Fonara’, “ad alta voce” le tradizioni del Salento

Pizzica, taranta, e tutto un mondo nella musica dei Fonarà, gruppo  di musica popolare grico-salentina  di Corigliano d’Otranto (Lecce). Uno spirito giovane per cantare  l’antico ritmo  del Salento, un invito  a incontrare questa  terra.  L’ultimo Cd è  ‘Bellu ci balla’ dedicato “alla nostra terra  dagli ulivi argentei…dedicato a tutti coloro  che sono inebriati dell’antico profumo delle loro radici…dedicato a chi è stato e a chi verrà”

di Ester Ippolito

“ se vidi  ca se cotula lu pede …segnu ca vole ballare”

Mani nodose che testimoniano la vecchiaia, il duro lavoro, e un  retaggio di antiche

tradizioni, leggende e storie di vita: è questa  l’immagine che caratterizza la copertina

dell’ultimo cd  ‘ Bellu ci balla” dei Fonara’,  gruppo  di musica popolare grico-

salentina  di Corigliano d’Otranto, Lecce. Sei  giovani che vogliono  comunicare “ ad

alta voce”- questo il significato di  Fonarà- le tradizioni di un popolo, sentimenti

ancestrali che ognuno  conserva nell’anima e nei ricordi, mantenendo viva anche la

lingua  Grica. Parole e sentimenti nuovi per raccontare l’anima antica  del Salento,

l’amore, i dolori delle tarantate, il sudore del lavoro di quella Grecia salentina 

composta da nove comuni di lingua  ellefona della provincia di Lecce, diventati 11 

nel  2007 anche se due  non sono di lingua grica. Ed è proprio dall’Unione dei Comuni

della Grecìa Salentina e dall’Istituto Diego Carpitella che  nel 1998   nacque l’idea di

realizzare   la Notte della Taranta , un grande concerto in cui la locale musica

folklorica si ibridasse con altre tradizioni musicali.  Massimo Avantaggiato, Claudia

Giannotta, Nicola Imboldi, Vito Donno, Andrea  Deta, Marco Garrapa (chitarra, basso,

fisarmonica, tamburello e tamorra e due voci)  sono i Fonara’ e sono loro a portare   

di piazza in piazza il ritmo salentino invitando  giovani e  anziani a danzare sotto le

stelle. “ Parole  nuove  su quella musica che cantavano i nostri nonni e che ballavano

le madri  delle nostre madri, quella stessa musica che  curava le piaghe  delle

tarantate oltre che  le pene della povera gente !”  E’ così     si presenta su    Facebook il

gruppo che   parteciperà   alla fase finale della  Notte della Taranta 2011. Gruppo   che 

 canta  da oltre due anni ma porta con sé le esperienze musicali  di oltre 15 anni  di

alcuni dei protagonisti:  i Fonarà nascono  infatti   da un’idea di Vito Donno  e da

una parte  della prima formazione del gruppo  “I figli di Rocco” del 1998. “ Facciamo

spettacoli soprattutto in Salento, nei comuni della  Grecia  salentina proprio  in onore

al fatto che vogliamo mantenere viva  questa  lingua, ma talvolta cantiamo anche su

territorio nazionale - dice Max Avantaggiato, voce e chitarra, incontrato insieme a

una parte del gruppo a Lecce. “Nelle nostre serate proponiamo brani tradizionali ma

anche  canzoni nostre. A settembre abbiamo in agenda una possibile visita a Roma in

occasione della presentazione di un film. Il nostro impegno - ribadisce-  è anche 

quello di avvicinare sempre più gente possibile, senza limiti di età, a questa musica  e

danza, comunicando con passione valori e tradizioni del nostro Salento”. E ci spiega: “

Tre sono i generi di danza tipici del territorio: la pizzica de core (corteggiamento

uomo donna),  la danza delle spade  (uomo) e la pizzica tarantata per sole donne”.

Claudia, l’anima danzante
   
Una delle voci del gruppo, e l’anima danzante, è Claudia Giannotta, giovanissima,

ultima ad entrare tra i Fonarà, che  ci racconta il suo innamoramento, un colpo di

fulmine,  per questo mondo di ritmi antichi  e travolgenti. “ Prima di far parte dei

Fonarà - ci racconta-  vivevo  un po’ a distanza  da questo uneverso  musicale  che,

secondo me,  non è  pubblicizzato nel mondo giusto e che non è solo Notte della

Taranta. Io stessa non ne avevo capito interamente il vero valore intrinseco, i suoi 

grandi significati.  Mi sono trovata casualmente  più vicina e coinvolta  da questa

musica…ne sono stata letteralmente rapita… all’inizio  mi ha lasciato per un istante

come “ babbata” e perduta” e poi la sua forza mi ha trascinata. Ed è  un effetto  che

coglie tutti nelle feste popolari all’aperto, nelle ronde. Qui vive la vera tradizione, la 

Notte della Taranta  è più una vetrina dove  si prova la contaminazione  e  si è alla

ricerca di qualcosa di nuovo. La pizzica vera è quella cantata dal vecchietto anche in

modo imperfetto, è il cantare insieme, con una voce  che esce dal cuore così com’è e che

profuma d’antico. E anche ballare la pizzica deve essere un gesto  spontaneo, la

risposta a un ritmo al di là delle lezioni. E come si dice : ‘ se vidi  ca se cotula lu pede

…segnu ca vole ballare’.
 ……

“Dedicato  alla nostra terra  dagli ulivi argentei di fervide tradizioni, di suoni

incalzanti e mistiche, patrimonio di ricordi d’un susseguirsi di generazioni …dedicato 

 a tutti coloro  che sono inebriati dell’antico profumo delle loro radici…dedicato a chi

è stato  e a chi verrà…bellu ci balla”
Claudia Giannotta

……
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