questa festa, una per chi viene da fuori e una per i soli abitanti- l'intervento di Ugo Vuoso- Questo momento testimonia l'enfasi per festeggiare Sant'Andrea e quello che è il destino della festa ovvero fare Comunità, anche nel caso di una tradizione creata. Natale Piccirillo nasce da una leggenda di un parroco che portò alici in regalo alla popolazione che sentì il bisogno di ricambiare con un rito, in nome della reciprocità" . 

La caccia al cervo...morte e rinascita

Di grande fascino il rito dell'Uomo Cervo di Castelnuovo Volturno, Isernia, raccontato da Eduardo Vessella, musicista e percussionista, legato a questa festa fin da ragazzino e che interpreta nella pantomima teatrale che caratterizza questa tradizione il ruolo del Maone, e da Ernest Carracillo, presidente dell'Associazione Uomo Cervo (sito dedicato http://www.uomocervo.org).

 La caccia all'Uomo Cervo si " festeggia" l'ultima domenica di Carnevale , e per vari simboli- maschere, fuoco, grano, rinascita, raccolto, lotta tra bene e male- si inserisce nella tradizione carnacialesca e si lega  anche ad antichi riti pagani e agricoli. Si tratta di una vera e propria rappresentazione teatrale , che coinvolge buona parte della popolazione " soprattutto i giovani- come ha sottolineato il presidente dell'associazione- proprio per non far morire questa tradizione. " Una tradizione sulla quale ho iniziato a fare ricerche fin dagli anni 70, intervistando coloro che l'avevano vissuta , e che in parte ho modificato senza stravolgerla. Abbiamo anche un gruppo di 36 figuranti che porta questo rituale  in giro". Tra le novità introdotte lo spostamento della pantomima teatrale verso il tramonto , momento più suggestivo " tra fuochi, torce , la formazione di una specie di anello magico", semplificazione nella vestizione dell'uomo cervo con pelli di capra , introduzione delle Janare (intese come streghe nella tradizione campana) , le " ombre nere" che precedono  l'arrivo del cervo , un pizzico di teatralità in più e "un modo per coinvolgere anche le ragazze del posto". E poi tanta musica dalle zampogne alle percussioni...

"Oggi si cerca di " riscrivere " la tradizione anche in funzione di un pubblico che prima non c'era e da qui nascono dei linguaggi più vicini allo spettacolo- ha detto Vuoso. "Intervenire a volte sulla tradizione va inteso come un modo di procedere non come una pecca ". 

Vessella ci ha introdotto alla spettacolarità del rito " un rito pagano, con un legame con Dionisio, e con il ciclo delle stagioni, morte e rinascita". Tutto inizia con la danza delle Janare intorno al fuoco e la figura del Maone che gestisce questa danza in attesa dell'arrivo dell'Uomo Cervo,  figura che fa paura al popolo , che appare nel silenzio, tutto scuro e coperto di campanacci, e scompiglia tutto. Finchè non incontra la cerva con cui inizia una danza di corteggiamento , ma ben presto entrambi proseguono nel fare danni intorno a loro, controllati per quanto possibile dalla figura del Martino , ricorrente in molte altre tradizioni ( Montemarano, Pulcinella ecc), vestito di bianco, con cappello a cono e nastrini colorati. Quando diventa davvero impossibile contenere i due cervi subentra il Cacciatore che gli sparerà. Ma al tempo stesso aliterà nelle loro orecchie un alito di vita ... i cervi resusciteranno e riprenderanno la loro strada verso i monti in modo pacifico. Verso pubblico verrà gettato grano come augurio per un buon raccolto.

"E' evidente la natura dionisiaca in questo rito- le parole di Pierpaolo De Giorgi- Dio è la natura anche se l'uomo non lo vuole. Ma l'incoscio non dimentica. Qui si vede come la festa , in greco teoria, contemplare la festa, è la contemplazione della natura divina. La collettività ha una esperienza del sacro, e in questo non c'è niente di irrazionale perchè è razionale che l'uomo ritrovi se stesso. La bontà del Cervo è inoltre segno della progressione dell'uomo, il raggiungimento della perfezione attraverso le morti. E' importante capire noi stessi e questo può avvenire attraverso la filosofia popolare , dove filosofia è intesa come cura per il sapere ".

Ester Ippolito

Gli "Incontri Popolari" si svolgono di mercoledì, 22,00 sulla piattaforma Zoom. Per partecipare basta inviare un messaggio WhatsApp al 3402829757 con scritto Incontri Popolari. Poco prima dell’inizio dell’evento verrà inviato un link per l’accesso. Evento gratuito

Ballareviaggiando.it è tra i partner di Incontri Popolari

 

 

 


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