In ricordo di Vittoria Ottolenghi, nell'anno del suo centenario dalla nascita, un incontro /confronto a più voci il 3 dicembre scorso , a Roma, presso la Stampa Estera (Palazzo Grazioli) sullo stato attuale della critica di danza con la tavola rotonda “Stati generali della critica di danza in Italia - Sfide attuali e orizzonti futuri”. Un momento di analisi di questa figura, in un panorama completamente cambiato negli anni tra web, social e crisi editoriali. Come ridisegnare questa figura professionale, quali nuovi spazi occupare, quale formazione dovrebbe avere e quale linguaggio dovrebbe usare? Quale la sua funzione? Perchè manca una associazione critici di danza ?
Tanti gli interrogativi emersi e tante le esperienze raccontate da protagonisti di livello del giornalismo di danza. Un incontro che aveva nei suoi intenti far scaturire delle proposte, delle azioni concrete. Tra queste è emersa la necessità di realizzare un Documento / Manifesto che sottolinei lacune e nuove esigenze professionali relative a questo ruolo e la realizzazione di un vero e proprio Convegno sulla critica di danza a livello internazionale.
La Tavola rotonda, promossa da ASI Nazionale, con il sostegno del Ministero della Cultura - Direzione Generale Spettacolo dal Vivo, dall’AGIS - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo , con la collaborazione di Campadidanza Dance Magazine, l' organizzazione di Monica Ratti, Danzasì, è stata coordinata egregiamente da Nino Graziano Luca, giornalista, artista, presidente CNDS, che ha collegato e sintetizzato le varie istanze formulate nei numerosi interventi.
" Criticare vuol dire comprendere con sufficiente chiarezza e il critico deve saper leggere più generi di danza, interpretare e tradurre nella logica del pubblico- ha esordito Nino Graziano Luca, sul tema centrale del dibattito.
Non è più tempo che la danza sia considerata la " Cenerentola " delle arti ma la danza deve essere capace di compiere un grande balzo passando dal palco alla carta stampata o web, e televisione, conquistandosi spazio e visibilità. La strada non è piana ma per raggiunmgere questo traguardo è fondamentale che chi scrive di danza si possa incontrare, come è accaduto in questa giornata, e possa avere uno scambio franco di opinioni per comprendere quanto spazio ci sia oggi davvero sui giornali per raccontare questa arte, quale autorevolezza abbia il critico di danza, la sua funzione, scoprire come raggiungere nuovi spazi e nuovi lettori. Pensando anche a un processo di cambio generazionale.
" Oggi lo spazio riservato alla danza sulla stampa è di fatto limitato, ma non dobbiamo perdere di vista l'importanza della critica, l'occhio attento di professionisti - le parole di Domenico Barbuto, presidente AGIS, che ha ringraziato l'operato di Mvula Sungani nel suo ruolo di Consigliere per la Danza al MIC, che svolge con grande passione.
" Anche lo spettatore oggi sente la mancanza del critico, una figura che ha la mission di mediare tra spettacolo e coreografo. Pensando a questo importante ruolo e alle nuove generazioni, abbiamo realizzato il Bando Dance Rewrite (quinta edizione nel 2024) volto a creare una nuova visione della Danza. E sentiamo l'esigenza di un Manifesto che stili i principi del critico di danza - ha detto Gabriella Stazio, Movimento Danza , ed editore della rivista Campadidanza.
" Dove vuole andare la critica ?- si è chiesto Carmelo Zappalatta, La Repubblica di Bologna , Danza & Danza ecc, sottolineando l 'assenza di una associazione di critici di danza-" E' necessario colonizzare nuovi spazi utilizzando sempre la deontologia professionale e vanno sperimentate tutte le forme di comunicazione possibili- ha concluso.
Sulla mancanza di una associazione dedicata è intervenuto Giulio Baffi , Presidente Associazione Nazionale Critici di Teatro e La Repubblica Napoli. " E' necessario superare le barriere tra musica, teatro e danza, perchè tante sono le lingue dello spettacolo , ed è possibile unirsi in una unica associazione per avere più forza e costruire insieme qualcosa. La nostra associazione è sempre aperta".
" I critici servono- ha rimarcato Donatella Bertozzi, giornalista e critico della danza- ma cosa devono fare? Criticare vuol dire anche setacciare, separare il buono dal cattivo, quello che vale da quello che non vale, e creare un collegamenmto tra danza e spettatore. Ma che valore hanno le stroncature? Se fatte in buona fede possono risultare utili ai danzatori, al coreografo. Oggi è necessario trovare un quadro di riferimento per capire le problematiche e criticità che questa figura sta affrontando".
" Il panorama è completamente cambiato da quando ho iniziato a fare il critico, una volta al gionale c'erano 6- 7 giornalisti dedicati alla danza e spettacolo oggi due...- le parole di Lorenzo Tozzi, critico musicale e di danza de Il Tempo. " Affinchè la danza abbia maggiore centralità, dobbiamo rivolgerci alla scuola e alla televisione perchè si faccia davvero qualcosa per incentivare la Danza. La scuola potrebbe non pensare solo al movimento agonistico ...e la Televisione cosa fa? E poi per diffondere la danza ci vogliono sponsorizzazioni e pubblicità a supporto degli spettacoli ".
Elisa Vaccarino, critico di danza presso grandi quotidiani, ricordando come il terreno dei critici di danza fosse una volta appannaggio maschile , uno schema rotto con intelligenza da Vittoria Ottolenghi, ha posto l'attenzione sul nuovo panorama offerto dalla carta stampata, l'on line, i social, la televisione, l'Intelligenza artificiale, e di contro la netta riduzione deille pagine dei quotidiani riservate allo spettacolo. "E' necessario quindi conquistare nuovi spazi, e trovare nuovi modi per svolgere questo ruolo."
" La critica di danza deve riprendere vigore - le parole forti di Raffaella Tramontano, direttore di Campadidanza." I suoi contenuti servono ai danzatori ma anche allo stesso spettatore, è una sorte di formazione. Dobbiamo battere i pugni e uscire con un Documento propositivo che arrivi a tutta la stampa, sui tavoli dei direttori di giornale , all'Ordine Giornalisti. Stiamo soccombendo, ma la cultura è il bene del nostro paese. Dobbiamo credere in noi stessi , basta con la storia della Cenerentola. E in riferimento alle nuove generazioni dobbiamo avere consapevolezza che i giovani amano in primis la danza e dopo il teatro".
"Ho firmato il mio primo articolo di danza nel 1975, come editore ho ricavato una grande esperienza di testi critici di danza a livello internazionale e penso che dobbiamo passare dalle chiacchiere tra amici alla realizzazione di un convegno a livello internazionale ( non ha senso parlare di Critica di danza in Italia). Esiste poi un critico di danza?- ha detto Alfio Agostini, Ballet 2000, scompigliando un po' le carte. " Questa figura richiederebbe una base teorica, estetica, speculativa su cosa sia l' arte. Dobbiamo ancora arrivare al livello raggiunto dalla critica musicale e di arte".
Francesca Bernabini, Danza Effebi, ha evidenziato anche gli aspetti economici legati alla professione di critico di danza (esigui compensi e mancanza di contratti), la concorrenza di Enti che realizzano testate di danza, la difficoltà di editare libri di danza. " Bisogna inoltre uscire dall'ampollosità dei testi sulla danza perchè il pubblico va stimolato e attratto" .
Per Stefano Tommasini , docente coreografia, scenografia e giornalista , " ci vuole un netto riconoscimento del ruolo di critico di danza, dobbiamo continuare a fare stroncature senza fare sconti a nessuno e dobbiamo esigere un pensiero critico anche dalle nuove generazioni. E dobbiamo saper raccontare la danza".
Ester Ippolito
Foto 1 - Mvula Sungani con Nino Graziano Luca
Foto 2- Gabriella Stazio
Foto 3- Giulio Baffi
Foto 4- Alfio Agostini