Francesca Trenta...” Abbiamo bisogno di speranza e di un filo tra passato e futuro”

Il periodo di fermo imposto dal Covid, tra lockdown e fasce di colore, si sta allungando, imponendo una costante solitudine a chi danza e a chi progetta e crea insieme agli altri. Si cerca la luce in fondo a questo tunnel. Un tunnel che può anche essere foriero di riflessioni e nuove concezioni. Ne parliamo con Francesca Trenta, danzatrice di danze tradizionali, docente, ricercatrice, che "si dedica con sincera passione e rispetto alla trasmissione delle tradizioni legate alla cultura contadina da cui hanno origine".

Francesca sta mantenendo vive le sue energie spirituali e la sua voglia di programmazione e creatività, elaborando nuovi codici, nuove interpretazione del patrimonio culturale che propone.

Il mio progetto principale ora- ci racconta- è trovare una strada nuova insieme alle persone che mi hanno sostenuta e seguito sinora. Una strada artistica che unisca radice e suono, un suono nuovo, che parli di ciò che abbiamo vissuto, della solitudine in cui siamo stati scaraventati, delle nuove generazioni anche le più piccole, fragili ma potenti..ci sto pensando “. E ci consola dicendo : ” So che arriverà un tempo diverso e tutto sarà apprezzato di più”.

 

B&V- Non si sa se, come e quando ma... pronta a ripartire? Progetti, idee per ritornare su un palco o in una piazza?

Francesca Trenta- Pensare alla ripartenza oggi non è semplice. Ciò che manca è proprio la progettualità condivisa con gli Enti organizzatori con cui solitamente avevo calendari di eventi prestabiliti e collaborazioni anche decennali che si rinforzavano di anno in anno. Ora manca sia l'attività artistica personale che quella progettuale nell'organizzazione di eventi...quindi non sono pronta a ripartire, ma lo farò quando sarà possibile con la stessa energia e sincerità di sempre.

B&V- In questo lungo periodo di stop, cosa ti è mancato di più: lo spettacolo , e i progetti andati a vuoto, o l’insegnamento?

Francesca Trenta- Mi è mancata la creatività, il poter pensare in modo orizzontale, divergente, rispetto a me...dedicarmi allo sviluppo di un progetto o di un evento, dedicarmi alla nascita di una coreografia, alle prove per la messa a punto di uno spettacolo o di un concerto...tutto quell'aspetto di preparazione creativa che innesca energia. Lo spettacolo in se per se è solo l'ultima parte che porta poi alla fine di tutto. Il concerto come nasce muore, mentre lo si prepara si vive invece di contatti, sinergie, fatica, scontri, incontri. Purtroppo di progetti andati a vuoto ce ne sono tanti, ma più che a vuoto li percepisco... sospesi...è come se anche loro fossero così con me ad attendere che vi sia dato spazio, perchè so che questo tempo arriverà e tutto sarà apprezzato di più.

B&V- Come reagisce una danzatrice a silenzio e solitudine ? Creando nuove coreografie , mettendo a punto progetti ? O è una stasi pericolosa?

Francesca Trenta- La tua domanda centra il discorso che ho appena lasciato..nella solitudine nascono idee, si vivono sensazioni nuove che sono veicolo di intuizioni anche creative. Ho idee che devo mettere su carta, ma sono forti. Qualcuno ha continuato a creare video, ha migliorato il proprio rapporto artistico con il web valorizzando la propria figura esplicitandola a un pubblico più vasto. Credo che sia una buona occasione. Io questo non l'ho fatto, sino ad ora non ho sfruttato questa occasione di stasi lavorativa per diffondere la mia attività passata e la mia immagine, perchè mi sono dedicata a tante cose che voglio terminare prima della ripresa lavorativa per poter essere sia più libera di testa sia di tempo..perchè allora solo allora, quando potrò contattare e toccare il mio gruppo, le mie allieve, la mia compagnia, quando potrò vedere le loro espressioni, capire il loro stato d'animo...toccare con mano le difficoltà di un passo o di un passaggio coreografico...solo allora potrò pensare veramente a me. Il mio progetto principale ora è trovare una strada nuova insieme alle persone che mi hanno sostenuta e seguito sinora. Una strada artistica che unisca radice e suono, un suono nuovo, che parli di ciò che abbiamo vissuto, della solitudine in cui siamo stati scaraventati, delle nuove generazioni anche le più piccole, fragili ma potenti..ci sto pensando. Non ha senso riportare solo il passato, abbiamo bisogno di speranza.

B&V- C’è qualcosa in questo terribile periodo che è andato perso in modo irreparabile ? O possiamo recuperare il senso di comunità, lo stare insieme, il valore delle danze che caratterizzano feste e momenti collettivi importanti? Quale può essere il ruolo dell 'on line  ?

Francesca Trenta- Sono certa che recupereremo ogni cosa. Anzi che recupereremo ciò che è importante e vero. Questo stare buoni e fermi ha anche fatto in modo che una certa diffusione impropria si sia fermata e che la memoria in alcuni territori sia restata intatta. Sul tema on line, per non spezzare questo filo fra passato e futuro, ho accettato la proposta di alcuni allievi che con me hanno provato la nuova esperienza delle lezioni on line. Devo dire che strada facendo le mie remore sono scomparse, ma credo che sia importante che ogni maestro trovi un proprio metodo didattico dedicato a questo nuovo mezzo di comunicazione fisica e mentale. Per quanto mi riguarda, ci sto ancora lavorando, ho cercato di recuperare prima di tutto il contatto, creando piccolissimi gruppi, omogenei, fatti di persone che si conoscono e che si relazionano fra loro, in modo che la lezione sia anche un vero incontro con cadenze regolari. In secondo luogo ho lavorato sull'aspetto tecnico, esercizi, i tempi cambi di velocità, inserendo fra l'altro anche movimenti che vanno al di là della sola lezione di danza tradizionale e che tonificano il corpo spesso provato dallo smart working e da un uso eccessivo del PC o da una posizione seduta che ci immobilizza. Ho potuto fare questo però perchè ho una preparazione tecnica nella danza e nel movimento, ho studiato danza nelle sue varie espressioni e tecniche compreso quella classica, per tutta la mia vita, non ricordo un momento in cui io non abbia cercato equilibrio o tonificato il corpo.

B&V- E come si veicola la “ tradizione “?

Francesca Trenta- Per quanto riguarda la " tradizione popolare" sono certa che chi sa cosa dire, può dirlo anche attraverso una telecamera. Si è vero , manca il contesto, la comunità, il ballo di coppia, l ‘energia del cerchio, i passi e movenze che nascono in modo spontaneo, mentre nella lezione vi sono percorsi condotti ( almeno nelle mie, distinguo rigorosamente il momento didattico da quello creativo personale). Però se chi conduce conosce bene la materia, tanto da prendersi la responsabilità di ciò che trasmette, potrà affrontare questa nuova sfida che è la danza on line, e saprà dire comunque cose interessanti. Vorrei aggiungere anche che già conducendo corsi in palestre e scuole di danza abbiamo snaturato il ballo, ne abbiamo parlato tante volte.

B&V- Cosa intendi per “snaturare”?

Francesca Trenta- Il ballo e la musica sono tutt'uno con il rito, il contesto, il tempo, il luogo, la società, l'età, il calendario delle festività religiose...il calendario contadino..etc..Già trasmettendo in tempi diversi dal momento rituale dove tutto accade spontaneamente, abbiamo snaturato il senso del termine " tradizione orale", abbiamo tecnicizzato i passi, smembrato ritmi .Ma sono anche convinta che , se le cose si fanno con coscienza, consapevolezza e valutazione costante, si può far si che anche con i nuovi metodi il passato non venga dimenticato, e che anzi, si possa continuare a diffondere stimolando nuove ricerche e percorsi sia scientifici che artistici. Dovendosi adattare a questo nuovo format on line , sebbene momentaneo, credo che sia fondamentale ritrovarci per far "respirare la mente e l'anima" e per alzare l'energia, con grande voglia di farcela! Spesso ho ricavato io una sensazione di benessere, percependo una vera attenzione da parte dei miei allievi. Lo schermo può essere anche un buon mezzo, e si può " bucare" valorizzando chi si ha dinanzi, che è poi la base di ogni insegnamento.

B&V- A proposito di coreografie, una parte importante del tuo lavoro, come nascono e come si sviluppano, e di quali spunti musicali  hai bisogno?

Francesca Trenta- Ad un certo punto qualcuno mi ha chiesto di valorizzare le sue musiche con dei passaggi di danza, inglobando tanta gente di età e capacità fisiche completamente differenti fra loro. Il mio concetto di " disegno della danza nello spazio e nei tempi musicali" si è dovuto allargare. Io vengo ,come già detto ,prima da studi della danza e della musica classica, che ho condotto sempre parallelamente ad altri generi-Tip Tap, Flamenco, Contemporaneo, Jazz, Modern- ed ho avuto una lunga e straordinaria esperienza nel Teatro Musicale e nel Musical Americano con coreografie originali ed insegnanti di altissimo livello. Con loro ho calcato le scene in lungo e largo, so cosa vuol dire contare la musica, muoversi nello spazio, lavorare sul singolo e sul gruppo, utilizzare la scena, il costume..le prove, la fatica, la dedizione totale. So anche cosa vuol dire rigore, studio giornaliero, metodo. Questo rigore lo applico con la mia Compagnia ( Auditorium Parco della Musica ndr) e con i gruppi con cui lavoro, distinguo sempre creazione e tecnica ma sono anche molto istintiva. Ascoltato il brano mi lascio ispirare dalla visione poetica, dal testo, dal contenuto, dall'anima e dal significato...poi cerco l'espressione. A volte invece è il ritmo a darmi il là , oppure un passaggio melodico, ma inizio sempre così con una visione spontanea che poi cresce dentro di me e si materializza sui corpi. Solo dopo lo scrivo e conto e metto in riga..all'inizio è il caos ..come diceva Niestche, dal caos nasce la stella danzante, in cui poi tutti i miei studi convergono. On Line, sulla linea, che divide il mondo reale dallo spettacolo. Uno spazio misterioso che ci rende giustizia, dove tutti possiamo diventare altro. In questi anni, grazie al maestro Ambrogio Sparagna, ho potuto mettere insieme anche 200 danzatori ...con quadri teatrali visionari come noi siamo, ho visto la danza e il fascino impossessarsi di tutte le forme corporali, le età, visi che si sono illuminati in cui le rughe e i segni della vita sono diventati altro. La danza si scava dentro di noi, tutti possiamo esprimerci perchè la vita è danza. Naturalmente ringrazio tutti i miei maestri di vita e d'arte, sono soddisfatta delle tante indescrivibili emozioni ricevute. Sono una donna fortunata in questo, piena di belle energie che tutte le persone danzanti che ho incontrato mi hanno regalato.

B&V- Alla luce di quanto raccontato, del filo passato - futuro, dell’inevitabile snaturamento della verità della danza popolare già in atto, cosa stai progettando sul fronte insegnamento?

Francesca Trenta- Vorrei cambiare il mio progetto didattico di lunga data da I Passi della Tradizione a SU-I Passi della Tradizione. Perchè? Stiamo camminando oggi SU-I Passi della tradizione che hanno scavato solchi, strade, lasciato impronte, ma noi abbiamo nuovi mezzi per attuare questo cammino, fra cui quelli tecnologici ed in particolare il mondo infinito del web che sposta completamente i " confini" sia geografici , perchè ora è possibile raggiungersi senza muoversi o velocemente, e anche quelli di " appartenenza" , perchè ci si può conoscere facilmente e familiarizzare on line, sulle chat...direi che è cambiata la necessità del " viaggio", l ‘urgenza di tornare per riascoltare un brano, osservare un passo, mangiare una pietanza tipica che accompagna quel suono e quel passo. Niente potrà sostituire veramente quell'originale e quel modo pieno di vero sentimento, ma ci si può avvicinare alla conoscenza..per cui il viaggio diventa anch'esso di una dimensione diversa.

B&V- Ci racconti qualche " emozione  "del passato?

Francesca Trenta- Quando ho inziato ad amare tutto questo, a seguire l'eco dei canti, non utilizzavo foto, nè video, nè registrazioni, me le annotavo dopo cercando di ricordare e rintracciando anche la necessità di dover tornare. Quando era il momento di tornare , ero emozionata: ritrovare per caso quel ballatore, o quel suono, quel tamburo che magicamente ricreava il cerchio, quel cerchio che avevo tenuto stretto nella MEMORIA senza ausilii tecnologici. Una sorta di esercizio del ricordo..ecco questo ora è archeologia. E' impossibile tornarci, ma lascia un solco su cui dobbiamo camminare con nuovi passi, ne sono certa. Così anche nell 'insegnamento e nell'on line, vanno trovate nuove modalità di dimostrazione pratica, e anche di esecuzione. Il cambiamento è evidente e va assecondato sperimentando anche nuovi metodi di trasmissione. Nuovi codici...ci sto lavorando.

Ester Ippolito

 Credit Foto: numero 6  di Franco Caracci

 

Francesca Trenta si è formata sin da piccolissima nelle varie discipline della danza, e poi delle diverse forme d’arte ,in particolare il canto conseguendo il Diploma in Canto Lirico e Teatro Musicale in Conservatorio. Si è dedicata allo studio dell’interpretazione vocale e scrittura di testi d’autore con diploma C.E.T Centro Europeo di Toscolano diretto da Mogol in cui si è perfezionata Interprete di Musica leggera; vicina al grande Maestro anche nel corso Autore di Testi, ha vissuto un’esperienza che segnerà la sua visione artistica. La poliedricità espressiva si consolida nel Musical, in particolare con la Compagnia della Rancia regia di Saverio Marconi ruoli di Connie e Maggie in A Chorus Line e Rosalia e Maria in West Side Story dove è la voce italiana di Somewhere L. Bernstein. Nello stesso tempo sente forte il richiamo dei ritmi della terra, si avvicina al flamenco, alle danze africane, alle percussioni, alle musiche, canti e danze nella tradizione italiana iniziando una collaborazione con Compagnia La Paranza e I Tamburi del Vesuvio di N. Citarella. A questo sono seguiti incontri rilevanti fra cui quello con Eugenio Bennato che le propone un ruolo nel progetto Lezioni di Tarantelle e Taranta Power e, quello con Ambrogio Sparagna, Maestro con cui ha oggi un mportante legame artistico e di collaborazione in vari campi. Si è dedicata allo studio delle danze storiche, del canto e della musica antica, ma anche del costume, coordinando per alcuni anni la Compagnia Tres Lusores di Cori, sulla rilettura degli antichi manuali di Fabrizio Caroso da Sermoneta per la quale ha ideato alcuni spettacoli teatrali di interazione fra il genere colto e quello di matrice popolare. Fra i vari campi in cui ha operato non è mancato il cinema per cui citiamo Oggi Sposi di Luca Lucini ,produzione Cattleya, dove ha curato le coreografie con innesti fra la tradizione del sud Italia ed indiana. Dopo anni di ricerche e studi, si dedica attualmente alla diffusione del repertorio coreutico e musicale che nasce dalla tradizione orale italiana, talvolta reinterpretando gli elementi originali con incursioni creative fra teatro, musica, danza di radice e contemporanea, percorrendo la strada tracciata da un altro incontro importante, quello con il coreografo Anita Bucchi e la Compagnia Balletto 90, e recentemente anche con la poesia di Davide Rondoni. Mantenendo sempre un legame stretto e di profondo rispetto con i territori originari e con i suoi protagonisti fonda "I Passi della Tradizione" per la tutela e diffusione della danza tradizionale con cui crea progetti didattici dedicati ad adulti, bambini e di integrazione fra le diverse abilità. Ha realizzato attività performative e laboratoriali per diversi festival ,fra questi citiamo Iseree - Estrad Festival, Ravenna Festival, Orvieto Folk Festival, Civitella Alfedena Folk Festival, Todi Festival, Festival di Edimburgo, Roma Europa Festival; con Tarantella Power residenza artistica organizzata dall’ A.R.P.A di Catanzaro vi è una collaborazione che si è consolidata nel tempo, sino alla recente edizione di “ Sulle Orme di Lomax” 65 anni dopo ritorno del fondo Lomax Carpitella a Cardeto ( RC) curata da Danilo Gatto. E’ presente in svariate edizioni de La Zampogna di Maranola, festival di musica e cultura tradizionale organizzato da Finisterre, Erasmo Treglia e Ambrogio Sparagna, come figura di riferimento workshop danze della tradizione. Scrive e mette in scena spettacoli di danza e musica dal vivo, sul tema dell’ intercultura per varie edizioni di DIF Danza in Fiera, Firenze, in collaborazione con Ballareviaggiando.it per cui cura fra l’altro, incontri didattici e performances per turisti italiani e stranieri nel format Ballareviaggiando Academy dedicato al turismo creativo ideato da Ester Ippolito. Fonda i gruppi MeRitmiRì meridione ritmi e riti - danze e musiche rituali del sud con Gian Franco Santucci da cui nascono le produzioni discografiche “Dalle Radici al Suono” in vari volumi ed edizioni, e “ Verdaspina” . Crea I Passi della Tradizione Ensemble , presiede Associazione Culturale Il ​ Flauto Magico accreditata con Comuni ed Istituti di Cultura che le affidano la direzione artistica di eventi dedicati, fra cui citiamo il Comune di Nemi perla dei Castelli Romani da cui ha ricevuto Menzione d’Onore per l’organizzazione e il progetto Terra Nemorense che segue da oltre 10 anni, e IIC ed Ambasciata di Tunisi evento Radici In Comune con Noveau Ballet de danse tunisienne del Teatro dell’Opera di Tunisi. E’ docente IALS centro professionale di danza musica e spettacolo di Roma per cui ha ideato IALS Etnica. E’ direttrice del Corpo di Ballo! popolare dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, etno coreografo, responsabile dei progetti danza e danzatrice per l'Orchestra Popolare Italiana diretta dal M° Ambrogio Sparagna fra cui i laboratori per la costruzione degli eventi Ballo! Le danze popolari italiane e La tarantella del carnevale produzioni originali di A. Sparagna per Auditorium Parco della Musica di Roma. Francesca Trenta "si dedica  con sincera passione e rispetto alla trasmissione delle tradizioni legate alla cultura contadina da cui ha origine".


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