ROMAEUROPA FESTIVAL: L'AFRICA AL CENTRO DELLA SCENA

Inaugurazione all’insegna dell’incontro tra due continenti quella del trentatreesimo RomaEuropa Festival,in svolgimento dal 19 settembre al 25 novembre. È infatti la prima italiana di Kirina, lo spettacolo firmato dal coreografo burkinabé Serge-Aimé Coulibaly, la cantate maliana, icona della musica mondiale, Rokia Traoré e lo studioso e scrittore Felwine Sarr ad aprire, il 19 settembre al Teatro Argentina (in replica fino al 22), il percorso tra i mondi che anima questa edizione del festival il cui titolo è, non a caso, Between Worlds


di Livia Rocco

 

“Noi africani conosciamo la storia romana. Perchè, invece, voi europei non sapete niente dell'Africa, e continuate a considerarla  'periferica', vedendola solo come terra di emigrazione e di guerre?”. Il RomaEuropa Festival raccoglie con entusiasmo la sfida del coreografo del Burkina Faso Serge-Aimé Coulibaly, che nello spettacolo Kirina rivendica la validità del misconosciuto patrimonio culturale dell' Africa occidentale, proponendo un lavoro basato sulla mitologia e sulla storia legata all'impero Mandinga (1235-1645). “Ma rappresentiamo anche il mondo di oggi, con i temi della violenza e dell'immigrazione, che riguardano tutto il mondo – precisa il coreografo durante la conferenza stampa dedicata al festival romano -."Il titolo si riferisce alla battaglia di Kirina, al termine della quale fu stilata una sorta di dichiarazione dei diritti umani che ci ha permesso di vivere in pace per molto tempo”. Allo spettacolo partecipano tra l'altro anche i ballerini dell'Accademia di danza di Roma, come sottolinea Monique Veaute, presidente della Fondazione RomaEuropa, “perchè proprio l'incrocio tra moltissime collaborazioni e mondi diversi è il filo conduttore di quest'anno”, fa notare Fabrizio Grifasi, direttore generale e artistico della Fondazione Romaeuropa, “insieme all'Africa, rappresentata da ben quattro Paesi, che aprirà e chiuderà l'edizione 2018”.


«Kirina ci introduce ai temi e ai percorsi che saranno affrontati durante Romaeuropa Festival 2018- commenta ancora  Grifasi-perchè l’essenza stessa della nostra missione si colloca in questo spazio “in between”, luogo di mediazioni e riconciliazioni tra opposti, ambito di riflessioni e accoglienza».

Ed è in quest’ottica che il festival proseguirà nel mese di settembre all’Auditorium Parco della musica con il live della maliana Oumou Sangarè, altra icona della world music che presenterà il suo ultimo album Mogoya (22 settembre); con il teatro “documentato” degli spagnoli Agrupación Señor Serrano che con Kingdom affronteranno il tema del capitalismo affiancandolo ironicamente alla figura di King Kong e alla storia delle banane (25 e 26 settembre) e con i việt kiều raccontati della giovane Caroline Guiela Nguien nel suo Saigon, spettacolo toccante e intenso interamente ambientato in un ristorante vietnamita, ponte d’incontro tra il Vietnam degli anni Cinquanta e la Francia di oggi (29 e 30 settembre). Al Teatro Argentina l’israeliana Sharon Eyal insieme a Gai Behar, con cui guida la compagnia L-E-V, presenterà il suo seducente Love Chapter II (il 25 e il 26 settembre) mentre il libanese Omar Rajeh in #minaret s’interrogherà sul nostro ruolo dinanzi ad atti di distruzione - come quello che ha raso al suolo Aleppo e la sua storia - in una coreografia per corpi, droni e suoni (29 e 30 settembre). Passaggio di testimone tra Short Theatre e il REf18 è invece la performance The Quiet Volume di Ant Hampton e Tim Etchells nella Biblioteca Enzo Tortora (dal 20 al 29 settembre).

Talk di approfondimento e momenti di confronto il 18 Settembre in Opificio Romaeuropa alle 18.30 con Felwine Sarr in dialogo con Aboubakar Soumahoro e Francesca Caferri, il 27 Settembre (sempre in Opificio alle 18.30) con Omar Rajeh e Paolo Matthiae e, il 29 settembre, con la franco-vietnamita Caroline Guiela Nguyen. Discussione post spettacolo il 25 Settembre con Agrupación Señor Serrano per il ciclo Post It.

 

Between Worlds, a Roma dal 19 settembre al 25 novembre

 

27 i luoghi del festival che ospiteranno 68 progetti per 168 repliche oltre a mostre, installazioni, convegni e percorsi di formazione; circa 55.000 posti di spettacolo in vendita, 38 prime nazionali e 29 programmi internazionali, 10 coproduzioni, per un’edizione che supera i confini europei aprendosi sempre più al mondo intero e ai nuovi sguardi capaci di raccontarlo e interpretarlo.

Più di 60 le compagnie, di cui 40 per la prima volta al Festival, provenienti da 24 nazionalità differenti, oltre ai vari ensemble, per un totale di 311 artisti coinvolti con i loro suoni, con le loro visioni di mondi utopici e immaginari o con le loro storie reali che fanno i conti con le grandi trasformazioni e con le grandi contraddizioni della contemporaneità.

Dopo l’apertura del 19 Settembre con Kirina, un viaggio tra Africa e Occidente all’insegna del movimento e della commistione d’immaginari firmato dal coreografo burkinabé Serge-Aimé Coulibaly e dalla sua Faso Dance Théâtre, con i testi dello scrittore e studioso Felwine Sarr, le musiche della cantante icona della world music Rokia Traoré, il festival prosegue articolato nei tre percorsi STORIE, VISIONI e SUONI e nelle sezioni DIGITALIVE a cura di Federica Patti, ANNI LUCE a cura di Maura Teofili, DANCING DAYS a cura di Francesca Manica, REf KIDS a cura di Stefania Lo Giudice e nelle attività di incontri e workshop di COMMUNITY a cura di Lara Mastrantonio, Massimo Pasquini e Matteo Antonaci.

 

Arrivano al Festival con le loro storie dal mondo il libanese Omar Rajeh con la sua compagnia Maqamat, la cinese Wen Hui, lo svizzero Milo Rau, le argentine Lola Arias e Cecilia Bengolea, quest’ultima in coppia con il francese François Chaignaud, La Mama di New York con la compagnia Motus. Al loro fianco altri grandi nomi della creazione internazionale come Peter Brook, Hofesh Shechter, Ivo Van Hove, Mario Martone, Mimmo Cuticchio con Virgilio Sieni, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, Tim Etchells con Ant Hampton (per una collaborazione con Short Theatre) e i coup de coer più recenti del festival come gli israeliani Sharon Eyal, Gai Behar e la loro L-E-V.

Particolarmente ricco è il cast internazionale degli artisti ospitati all’Auditorium Parco della Musica in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma: la musicista maliana Oumou Sangaré, il duo catalano Agrupación Señor Serrano, la francese di origini vietnamite Caroline Guiela Nguyen, i francesi Tsirihaka Harrivel & Vimala Pons, il direttore tedesco Peter Rundel che dirigerà The Yellow Shark di Frank Zappa, i musicisti statunitensi Fay Victor e Marc Ribot con Daniele Del Monaco, Cristina Zavalloni che interpreterà le composizioni originali di dieci diversi autori, Office for a Human Theater con Filippo Andreatta, Luigi de Angelis dii Fanny & Alexander con Marco Cavalcoli e, per il Gran Finale che chiuderà il festival, l’artista visivo e compositore giapponese Ryoji Ikeda, Franco D’Andrea Octet, la star del Benin Angélique Kidjo e l’artista britannico Matthew Herbert in una serata che occuperà tutte le sale dell’Auditorium.

Sempre al Parco della Musica, in coproduzione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si svolgerà la prima esecuzione italiana del concerto di John Adams.

Protagonisti al fianco degli interpreti internazionali gli ensemble e le orchestre: Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Ensemble Giorgio Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scala i Solisti dell’Ensemble InterContemporain, il Parco della Musica Contemporanea Ensemble, Solistenensemble Kaleidoskop, Eklekto Ensemble.

Lo splendido salone di Pietro da Cortona di Palazzo Barberini sarà aperto per la performance della compagnia italiana Anagoor che (oltre al suo ultimo spettacolo) presenterà una performance musicale nata in collaborazione con Accademia D’Arcadia e in corealizzazione con Barberini Corsini Gallerie Nazionali. Negli spazi storici della capitale anche la compositrice Lucia Ronchetti, per una collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma, in scena nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano. Il Palazzo Falconieri dell’Accademia d’Ungheria in Roma ospiterà il compositore Dániel Dobri, l’Istituto Svizzero sarà cornice dell’installazione in realtà virtuale di Gilles Jobin mentre all’Accademia di Francia – Villa Medici si svolgerà la performance de l’iraniano Ali Moini. Spazio alla multimedialità nella Sala Santa Rita con le installazioni site-specific di NONE Collective e Robert Henke e alla musica contemporanea al MAXXI con il progetto MaxxiMusic che vedrà protagonisti Tempo Reale, Fabrizio Ottaviucci ed Edison Studio

 

Il Mattatoio, grazie alla collaborazione con l’Azienda speciale Palaexpo, rappresenta l’“hub” della giovane creazione contemporanea del REf18. Qui si esibiscono, per Dancing days e il network Aerowaves, la coreografa olandese Keren Levi; il greco Christos Papadopoulos, la norvegese Ingrid Berger Myhre, i viennesi Dominik Grünbühel e Luke Baio oltre agli italiani Salvo Lombardo e la sua compagnia Chiasma, Sara Sguotti e Luna Cenere tutti rappresentanti delle più recenti espressioni della danza europea. A testimoniare l’odierno fermento della scena italiana, per Anni luce, sono invece Liv Ferracchiati con The Baby Walk, Chiara Bersani, VicoQuartoMazzini e Fabiana Iacozzilli.

Per Digitalive, illustrano le possibilità creative delle tecnologie Marco Donnarumma e Margherita Pevere, Quiet Ensemble, Kamilia Kard, fuse* oltre a dj e compositori emergenti come Caterina Barbieri, Andrea Familari con Demetrio Castellucci, Polisonum e altri artisti, mentre la collaborazione con Spring Attitude sarà l’occasione per esplorare le nuove tendenze musicali nella serata Digital Attitude.

 

Sempre il Mattatoio si fa spazio dedicato ai bambini e alle famiglie con la programmazione di REf Kids, vero e proprio festival nel festival con la sua intensa programmazione di spettacoli (tra gli artisti presenti: Clédat & Petitpierre, Ondadurto Teatro, Teatro delle Briciole, Unterwasser, Jacques Tellitocci, Oorkaan, Theâtre des Tarabates, Letizia Renzini), momenti ludici (come quelli creati dalle istallazioni o dalle performance di Guixot De 8, Officine K e Dynamis) e numerosi talk e laboratori nati grazie alla collaborazione di RAI Porte Aperte, Rai Radio Kids, Famiglia punto zero e Doppio Ristretto, la libreria itinerante Ottimomassimo, la realtà dedicata alle mamme Pachamamma e S.C.O.S.S.E.

 

Per i talk, i laboratori e i momenti d’incontro del festival, Community costruisce un’importante rete di partner di cui fanno parte Robinson – La Repubblica, il Mulino, l’Accademia Nazionale di Danza, l’Accademia di Belle Arti di Roma, Casa dello Spettatore, D.A.F. Dance Arts Faculty, European Dance Alliance – Valentina Marini, Danzaeffebi, famigliapuntozero, RUFA, la Scuola D’Arte Cinematografica Gianmaria Volontè, le Università degli studi di Roma La Sapienza, Tor Vergata e Uniroma3, Teatro e Critica.

RAI si conferma main media partner del Festival con i suoi canali RAI3, RAI Cultura, RADIO2, RADIO3, RADIO Kids e con le sue attività di approfondimento, per raccontare lo spettacolo dal vivo attraverso tv, radio e web.

Romaeuropa Festival si avvale di preziose collaborazioni artistiche anche per i suoi strumenti di comunicazione: si rinnova la collaborazione con l’illustratrice Chiara Fazi, che firma per il secondo anno l’immagine del festival, mentre sarà il musicista e compositore Nicola Tescari a comporre, per il primo anno, l’audio-logo che introdurrà nei teatri tutti gli spettacoli del REf18.

Fondamentale per la realizzazione del Festival la conferma del sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale, della Regione Lazio, di Invitalia e di RAI.

Il REf18 è prodotto dalla Fondazione Romaeuropa in corealizzazione con la Fondazione Musica per Roma, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro di Roma (main partner teatrale), il Teatro dell’Opera di Roma, l’Azienda speciale Palaexpo, il Mattatoio, Barberini Corsini Gallerie Nazionali, il Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, il Maxxi – Museo nazionale del XXI Secolo, Biblioteche di Roma, Accademia di Francia – Villa Medici e la Fondazione Elena e Claudio Cerasi.

Sostiene il festival una preziosa rete pubblico/privata, italiana ed europea di cui fanno parte, la Fondazione Nuovi Mecenati, l’Institut Français e La Francia in Scena, il dutch performing arts e il Goethe-Institut, il British Council, l’Officina Culturale de l’Ambasciata di Spagna, l’Istituto Svizzero, Prohelvetia – Swiss Art Council, l’Istituto Balassi dell’Accademia d’Ungheria in Roma, oltre alla rete Aerowaves – Dance Across Europe cofinanziata nell’ambito del programma Europa Creativa.

REf18 è patrocinato da numerose ambasciate internazionali: l’Ambasciata di Argentina, l’Ambasciata D’Austria a Roma, l’Ambasciata del Belgio, l’Ambasciata della Repubblica del Benin, l’Ambasciata Britannica, l’Ambasciata di Francia, l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania, l’Ambasciata di Grecia, l’Ambasciata di Israele, l’Ambasciata di Norvegia, l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, l’Ambasciata di Spagna, l’Ambasciata Svizzera, l’Ambasciata degli Stati Uniti e l’Ambasciata di Ungheria ed è realizzato in network con i teatri Biblioteca Quarticciolo, Olimpico, Vascello e Vittoria, con Carrozzerie | n.o.t, Short Theatre, Torinodanza, Festival Aperto, Nuova Consonanza e, per DNAppunti coreografici, Cango, Casa della Danza – Bassano del Grappa, L’Arboreto - Teatro dimora di Mondaino, Gender Bender, Triennale teatro dell’arte oltre alle reti europee Theatron ed E.F.A European Festival Association.

Info e biglietteria

tel. 0645553050/51, email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Per saperne di più su KIRINA, primo spettacolo di REF

Nasce dall’energia di una crew d’eccezione composta da Serge-Aimé Coulibaly, Rokia Traoré e Felwine Sarr, Kirina, opera africana per 9 danzatori, 1 attore, 4 musicisti, 2 cantanti e 40 figuranti (selezionati, per le repliche romane, tra gli studenti dell’Accademia Nazionale di Danza). Definito dal New York Time come uno spettacolo «sbalorditivo» capace di fondere sulla scena «danze ritualistiche, estatiche e sudate, musica propulsiva e una narrazione incantatoria in lingua francese» e di dar vita a «un’arte fresca ed elettrizzante», Kirina nasce nel segno dell’incontro tra mitologia africana e cultura occidentale. Fonte d’ispirazione per i tre creatori è, infatti, la mitologia mandinga e in particolare l’epopea di Soundjata Keita, il poema epico che racconta della fondazione dell’Impero del Mali nel tredicesimo secolo. Il titolo dello spettacolo è il nome della località situata nell’odierna Guinea dove si è svolta l’ultima battaglia da cui è nato l’impero mandingo. Un momento storico in cui si potrebbe individuare l’origine di una storia africana radicata nel rispetto della dignità umana e caratterizzata da un lungo periodo di pace e prosperità. Trasmessa dalla tradizione orale in molte versioni e diverse lingue, l’epopea ha occupato e continua a occupare un posto molto importante nella cultura dell’Africa Occidentale fungendo da fonte d’ispirazione per molti artisti. Ma questo bagaglio culturale è per Serge-Aimé Coulibaly solo un modo per far risuonare il presente, restituire un’immagine dell’Africa lontana dagli stereotipi con cui è raccontata dai media occidentali, rintracciare i punti di contatto tra la storia di due continenti e visualizzare la marcia eterna del mondo. In scena cumuli di abiti, danza tradizionale e contemporanea, musiche energiche e coinvolgenti disegnano la marcia di un popolo in continuo movimento e trasformazione a sua volta narrata dallo slam-rock di un griot (poeta e cantore della tradizione africana) ricontestualizzato nel presente ma capace di attraversare la Storia. Ieri come oggi: esili, spostamenti, lotte, ricchezze e povertà e incontri spingono l’uomo verso il futuro.

 

SERGE-AIMÉ COULIBALY | Nato nel 1972 a Bodo-Dioulasso, la capitale economica del Burkina Faso, Serge-Aimé Coulibaly lavora come danzatore e coreografo prima in Africa dove nel 1998 firma le coreografie per la cerimonia di apertura dell’Africa Cup of Nations e poi in Europa dove, trasferitosi nel 2001, danza in alcune delle più importanti opere de les ballets C de la B di Alain Platel e di Sidi Larbi Cherkaoui, prima di formare la sua compagnia Faso Danse Théâtre.

 

ROKIA TRAORÉ | Tra le regine della nuova musica africana e tra le musiciste e cantanti più richieste in Europa e nel mondo, Rokia Traoré mescola musica tradizionale e influssi moderni che vanno dal blues all’elettronica, dal rock-n-roll al jazz. La riscoperta delle proprie tradizioni ha portato la musicista e cantante alla fama internazionale. Oggi Rokia è impegnata nella riscoperta della tradizione mandinga e in particolare dei canti dei griot, cantori custodi della genealogia del proprio popolo.

 

FELWINE SARR | Considerato uno dei più importanti economisti e studiosi africani, Felwine Sarr ha rivoluzionato il modo in cui guardiamo il continente africano con il suo Afrotopia, un libro in cui unisce al suo acuto sguardo da economista, arte, cultura e letteratura. La sua visione del mondo africano incrocia in maniera inedita l’occidente, individuando il modo in cui l’Africa ha contribuito allo sviluppo della musica, della danza, del teatro e dell’immaginario nel mondo odierno. Lo studioso rivendica una lettura autonoma e lontana dall’immagine stereotipata del continente per fuggire la retorica del modello di sviluppo occidentale.

 

 


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