E' stato un evento importante la proiezione in anteprima assoluta all'Auditorium Parco della Musica, il 19 giugno, di “Radici - Viaggio alle sorgenti della musica popolare italiana”, il nuovo film di Luigi Faccini.
Un evento che rende finalmente giustizia all'immenso e variegato patrimonio del canto, della musica e delle danze popolari italiane, troppo a lungo sottovalutato. Ora i tempi sono veramente cambiati, e questo patrimonio - da salvaguardare e arricchire – è considerato un fiore all'occhiello della cultura nazionale. E' stato questo il tema conduttore degli interventi alla presentazione romana da parte degli artefici e dei protagonisti di questa bella iniziativa: oltre al regista Luigi Faccini, il Presidente di Istituto Luce-Cinecittà Roberto Cicutto, il grande interprete della musica popolare Ambrogio Sparagna , l'etnomusicologo Walter Brunetto e Marina Piperno, alla quale si deve l'idea di questo film che tardivamente rende omaggio a due pionieri dell'etnomusicologia: Diego Carpitella e Alan Lomax.
Il film, prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, arriva in Italia con un’uscita in home video e inizia subito un viaggio sugli schermi a partire da importanti Festival, per poi approdare in sala in autunno con un calendario di proiezioni-evento nelle principali città italiane: Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze e altre. Il film offre una preziosa testimonianza di uno dei momenti più straordinari della storia della musica in Italia, quando, nel 1954, due giganti della ricerca musicale, l'americano Alan Lomax e l'italiano Diego Carpitella, intraprendono uno storico viaggio in Italia a caccia di canti popolari. Dalla Sicilia al Friuli, passando per la Calabria, la Lucania, il Salento, la Liguria, la Toscana, i due compagni muniti di registratore e di un pullmino Volkswagen, danno vita alla raccolta fondamentale della musica popolare italiana. 65 anni dopo il regista Luigi Faccini ripercorre le tracce di quel mitico viaggio alla riscoperta delle radici della musica italiana, con l'aiuto delle immagini dell'Archivio Luce e di prestigiosi esperti della materia come Ambrogio Sparagna, Walter Brunetto, i Tenores sardi di Neoneli, la Squadra del 'Trallallero' genovese e altri artisti.
Fondamentali, in questa ricostruzione, sono stati i documenti cartacei, fotografici e sonori, messi a disposizione dall’Accademia di Santa Cecilia. Ad incoraggiare lo storico viaggio del 1954 fu Giorgio Nataletti, docente dell'Accademia, ricercatore e collaboratore di Carpitella, divulgatore di canti e musiche popolari attraverso numerose trasmissioni radiofoniche della Rai (nonché prozio di chi scrive, ndr.) A ricordarlo è Walter Brunetto, che aggiunge: “Lomax disse che lui e Carpitella dopo questo viaggio si erano sentiti come i primi due 'veri italiani'; il terzo 'primo vero italiano', in un certo senso, era sicuramente Nataletti.”
Interessante anche il video del 1991, inedito, rintracciato negli archivi dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, nel quale Alan Lomax, a Roma, celebrò la collaborazione con Diego Carpitella, deceduto l’anno prima, e la loro amicizia mai interrotta. In Radici è possibile rintracciare due diversi film che si intersecano: uno, a colori, sulla musica popolare italiana di oggi, quella che vuole mantenere vive le proprie origini e funzioni identitarie; l'altro, in bianco e nero, sulla musica popolare del passato, che si avvale del repertorio dell’Istituto Luce per ripercorrere alcune delle tappe del viaggio in Italia che Alan Lomax e Diego Carpitella fecero nel 1954-55, registrando e salvando tutto ciò che stava per scomparire nella vorticosa trasformazione socio-economica del nostro paese, sfociata nel boom economico degli anni ’60. Del film a colori, sull’oggi, fa parte una iniziativa di Ambrogio Sparagna a sostegno delle popolazioni terremotate del Centro Italia nel 2016-2017; tradizioni, musiche e danze vengono restituite, vivificate, per non dimenticare le proprie radici nel costruire il futuro possibile.
Del film a colori fa parte anche il suono ipnotico delle launeddas di Orlando Mascia e l’aggancio con una delle storie delle nostre origini, quella nuragica della Sardegna, da cui deriva anche il ballo in cerchio tipico dell'isola. Del film in bianco e nero, invece, fanno parte i canti dei pescatori siciliani e quelli delle cave di marmo di Carrara, visitate da Alan Lomax nel 1954 per registrare il canto della lizza, quello che i cavatori intonavano nel trascinare a valle i blocchi di marmo su pali di legno, a rischio della propria vita. Il film si conclude a colori, nell'oggi, con il Carnevale e la Tarantella di Montemarano, in Irpinia, esaltati e interpretati anche da Sparagna e dal gruppo di danzatori di Francesca Trenta, e con la voce intensa della lucana Caterina Pontrandolfo, che ci ricorda la grande raccolta antropologica ed etnomusicologica di Ernesto De Martino e Diego Carpitella, del 1952.
Livia Rocco