Incontri Popolari, tre libri per salvare la memoria storica

Tre autori  e tre libri  che puntano sulla tradizione , sulla storia passata per trasmetterla alle nuove generazioni. Intorno alle opere di Tullia Conte ( L’Altra Taranta. Annabella Rossi e il tarantismo nel Cilento”), di Monia Scocco (Un salto nel folclore, Li Matti di Montecò ) e di Antonio Giordano (  La Zampogna oltre la tradizione), si è dipanato l’appuntamento del 23 marzo di Incontri Popolari, la rassegna su Zoom del mercoledì ,ideata e curata da Roberto D’Agnese.

Continua il viaggio di Incontri Popolari nella tradizione popolare, e questa volta il confronto è stato stimolato da tre pubblicazioni, che approfondiscono alcuni aspetti della tradizione , e il filo che le unisce  è la  volontà di trasmettere la conoscenza, diffonderla, trasmetterla alle nuove generazioni, lasciare un “testamento” che non interrompa questo flusso di saperi. “ Importante mission quella di trasmettere dei saperi, e anche una grande responsabilità- ha osservato Roberto D’Agnese, aprendo l’incontro.

Tutte queste pubblicazioni dimostrano il valore della riscoperta di radici antiche, quale volano di saggezza- ha sottolineato l’antropologo, e  direttore del Centro etnografico campano Ugo Vuoso che, con Pierpaolo De Giorgi, filosofo delle tradizioni popolari, musicista e scrittore, è ospite fisso della rassegna per dare una dimensione antropologica ai racconti, ricordi e storie. L'appuntamento  serale delle 22,00   ( " quelli della notte")  , questa volta, ha proposto anche intermezzi musicali con la zampogna di Antonio Giordano, un canto marchigiano grazie a Monia Scocco , e un gran finale con la partecipazione del musicista/ pianista Luis Gennaro, jazz e soul e non solo, legatissimo alle armonie popolari,  che ha suonato il suo pianoforte e ha  lanciato al pubblico anche un messaggio di pace “ più note e meno armamenti”.

Un “ salto” nelle Marche

La prima tappa di questo nuovo viaggio è  stata nelle Marche con il libro “ Un salto nel folclore, Li Matti di Montecò, Giaconi Editore, autori Monia e Claudio Scocco, un cammino alla scoperta delle tradizioni marchigiane tra canti e balli seguendo il calendario delle stagioni. “ Con questo libro abbiamo voluto fare “ un salto” (come dice il titolo) nel passato, un salto all’indietro nelle tradizioni marchigiane, nell’area della provincia di Macerata, relativamente al nostro paese Montecosaro, ripercorrendo i ricordi dei nostri nonni. Ma il “ salto” si richiama anche al nostro ballo tradizionale , il Saltarello. L’obiettivo è lasciare una testimonianza di questo patrimonio alle nuove generazioni”. Così ha esordito l’autrice Monia Scocco che fa parte anche del gruppo Folk Li Matti di Monteco (Montecosaro), nato nel 2007 (e dal 2009 affiliato alla Federazione Italiana Tradizioni Popolari) per opera di un gruppo di giovani che volevano ricostruire le tracce di un gruppo folk estinto Val di Chienti, continuando a promuovere e valorizzare le tradizioni marchigiane, nei canti, nelle danze e nei costumi, una cultura  strettamente legata alla civiltà contadina.

Il libro - ancora Scocco- è il frutto di un lavoro di ricerca molto specifico. Le nostre fonti sono state gli anziani, i loro ricordi, a cominciare da mio nonno. Nel 2017 abbiamo anche inciso un disco con tracce musicali audio. L’analisi è relativa alla nostra area, nelle Marche ogni zona testimonia differenze sia nei canti che nei passi di Saltarello. La raccolta di Canti che proponiamo seguono il calendario delle stagioni , il lavori agricoli che si succedono. Si va dai Canti di Questu , da gennaio fino alla primavera, come la Pasquella, canto augurale di fine inverno. Gruppi di cantori andavano di casa in casa cantando e ricevendo in cambio qualcosa da mangiare, tradizione viva soprattutto nel dopoguerra , anni 40. A seguire i Canti primaverili che introducono alla bella stagione dopo il duro inverno (Canta Maggio) ; e poi Canti che accompagnano il lavoro dei campi (dalla mietitura alla vendemmia). L’ultima parte è dedicata ai Canti d’Amore e di “ dispetto”, veri e propri strumenti di comunicazione tra le persone”.

" E' un esempio - ha osservato Vuoso - di passaggio  dall'oralità alla trasmissione scritta. Fermare e tradire al tempo stesso la tradizione".-

La Zampogna, ieri, oggi e domani

Con il volume “ La Zampogna oltre la tradizione”, Gutenberg Edizioni, a firma Antonio Giordano, Salerno, già leader della compagnia D’Altrocanto, si vuole fare un passo nel futuro , come suggerisce lo stesso titolo. “ E’ un libro che guarda al futuro- le parole dell’autore - e che  vuole svelare il mondo della zampogna, realizzato grazie alla collaborazione della Fondazione Comunità Salernitana e di molti amici, antropologi e musicisti. Io suono la zampogna da venti anni e ho raccolto oltre 200 esemplari di zampogne - tante le regioni, diverse le tipologie, i materiali usati (legno) e le sonorità- e il mio desiderio è quello lasciare una storia di questi strumenti, il loro valore tradizionale, la loro essenza di vere e proprie opere d’arte , la varietà  dei suoni e tonalità. Un testamento , attraverso descrizioni e illustrazioni di zampogne e ciaramelle. La zampogna è stata poco approfondita, è qualcosa di più della immagine natalizia degli zampognari. Io sono molto legato alla zampogna tradizionale fatta a mano- vengono a mancare sempre più gli anziani artigiani- l’abbiamo anche introdotta per accompagnare pizzica e tammurriata, ma lo strumento ha avuto una sua evoluzione e conta diverse contaminazioni con la musica colta  e anche elettronica. Sono in corso riflessioni con La Comunità Salernitana  per la realizzazione di un Museo che accolga queste testimonianze. La Zampogna è uno strumento non facile da suonare, è molto complesso, e ci vuole  davvero una grande passione” .

L’Altra Taranta. Il Cilento

Tappa in Cilento con Tullia Conte, cilentana, danzatrice, insegnante, studiosa del tarantismo e fondatrice a Parigi, dove risiede , dell’associazione e scuola SudDanzare.  "La Francia - ci ha raccontato- si è dimostrata molto aperta e curiosa verso le tradizioni musicali e di danza , una paese che ci ha aperto subito le sue porte , ci ha permesso di fare il nostro lavoro tanto che a breve festeggiamo i nostri dieci anni con una grande festa”.

Tullia Conte è  l'autrice di “ L’Altra Taranta. Annabella Rossi e il tarantismo nel Cilento”, Indepent Press, pubblicazione tradotta già in francese  “ La spinta che mi ha portato a realizzare questo lavoro - ha spiegato Tullia Conte- è stata quella di aprire  la strada a una nuova visione dei fenomeni del tarantismo in Cilento, diversa da quella della Puglia, sulla scia delle ricerche dell’antropologa Annabella Rossi, scomparsa, che avviò la sua indagine in Campania nel 1976 raccogliendo 50 testimonianze di tarantati o di chi ne aveva il ricordo ( alcune testimonianze disponibili grazie all' Archivio Sonoro). Ricerche che, a mio avviso, sono state meno considerate e meno tramandate di altre. Penso sia importante riportare alla memoria certi fenomeni legati al Cilento, che ne ha perso, oggi, completamente la memoria. E far capire che non è solo la Puglia la detentrice di questo fenomeno. Dagli anni 90 , dalla Puglia si è generato un movimento politico che ha spinto sulla tradizione veicolando il messaggio che il tarantismo o fosse una prerogativa pugliese, ma non è vero, il Tarantismo è Mediterraneo. Il libro ci porta a riflettere anche su un altro macrotema: la malattia mentale. Una volta la Comunità si metteva al servizio di chi mostrava dei problemi, oggi c’è l’isolamento. Non è stato facile scrivere questo libro, e approfitto dell’occasione per ringraziare anche Antonio Giordano per il suo aiuto”.

Secondo Vuoso, allievo di Annabella Rossi, il  lavoro della studiosa non è stato cancellato  anche se di fatto “ De Martino ha avuto più fortuna. La ricerca  della Rossi degli anni 70 è stata molto interessante, e ha messo in luce come il tarantismo in Cilento sia stato un fenomeno più teatrale che musicale. E va ricordato anche il libro degli anni 90 "E il mondo si fece giallo ", uscito dopo la morte della Rossi,  con saggi anche di Aurora Milillo, sempre sul tarantismo in Campania”.  Il Laboratorio di Antropologia dell’Università di Salerno, diretto dal professor Esposito, è dedicato ad Annabella Rossi.

Tarantismo e Dionisismo 

Sul Tarantismo è intervenuto Pierpaolo De Giorgi, sottolineando come questa materia “ sia sempre fonte di emozioni ma che ancora c’è molto da fare per completarne la conoscenza. E’ importante arrivare a una comparazione di tutti i Tarantismi (compresa l’argia sarda) e arrivare a superare gli errori di De Martino, e de La sua terra del Rimorso, verso il quale e naturalmente ho il massimo rispetto. La sua  è e rimane una grande ricerca che  però non ha riconosciuto nel fenomeno i simboli antichi di una rinascita. Un tarantato della zona di Paestum afferma: La tarantola è micidiale, la taranta ti ammazza per farti vivere. Ecco il senso: la taranta è una morte simbolica dalla quale ci si aspetta la rinascita. Mettendo insieme tutti tarantismi, vedremo affiorare  i rituali dionisiaci, una cultura religiosa minore , che accoglie la terapia. Anche la Zampogna tra il 600 e 700 è stata usata come strumento terapeutico nella cura del tarantismo. E voglio dire di più: dalle opere di Schneider, di cui ho curato la traduzione (La danza delle spade e la tarantella ndr )emerge come la zampogna e il tamburello, strumenti di animali morti , siano chiari simboli di rinascita ... dove la pelle vibra e rivive. Tutto questo ci parla di Dionisismo".  

Ester Ippolito

 

Gli "Incontri Popolari", centrati sulle tradizioni italiane, proseguono ogni mercoledì, alle 22,00 sulla piattaforma Zoom. Per partecipare basta inviare un messaggio WhatsApp al 3402829757 con scritto Incontri Popolari. Poco prima dell’inizio dell’evento verrà inviato un link per l’accesso. Evento gratuito

Ballareviaggiando.it è tra i partner di Incontri Popolari 

 

 

 

 

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