Cilentana e legata alla sua terra, internazionale perché vive a Parigi, passionale e "scientifica” in nome dei suoi studi antropologici, coinvolta emotivamente nelle tarantelle tradizionali ma con un sguardo teso al presente, al contemporaneo. Tullia Conte racconta la sua danza, la ricerca delle radici dei balli popolari e la trasfigurazione dei loro codici antichi nell’oggi, nelle nostre passioni e frustrazioni
di Ester Ippolito
"Se parliamo di tarantella, dobbiamo rispettarne la natura e la tradizione, allora non possiamo sicuramente ignorare i valori che questa danza ci trasmette, che sono rispetto, accoglienza, amore, dignità". Tullia Conte.
Cilentana e legata alla sua terra, internazionale perché vive a Parigi, passionale e "scientifica” in nome dei suoi studi antropologici, coinvolta emotivamente nelle tarantelle tradizionali ma con un sguardo teso al presente, al contemporaneo. Energica, crede fortemente in quello che fa, creativa.... Potrebbe essere questo il biglietto da visita di Tullia Conte, artista poliedrica che tra teatro e danza interpreta il presente attraverso i passi della tradizione (danza popolare contemporanea), ha al suo attivo collaborazioni illustri e a Parigi ha fondato con Serena Tallarico suDanzare, progetto di promozione della danza e della cultura popolare dell’Italia del sud, con un ricco programma di corsi, seminari e spettacoli, tesi a portare in scena una fusion di teatro, danza tradizionale e danza contemporanea.
B&V- Quando è scoccata la scintilla con il mondo delle tarantelle?
Ogni performer di tarantella che ho incontrato ha la sua "mitologia personale" , ed io non faccio eccezione. Sono nata in Cilento ma in tenera età mi sono trasferita a Napoli. Sono mancata dalla mia terra d'origine per 15 anni, e quando finalmente ci sono tornata, la musica e la danza della tarantella mi hanno completamente assorbito. Non ho imparato le tarantelle che per strada, frequentando assiduamente i portatori di tradizione. Ero però studentessa di antropologia e dunque il mio sguardo, per quanto possibile, é rimasto anche "scientifico".
B&V-Tarantella cilentana, primo amore…
Indubbiamente ho un legame particolare con questa danza, ma é importante soprattutto perché é una pastorale. Dunque ancora di più della Tammurriata essa mette in scena un codice attraverso cui far entrare in contatto il corpo con la terra, quindi la ritengo un modo di espressione molto interessante e materia dei miei seminari (il prossimo a Napoli il 22 dicembre, ndr). Anche se rientra nella grande famiglia della tarantelle lucane, la Tarantella Cilentana è una danza a sé, perfetta nella sua semplicità, che viene ancora eseguita nelle feste popolari e di piazza, è tradizione ancora viva che appartiene agli anziani quanto ai giovani. Nell’approccio allo studio di questa danza non si può prescindere dal considerare il territorio, produttore di una cultura controversa ma ricca di sorprese. Per capire una manifestazione culturale come la danza, è essenziale comprendere l’intenzione di chi la balla da secoli.
B&V- Come sei arrivata a leggere nelle danze popolari tanti sentimenti, tanti significati e a dare vita e rappresentare il forte legame passato-contemporaneo?
Proprio l'avvenuta "riscoperta" delle mie radici, il contatto con la terra mi ha fatto riflettere sul significato simbolico che queste danze hanno nel contemporaneo, nel qui ed ora. Perché le riproponiamo, perché non le abbiamo dimenticate? Secondo me perché esse costituiscono un codice di movimenti che ci aiuta a rimettere in circolo l'energia: nella loro struttura si tramanda un rituale che permette il riflusso di queste energie. Danza popolare contemporanea si riferisce appunto alla messa in scena odierna di questi rituali trasformati, trasfigurati dal presente.
B&V-Dalla danza al teatro o dal teatro alla danza?
Per me, come per il maestro di cui seguo l'insegnamento, Eugenio Barba, non c'é alcuna differenza tra le due cose. Entrambe le azioni prevedono infatti una scena (spazio) prestabilita utilizzata per un' azione extraordinaria, dove il corpo può esprimere la sua mitologia in compartecipazione con il pubblico, che é testimone.
B&V-Due opere su tutto: Tarantella cruda e SanTarantella: qual è il loro spirito?
Sono due progetti molto diversi tra loro, ma entrambi condividono la volontà di raccontare la radice di queste danze. SanTarantella in particolare esplora il legame tra il tarantismo e la cosiddetta pazzia attraverso una ricerca di teatro danza. Quello che vediamo spesso sui palchi e in televisione sotto il nome di Taranta, termine che però non vuole dire niente, si riferisce appunto all'ambito estatico/terapeutico in cui questa danza veniva praticata. Perciò ho deciso di esplorare questo legame complicato pazzia/tarantismo fino in fondo (SanTarantella é dedicato a Franco Mastrogiovanni, maestro di scuola, ricoverato il 31 luglio 2009 nel reparto psichiatrico di Vallo della Lucania,Salerno. Legato mani e piedi al suo letto, dai medici e dagli infermieri che lo hanno sedato brutalmente e abbandonato, Franco é morto dopo 90 ore di agonia, il 4 agosto 2009 ndr). Tarantella cruda invece é un progetto di teatro danza che trova connubio con l'arte plastica e viene eseguito negli spazi museali.
B&V-Come nasce Sudanzare a Parigi ?
Sudanzare, scuola di danza popolare contemporanea, che ha sede a Parigi, Napoli e nel Cilento, nasce dall'incontro qui a Parigi con l'antropologa Serena Tallarico, dalla volontà comune di continuare il lavoro di insegnamento rispetto alla danza popolare che avevamo fatto in Italia fino ad allora. Le cose in due anni si sono ingrandite e adesso si sono aggiunti anche Mattia Doto e Agostino Grasso, iinsieme ad altre cinque danzatrici-insegnanti tra l'Italia e la Francia: Angela Esposito, Antonietta Santoro, Milena Acconcia, Angelica Casciano e e Barbara Bitetti. Adesso sudanzare é un collettivo che si occupa di insegnamento e produzione di spettacoli sulla danza popolare contemporanea.
B&V-Nell’ambito di sudanzare, qual è il ruolo della web radio a tema danza popolare che affianca la vostra attività?
All'interno del nostro progetto la radio ha un'importanza fondamentale, perché é diventata il mezzo attraverso il quale condividere i nostri pensieri sulla danza e sulla cultura che c'é dietro. Inoltre ci ha permesso di cominciare tante collaborazioni importanti ma sopratutto di contare sulla partecipazione di una persona nata, cresciuta e "pasciuta" a Parigi, che é Claire Carlotti, autrice dei contributi in francese ed anche abilissima danzatrice. Insomma é uno dei luoghi di scambio di idee più in fermento a Sudanzare.
B&V-Come è visto il nostro sud, e la cultura della danza, a Parigi e dintorni?
Rispetto al sud la cultura francese é molto aperta, volenterosa di condividere quei simboli appartenenti ad un immaginario che a loro risulta "esotico". Inoltre Parigi é una città dove si danza molto, dunque c'é posto per tutte le danze e finalmente anche la tarantella viene trattata con dignità.
B&V-Nuovi progetti in corso?
Il progetto più importante adesso é sicuramente la collaborazione di sudanzare con Anna Dego, danzatrice solista dell'Arpeggiata di Christina Pluhar, che verrà spesso quest'anno nella sede di Parigi per costruire un percorso didattico sul teatro danza e la tarantella. Sul versante spettacoli stiamo promuovendo "Tarantulae", solo di tarantella interpretato e scritto da Mattia Doto, contributo interessante perché presenta un orizzonte maschile completamente assente sulla scena della danza popolare.
B&V-Pensi che la popolarità che sta vivendo oggi la danza popolare porti a una pericolosa strumentalizzazione o sfruttamento ?
In una società capitalistica lo sfruttamento é insito nel concetto stesso di mercato. Se la danza viene "venduta" come un'estetica vuota, che propone belle ragazze in gonna lunga e basta, allora é mero sfruttamento, ed esempi in giro ce ne sono tanti purtroppo. Credo che lo sbaglio non sia nel vendere, ma nel come si propone qualcosa e perché. Se parliamo di tarantella, dobbiamo rispettarne la natura e la tradizione, allora non possiamo sicuramente ignorare i valori che questa danza ci trasmette, che sono rispetto, accoglienza, amore, dignità.
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Chi è Tullia Conte
Regista teatrale, attrice e performer, è impegnata da anni nello studio delle danze popolari secondo una prospettiva di antropologia teatrale. Cilentana, scrive con il musicista Tommaso Sollazzo la Tarantella Cruda, la performance in cui i piedi della danzatrice sono coinvolti nel suono; mette in scena “Storia di Maria, tarantata” e “Antidotum”, cercando una prospettiva drammaturgica nuova nel legame tra il teatro e la danza popolare italiana. Formatasi tra Napoli, Roma e Parigi, studia con Eugenio Barba e Julia Varley, Theatre du Soleil, Theatre de l’Opprimé, Michelle Kokosowski, Maristella Martella. Tra le sue esperienze lavorative il ripristino e la direzione di un teatro comunale nella provincia di Salerno. Attualmente vive a Parigi, dove ha fondato con Serena Tallarico suDanzare, progetto di promozione della danza e della cultura popolare dell’Italia del sud. L’associazione si occupa di stage di danza, produzione e promozione di spettacoli in Francia e nel territorio europeo.
http://sudanzare.wordpress.com/italiano/chi-e-sudanzare-italia/tullia-conte/
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